Febbre del Nilo da Virus West Nile: diagnosi, sintomi, cause e cure dell’infezione diffusa anche in Italia

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[didascalia fornitore=”foto”]pixabay/zanzara culex pipiens, che trasmette il Virus della Febbre del Nilo[/didascalia]

Anche in Italia aumentano i casi di Febbre del Nilo, l’infezione dovuta da un virus, il West Nile, che è stato isolato per la prima volta in Uganda nel 1937 ma che ha fatto la sua comparsa in Italia fin dal 2016. L’infezione dovuta al Virus del Nilo è diffusa in diversi Stati del mondo, sia in Africa che in Asia, sia in Europa che in America. Per sapere di più su questo virus, sulla causa del contagio, sui sintomi della febbre del Nilo, sulla diagnosi più comune e sulle eventuali cure, approfondiamo l’argomento di seguito.

Febbre del Nilo: diagnosi

La Febbre del Nilo è una patologia provocata dal virus West Nile.

La diagnosi viene in genere effettuata attraverso test di laboratorio per la ricerca di anticorpi del tipo IgM effettuati su siero o su fluido cerebrospinale. Occorre aspettare 8 giorni dalla manifestazione dei sintomi, dato che prima di tale periodo i campioni potrebbero dare esito negativo.

Va ricordato che questi anticorpi possono persistere anche fino a un anno, nei soggetti malati, quindi la positività al test può indicare anche un’infezione pregressa e non necessariamente attuale.

Febbre del Nilo: sintomi

Per quanto riguarda i sintomi della Febbre del Nilo, va innanzitutto ricordato che il periodo dell’incubazione del Virus del Nilo può variare e può raggiungere anche i 21 giorni in alcuni soggetti che presentano deficit del sistema immunitario. Il virus, oltre che l’uomo, può colpire altri mammiferi, come equini, cani e gatti.

Nell’80 per cento dei casi, chi è stato colpito dalla Febbre del Nilo non presenta sintomi evidenti. Solo nel restante 20 per cento dei casi possono essere presenti dei segnali della patologia, che sono simili a quelli di una comune influenza.

I più comuni sintomi di chi è stato colpito dal Virus del Nilo sono: febbre, nausea, vomito, dolori muscolari, mal di testa, occhi arrossati, problemi alla pelle come sfoghi cutanei e linfonodi ingrossati. Si tratta di sintomi che possono cambiare in base all’età dell’individuo e solitamente hanno una durata di pochi giorni, al massimo di una settimana. Nei casi più gravi, cioè nell’1 per cento dei casi si potrebbero verificare anche debolezza muscolare, tremori, torpore, disturbi alla vista, convulsioni, coma o paralisi. In soggetti anziani e debilitati il rischio è di sviluppare una encefalite letale o danni neurologici permanenti.

Virus del Nilo: cause

Quali sono le cause del West Nile Virus? Il virus della febbre del Nilo si trasmette tramite le punture delle zanzare (soprattutto del tipo Culex), che costituiscono il principale mezzo di trasmissione all’uomo. Anche gli uccelli selvatici possono veicolare il virus. La malattia non si trasmette da persona a persona con il semplice contatto. Sono stati documentati trasmissioni madre-feto in gravidanza, e, anche se sono molto rari, casi di infezione dopo trasfusioni di sangue o trapianti di organi.

Febbre del Nilo da Virus West Nile: cure

Quali sono le cure per la febbre del Nilo da Virus West Nile? Partiamo con lo specificare che non esiste un vaccino contro la febbre del Nilo. E non esiste nemmeno una cura specifica. In genere i sintomi passano da soli dopo qualche giorno, al massimo una settimana. Nei casi gravi si consiglia il ricovero presso un ospedale che fornirà trattamenti specifici come la respirazione assistita. L’unico modo per proteggersi consiste nella prevenzione, quindi occorre cercare a tutti i costi di evitare le punture di zanzara.

Come prevenire il virus della Febbre del Nilo

Come fare a prevenire la possibilità di essere contagiati dalla febbre del Nilo? Prima di tutto è utile indossare abiti adeguati che coprono la pelle, come pantaloni lunghi e calzini, camicie o magliette a maniche lunghe, specialmente al tramonto e all’alba, quando le zanzare sono in maggior numero.

Poi si possono usare repellenti in spray da spruzzare sulla pelle e sugli indumenti, se si è in casa si possono piazzare delle zanzariere alle finestre o adottare repellenti ambientali. Per evitare la proliferazione di zanzare evitate di far stagnare l’acqua nei vasi di piante, fiori o altri contenitori. Se avete animali svuotate e pulite le ciotole d’acqua più volte al giorno.

A confermare il primo caso in Sicilia dell’infezione, avvenuto a Trapani, è stato nel 2016 l’European Centre for Disease Prevention and Control. Ma il virus in questione era già presente in Italia con altri casi in diverse regioni. Precisamente casi di contagio si erano verificati nelle province di Bologna, Novara, Vicenza, Modena, Mantova, Ravenna e Rovigo.

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