Guerra Israele Palestina oggi: ultime news dalla Striscia di Gaza

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La guerra fra Israele e Palestina, fra le sue ultime news, che ci fa arrivare dalla Striscia di Gaza, ci pone di fronte ad un fatto tragico. Il videoreporter italiano Simone Camilli è rimasto ucciso da un’esplosione. Aveva 35 anni, era di Roma e lavorava per l’agenzia Associated Press. Il giovane è stato colpito insieme a 6 artificieri, che stavano cercando di disinnescare un missile israeliano rimasto inesploso. La Farnesina ha confermato la notizia. Simone Camilli lavorava per diverse agenzie internazionali e stava documentando la situazione con la sua telecamera, nel momento in cui è avvenuta l’esplosione.

A Gaza il videoreporter aveva girato dei documentari sulle condizioni di vita dei palestinesi. I familiari della vittima si sono dichiarati sconvolti e hanno spiegato come il loro congiunto si fosse recato in altre zone di conflitti, rimanendo sempre in prima linea. Sulla questione è intervenuto anche il ministro degli Esteri Mogherini, che ha espresso il suo cordoglio per la morte del reporter. Hamas avrebbe rotto con 2 ore di anticipo la tregua fissata. Ci sarebbero stati 3 lanci di razzi partiti da Gaza, anche se questi ultimi sono stati negati dal Movimento Islamico.

Poco tempo fa è stata accettata da Israele una tregua di 72 ore. Si tratta di un vero e proprio stop alle armi. All’inizio i negoziatori palestinesi si sono dimostrati disponibili ad accettare la tregua, poi è arrivato il sì anche da parte di Israele. Il passo è importante, perché vorrebbe rappresentare l’inizio di una tregua a lungo termine. Hamas ha fatto sapere che, per poterci essere una tregua duratura, si dovrebbero intraprendere negoziati volti a revocare totalmente il blocco israeliano alla Striscia di Gaza. E’ prevista dalla delegazione palestinese una riunione con la Lega Araba, per discutere sulla situazione di crisi. Dal canto proprio Israele ha sempre fatto presente che non avrebbe intrapreso una strada diplomatica, se non si fosse fermato il fuoco di Hamas.

Il bilancio delle vittime

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Mentre il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, ha proposto che Israele e l’Autorità nazionale palestinese trasferiscano il controllo di Gaza alle Nazioni Unite, si contano i morti tra i civili, dopo che un razzo ha colpito l’ennesima scuola dell’Unrwa (usata dai rifugiati) nella Striscia di Gaza. Il bilancio totale delle vittime è di oltre 200 mila sfollati, ai quali ne sono aggiunti altri 30 mila, mentre salgono ad oltre 1.900 i palestinesi rimasti uccisi dall’inizio dell’operazione israeliana (430 sono bambini e adolescenti, dice l’Unicef, 243 sono donne e 79 anziani). Oltre 9.567 sarebbero invece i feriti, tra i quali 2.878 bambini, 1.854 donne e oltre duemila anziani. Le vittime israeliane sono 67, di cui 65 militari, più un cittadino straniero che lavorava in una cooperativa agricola raggiunta da colpi di mortaio.

I Vip si schierano su Twitter

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Sono tante le star che esprimono il proprio parere sul conflitto in atto, e alcuni come Pedro Almodovar, Penelope Cruz, Eduardo Noriega, Lola Herrera, Javier Bardem e Benito Zambrano, hanno firmato un appello che chiede di fermare l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. Rihanna ha postato una ‘preghiera’ per la popolazione palestinese, Bar Refaeli ha incoraggiato i militari israeliani, Noa ha visto cancellare la data di un concerto oranizzato dalla comunità ebraica di Milano, perchè ha criticato il leader israeliano Netanyahu.

Opere d’arte dalle foto dei bombardamenti

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Alcuni palestinesi hanno deciso di comunicare al mondo la disperazione che la morte e la distruzione del conflitto portano, trasformando le bombe di Israele in suggestive immagini. Nei giorni scorsi sono già state distrutte decine di case nel campo profughi di Bureij, nonchè l’edificio che ospita la televisione e la radio di Hamas. Colpita anche l’unica centrale elettrica di Gaza.

Selfie hot per supportare l’esercito d’Israele
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Mentre Israele prosegue l’operazione contro Hamas, nella Striscia di Gaza, per tirare su il morale delle truppe, alcune ragazze israeliane hanno deciso di postare sul Web degli autoscatti particolari, dei selfie hot, dedicati ai militari dell’Idf, l’Israel Defense Force, le forze di difesa israeliane. Israele ha mobilitato altri 16 mila riservisti, per un totale di 86mila soldati schierati. Le foto sono raccolte in un’apposita pagina Facebook, standing with Idf, che rapidamente ha visto la nascita di numerosi cloni.

La battaglia su Internet

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La battaglia tra Israele e Hamas non è solo sul campo, ma anche nel mondo virtuale. Si combatte pure su Internet e sui social network. Twitter e Facebook in primis vengono usati dalle rispettive parti in causa, per raccontare la guerra facendo propaganda. L’Israel Defense Force, le forze di difesa israeliane, da una parte, e le Brigate Ezzedin Al Qassam, il braccio armato di Hamas, dall’altra, postano e riportano immagini e dati sugli attacchi subiti. Ciò che resta sullo sfondo, chiara come la tragedia che va consumandosi, è la sofferenza del popolo palestinese e di tutte le vittime innocenti di ogni conflitto.

La testimonianza del chirurgo italiano

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Un chirurgo italiano a Gaza racconta l’atrocità della guerra e i bimbi sconvolti, ecco la sua testimonianza.

Gli israeliani festeggiano le bombe su Gaza

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Dalla collina vicina a Sderot, gruppi di Israeliani si godono lo spettacolo dei bombardamenti su Gaza. Molte agenzie hanno reso note diverse foto di intere famiglie di israeliani che con divani e sedie osservano e applaudono i bombardamenti sulla Striscia. Su Twitter, il giornalista llan Sørensen, inviato in Medio Oriente del giornale danese Kristeligt Dagblad, ha scritto: “Sderot cinema. Gli israeliani stanno portando due sedie a Sderot per guardare le ultime da Gaza. Battono le mani quando si sentono le esplosioni“. Allo stesso modo, la giornalista CNN Diana Magnay, ha riportato quel che ha visto mentre stava realizzando un servizio sulla guerra in corso. Durante un bombardamento, alcuni israeliani comodamente appostati con sedie e divani, hanno applaudito allegramente quando un missile ha colpito una casa palestinese.

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La giornalista Diana Magnay ha scritto poi un tweet: “Gli israeliani sulla collina a Sderot festeggiano quando le bombe colpiscono Gaza: minacciano di distruggere la nostra macchina se dico una parola sbagliata. Feccia“. E al proposito sul web sta ancora circolando la dichiarazione shock della parlamentare israeliana Ayelet Shaked, che ha affermato: “Dobbiamo uccidere le madri palestinesi in modo che non diano vita a nuovi piccoli serpenti. Devono morire e le loro case devono essere demolite in modo che non possano portare alla luce altri terroristi. Loro sono tutti nostri nemici ed il loro sangue deve essere versato sulle nostre mani. Ciò vale anche per le madri dei terroristi morti“. Shaked fa parte della Casa Ebraica, un partito politico sionista e religioso che ha un certo seguito in Israele. Nonostante si autoclassifichi come partito di destra, alcuni mezzi di comunicazione occidentali e israeliani lo hanno descritto come “partito di estrema destra”.

L’omicidio che ha riacceso la polveriera: Netanyahu sapeva

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La tensione tra i due paesi si è riaccesa in maniera aspra dopo l’omicidio del ragazzo palestinese di 17 anni Mohammed Abu Khdair, rapito e bruciato il 2 luglio a Shuafat, un quartiere di Gerusalemme Est, mentre usciva di casa per andare in moschea. Si ritiene che l’omicidio di Mohammed Abu Khdair sia stato commesso per vendicare l’assassinio di tre ragazzi israeliani, i cui corpi sono stati trovati il 30 giugno vicino ad Halhul, presso la città di Hebron, in Cisgiordania. Nei giorni scorsi centinaia di membri di Hamas sono stati arrestati durante le indagini sull’omicidio dei tre ragazzi israeliani. Lo scorso 7 luglio la polizia ha arrestato sei ebrei sospettati dell’omicidio del diciassettenne, secondo le autorità commesso “per motivi legati alla nazionalità del ragazzo”.

Benjamin Netanyahu sapeva perfettamente che Hamas non era responsabile del rapimento dei tre ragazzi ebrei. Il portavoce della polizia israeliana, Micky Rosenfeld, avrebbe rivelato alla BBC che la leadership di Hamas non è stata in alcun modo coinvolta nel rapimento e l’uccisione dei tre coloni, Naftali Fraenkel, Gilad Shaer e Eyal Yifrah, il 12 giugno scorso. Dietro l’azione, una cellula separata che ha agito da sola. Le dichiarazioni alla base della campagna punitiva lanciata dal governo israeliano, e la successiva offensiva contro Gaza, suonanao ora in modo diverso. “Sono stati rapiti e uccisi a sangue freddo da animali – disse Netanyahu dopo il ritrovamento dei tre corpi – Hamas è responsabile e Hamas pagherà“, e non si lasciò scappare l’occasione di liberarsi di Hamas una volta per tutte, giustificando una eventuale guerra, per poi scaricare la colpa per il fallimento dei negoziati di pace sulla controparte palestinese.

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