Giornata Mondiale degli Oceani, allarme del WWF

Il WWF ha lanciato un allarme in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani, parlando di rischi causati da pesca eccessiva e inquinamento.

Plastica in mare
Plastica in mare – Nanopress.it

Il cambiamento climatico, unito all’inquinamento, al traffico marittimo e alla pesca senza controllo, sono fattori che stanno mettendo a rischio i nostri oceani ma anche i grandi mari, basti pensare che il Mediterraneo è la sesta grande zona di accumulo di plastica al mondo.

Giornata Mondiale degli Oceani

Spezzano il cuore le immagini di animali marini intrappolati in rifiuti di natura plastica, i tanti che inquinano i nostri mari e i grandi oceani. Oggi poniamo l’attenzione su questo tema e lo facciamo in occasione della Giornata Mondiale degli Oceani e dell’allarme lanciato del WWF in merito al cosiddetto mare fuori. Parliamo di quelle aree marine che a occhio nudo non si riescono a intravedere, il mare aperto, quello che dovrebbe essere libero e incontaminato come lo spazio che occupa.

Invece proprio a largo, dove i nostri occhi non vedono, avviene l’inquinamento peggiore. Il mare fuori si colloca più o meno a 12 miglia dalla costa ed è essenziale per la vita marina, ma anche per la nostra salute e il benessere di tutti. Due terzi del mare aperto italiano sono sotto assedio perché il traffico marittimo, la pesca incontrollata, l’inquinamento e il cambiamento climatico, colpiscono fortemente il Mediterraneo.

In questi spazi vivono o comunque transitano tante specie pelagiche come le balenottere, i capodogli, le foche monache, le tartarughe marine, i tonni, gli squali e i pesci spada, ma anche tante specie di volatili. È molto urgente preservare l’ambiente marino perché ricco di vita e paesaggi, con montagne sottomarine che si ergono nelle profondità per circa 5.000 metri. Una biodiversità che va preservata e su cui oggi il WWF ha lanciato un allarme che non possiamo ignorare.

Fra l’altro oggi, 8 giugno, non è solo la Giornata Mondiale dedicata agli oceani ma anche l’inaugurazione della Campagna dell’associazione ambientalista GenerAzione Mare, giunta alla settima edizione. Il messaggio che si vuole lanciare è molto chiaro e parla delle azioni volte a proteggere il “Capitale Blu” e garantire i servizi ecosistemici del Mediterraneo, che generano un valore annuo di 450 miliardi di dollari suddivisi fra risorse e attività di vario tipo.

Il Mediterraneo ci interessa direttamente dal momento che bagna anche la nostra penisola, inoltre è uno dei mari più economicamente importanti del mondo e per proteggerlo bisogna garantire uno spazio sufficiente e idoneo per la biodiversità e la gestione sostenibile delle risorse che offre. Il WWF esorta oggi anche alla collaborazione fra gli istituti, le organizzazioni e i vari Paesi.

Cetacei
Cetacei – Nanopress.it

Ad oggi solo il 4% dello spazio marittimo italiano è protetto e possiamo arrivare al 5% se consideriamo anche le misure di gestione spaziale della pesca come le Zone di Tutela Biologica e le Zone di Restrizione della Pesca. Nel report stilato dall’associazione, la richiesta è molto chiara: l’Italia deve attivarsi per tutelare almeno il 30% del Mediterraneo, progettando aree marine protette dall’intensa attività di pesca e dal traffico delle imbarcazioni ma anche istituendo misure per una corretta gestione della pesca.

Il nostro mare è sotto assedio e non possiamo voltarci dall’altra parte. Il WWF ha identificato in particolare 10 aree in cui la priorità è massima: Canale di Sicilia e Sud Adriatico, Golfo di Taranto, Arcipelago Pontino, Canyon di Caprera, Arcipelago campano, Arcipelago delle Eolie, Arcipelago toscano, Santuario Pelagos e Canyon di Castelsardo.

Abbiamo parlato di 30% come percentuale minima da preservare ma anche nel restante 70% bisogna agire nel rispetto degli ecosistemi marini evitando altri danni a un ambiente che già è molto degradato e minacciato. Secondo il WWF l’Italia ancora non soddisfa diversi criteri nelle bozze di gestione dello spazio marittimo, ad esempio in merito alle rinnovabili offshore e al piano d’azione per gli impatti dovuti al cambiamento climatico.

Solo il 27% della biodiversità marina è libero dalle conseguenze dirette e indirette dell’azione umana, infatti la maggior parte della pesca avviene ancora in maniera non sostenibile, superando il ritmo riproduttivo delle specie. Ancora, il mare fuori è un intreccio di “strade” troppo affollato, rischio crescente per le collisioni delle imbarcazioni con i grandi cetacei. Infine ma non per importanza, la presenza massiccia di plastica che ha portato il Mediterraneo a essere la sesta zona di accumulo al mondo.

Ad aggravare il quadro è poi il cambiamento climatico che porta a un’innalzamento del livello del mare, con fenomeni estremi che rendono la biodiversità pelagica più vulnerabile. Già infatti è stata registrata la diminuzione del plancton per dimensioni e proprietà nutrizionali.

La campagna del WWF prevede il coinvolgimento di cittadini, volontari, pescatori, ricercatori e gestori delle aree marine protette, con lo scopo di diffondere iniziative come attività di pulizia delle spiagge e dei fondali ma anche monitorare la deposizione delle uova delle tartarughe e recuperare gli esemplari feriti.

Pulizia delle spiagge
Pulizia delle spiagge – Nanopress.it

Il programma durerà per tutta l’estate e prevede anche il recupero di attrezzi da pesca abbandonati in mare e corsi di formazione per guide whale watcher. Oggi è previsto un appuntamento importante per dare il via a questo evento, ovvero la liberazione di una tartaruga marina curata nel centro WWF di Policoro, in Basilicata.

Nel suo report il WWF si è soffermato anche sulle possibili soluzioni, come l’istituzione delle aree protette e la regolarizzazione della filiera di tonni e pesci spada che sono le specie più “stressate” dal punto di vista di una pesca e un allevamento non idonei.

Ancora, l’associazione ha pensato a corridoi marini che dovrebbero essere chiusi al traffico marittimo perché rotte dei cetacei, già ce ne sono alcune note e protette ma ne servono altre. Poi bisogna ridurre la velocità delle navi per evitare il rischio di collisione con i cetacei.

Perché si celebra la Giornata Mondiale degli Oceani

Ogni anno ricorre questa Giornata ed è importantissima per tutelare i nostri mari e i suoi immensi tesori ma anche per sensibilizzare a un comportamento corretto. I piccoli gesti, uniti insieme, possono fare la differenza insieme a politiche appositamente studiate per preservare gli ambienti marini.

L’acqua ricopre il 70% della superficie del nostro pianeta. La Giornata di oggi è nata nel 1992 a Rio de Janeiro durante il Vertice sull’ambiente e su proposta del Canada. Tuttavia bisogna aspettare il 2008 perché venga riconosciuta ufficialmente dalla Nazioni Unite.

Da allora si celebra ogni anno e in tutto il mondo. Gli oceani sono ricchi di forme di vita e rilasciano il 50% dell’ossigeno che respiriamo, fungono poi da regolatori del clima e forniscono cibo e sostentamento a miliardi di persone. Acidificazione delle acque, pesca intensiva e illegale, accumulo di rifiuti, stanno minacciando gli oceani e il responsabile principale è proprio l’uomo, ovvero colui che dovrebbe averli più a cuore.

Una delle ragioni per cui bisogna salvaguardare gli oceani è la cosiddetta Trasformazione Blu, ovvero la scoperta di alimenti provenienti dall’acqua come animali, piante, alghe e coltivati in ambienti marini. L’umanità può sfamarsi in questo modo senza aggravare la salute del pianeta, ne sono convinte le Nazioni Unite, che hanno stimato che la popolazione mondiale arriverà a 10 miliardi di persone nel 2050. Le stesse, stanno promuovendo l’iniziativa per valorizzare i “cibi blu”, ricchi nutrizionalmente ma anche meno impattanti.

Parallelamente bisogna portare avanti la battaglia contro la pesca intensiva, cosa che Paolo Fanciulli sta facendo da tempo. Il pescatore di Grosseto è ormai famoso perché da più di 30 anni lotta contro i pirati della pesca a strascico sotto costa. Questi pescatori infatti distruggono i fondali e l’habitat marino. Si tratta di una pratica vietata ma molto usata e Paolo ha subito minacce e rischiato più volte la vita ma non si è mai arresto. A lui si sono uniti tanti sostenitori, come il marchio di abbigliamento Patagonia che da sempre ha nel suo Dna i concetti di protezione e difesa del pianeta.

Tutti dovremmo prendere esempio da Paolo e ispirazione da questa Giornata perché tanti piccoli tasselli possono unirsi in un grande progetto di salvaguardia del nostro patrimonio marino.

 

 

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