Hugo Chavez: ad un anno dalla morte il Venezuela è in crisi

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Ad un anno dalla morte di Hugo Chavez, il Venezuela ha deciso di ricordarlo, mettendo a punto diverse cerimonie ufficiali, alle quali sono stati invitati anche diversi capi di Stato. Nello specifico è prevista una parata militare, durante la quale verranno mostrati anche gli acquisti bellici, che sono stati finanziati con i ricavi del petrolio. Poi si svolgerà una cerimonia presso la caserma di Caracas, dove è sepolto Chavez. L’emittente televisiva Telesur trasmetterà un documentario proprio sulla vita del “comandante”.

Intanto nel Paese proseguono le proteste da parte dell’opposizione e si fa sentire sempre di più la crisi, di cui è espressione l’inflazione che ha raggiunto il 56%. Tutto ciò ha portato alla mancanza anche di beni di prima necessità. A causa di questo si sono intensificate le manifestazioni, che hanno fatto anche delle vittime.

Le elezioni del 2012

Hugo Chavez è stato rieletto nel 2012 per la quarta volta presidente del Venezuela con il 54% dei consensi. Il politico ed ex militare venezuelano, che è stato al potere dal 1999, ha battuto il suo rivale Henrique Capriles, che ha ottenuto il 44% dei voti. L’affluenza alle urne è stata molto alta con una partecipazione al voto superiore all’80%. Gli osservatori internazionali hanno definito il sistema elettorale venezuelano affidabile e non ci sono ombre o dubbi sulla regolarità del processo elettorale. Capriles ha subito riconosciuto la propria sconfitta e si è complimentato con il “presidente boliviariano”. Durante la campagna elettorale, Chavez ha puntato molto sui programmi sociali indirizzati ai meno abbienti, alle favelas e alle province agricole concentrandosi sulla sua filosofia: più Stato e meno mercato.

La vittoria del leader della rivoluzione bolivariana Hugo Chavez, che è da sempre un estremo portavoce del socialismo nazionale e democratico, è stata accolta con soddisfazione da tutti i Paesi latinoamericani mentre la reazione di Usa ed Europa è stata piuttosto fredda in quanto si aspettavano un cambio di rotta.

Le dichiarazioni choc

Il presidente del Venezuela ha più volte fatto parlare di sé per alcune sue dichiarazioni choc e prive di senso. Molte sue crociate contro alcuni fenomeni di costume tipicamente occidentali sono finite al centro di polemiche e critiche internazionali. E’ un politico che riesce a catalizzare l’attenzione dei media di tutto il mondo anche per via delle sue sparate.

Tra le sue dichiarazioni più folli vi è sicuramente quella in cui ha accusato gli Stati Uniti di aver sviluppato una tecnica per inoculare il cancro. Lo scorso anno il presidente venezuelano accusò gli scienziati americani di essere i veri responsabili di questa malattia che ha colpito diversi capi di Stato sudamericani: dai brasiliani Luis Inacio Lula da Silva e il successore Dilma Rousseff al paraguaiano Fernando Lugo fino al capo di Stato argentino Cristina Fernandez de Kirchner. «Fidel me l’ha sempre detto: “Hugo fai attenzione. Gli americani hanno sviluppato delle tecnologie. Non sei abbastanza attento. Controlla quello che mangi e quello che ti viene portato da mangiare. Con un piccolo ago possono iniettarti Dio solo sa cosa”». In poche parole per Chavez il cancro è colpa degli Usa.

Il bersaglio preferito del presidente venezuelano è sempre l’America. In particolar modo l’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Nel 2006 durante un discorso all’assemblea generale dell’Onu dichiarò che Bush era il diavolo. Sempre lo stesso anno durante un discorso settimanale in Tv paragonò Bush a un asino, ubriacone e alcolizzato. Ha più volte insultato gli Usa, invitandoli ad andare all’inferno.

Nel 2007 si divertiva a criticare l’ex segretario di Stato americano Condoleezza Rice paragonandola a una “bambina”. «Ricordati, bambina, io sono come l’albero spinoso che fiorisce in pianura – disse Chavez – Non fare i pasticci con me, Condoleezza. Non fare la furba con me, ragazzina». Nel 2010 accusò gli Usa di aver causato il terremoto ad Haiti (morirono 230mila persone) per colpa di un test di armi e li accusò successivamente di occupare il territorio sotto copertura per giungere in Venezuela e “rubare” il petrolio.

Nei suoi discorsi ci sono sempre attacchi al capitalismo ritenuto responsabile di molti problemi del mondo ed essendo anche causa del prosciugamento delle risorse della Terra. Lui infatti è un acceso critico della globalizzazione neoliberista e della politica estera statunitense. In occasione della giornata mondiale dell’acqua dell’anno scorso accusò il capitalismo di aver distrutto Marte: «Non è da escludere che vi sia stata una qualche forma di civiltà su Marte, ma forse sul pianeta rosso sono arrivati il capitalismo e l’imperialismo ed hanno distrutto tutto».

Il presidente venezuelano si è schierato anche contro Israele, grande alleato degli Usa, durante una trasmissione televisiva del 2006: «Israele è impazzito e responsabile di un nuovo Olocausto. Sta attaccando i bambini, e nessuno sa quanti sono stati sepolti».

In occasione del vertice G-15 per lo sviluppo di nazioni nel 2004, il capo delle missioni bolivariane elogiò il dittatore dello Zimbabwe, Robert Mugabe, paragonandolo a un combattente per la libertà. «Ti consegno una replica della spada del liberatore Simon Bolivar – affermò Chavez – Tu, come Bolivar, hai preso le armi per liberare il tuo popolo. Per te, che, come Bolivar, sei e sarai sempre un combattente per la libertà vera».

Tra le sue sparate celebri spiccano anche quelle contro la festa americana Halloween, considerandola come terrorismo e aggiungendo che il rispetto della festività è usanza strettamente gringo, e contro le protesi al seno. In particolar modo il presidente Chavez ha lanciato una vera e propria battaglia contro le siliconate lo scorso anno, prendendo di mira i medici: «Sono loro a convincere tante donne che senza un seno grande si vive male, ed è una vergogna vedere le ragazze che magari non hanno i soldi a sufficienza per la casa o per i figli, o per comprare un bel vestito, e invece non fanno altro che guardarsi in giro per vedere come operarsi». Un fenomeno occidentale molto diffuso nel suo Paese visto che vengono fatti 30-40.000 interventi all’anno su una popolazione di meno di 30 milioni di abitanti.

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