Evan Gershkovich per il Cremlino “ha violato la legge russa”

Il giornalista del Wall Street Journal, secondo il Cremlino, avrebbe “violato la legge russa”. A riferirlo Dmitry Peskov, in risposta al Dipartimento di Stato Usa che aveva dichiarato la detenzione da parte della Russia illegale. Evan Gershkovich è ritenuto una spia americana ed è in stato di fermo dallo scorso 29 marzo.

Evan Gershkovich
Evan Gershkovich – Nanopress.it

Com’era facilmente intuibile, è arrivata la risposta del Cremlino all’accusa mossa dal Dipartimento di Stato americano circa una detenzione ritenuta illegale del giornalista a stelle e strisce Evan Gershkovich. Il 31enne dallo scorso 29 marzo è in stato di fermo da parte della polizia russa, che lo ritiene una spia Usa. Oggi il Cremlino ha risposto al governo degli Stati Uniti, riferendo come il giovane reporter avrebbe “violato la legge russa”.

Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal incarcerato in Russia, sarebbe stato “colto in flagrante”

“Non capisco che tipo di novità stia introducendo questo nuovo regime. Quanto a cosa significhi, non lo so, è stato colto in flagrante e ha violato la legge della Federazione Russa. Questo è ciò di cui è sospettato, ma ovviamente il tribunale prenderà una decisione” ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov.

Evan Gershkovich
Evan Gershkovich – Nanopress.it

Questa la risposta del governo russo alla decisione del Dipartimento di Stato americano che ha giudicato ufficialmente illegale la detenzione di Evan Gershkovich, giornalista del Wall Street Journal. Il 30 marzo era infatti trapelata la notizia da parte della stampa statale russa del suo arresto a opera dell’ex KGB, accusato di spionaggio.

Si tratta del primo arresto di un membro della stampa straniera dall’epoca della Guerra Fredda. Il trentenne, se condannato, rischia una detenzione fino a 20 anni. I diplomatici nutrono poche speranze che possa essere liberato velocemente, poiché di solito i processi di questo tipo, da parte del Servizio di Sicurezza Federale, vengono tenuti segreti e si concludono quasi sempre con la condanna per l’imputato.

A chiedere la sua liberazione, anche sei direttori delle principali testate giornalistiche del nostro Paese, che hanno firmato una lettera-appello al nuovo ambasciatore russo Alexei Paramonov in Italia: “Vogliamo rappresentare la nostra ferma condanna di questa decisione e intendiamo aggiungere la nostra voce a quella di chi sta chiedendo che Gershkovich venga subito rilasciato” si legge nel comunicato congiunto apparso sulle pagine dei quotidiani.

Chi è il giornalista del Wall Street Journal arrestato ad Ekaterinburg

Evan Gershkovich, cittadino americano nato da genitori esuli ebrei immigrati negli Stati Uniti in New Jersey, è sempre stato appassionato di cultura russa, e ha spesso spiegato proprio sul Wall Street Journal come in casa sua fosse normale utilizzare la lingua originale del padre Mikahil e la madre Ella e guardare addirittura cartoni animati russi.

Evan Gershkovich
Evan Gershkovich – Nanopress.it

Valente studente dell’università di arti liberali di Bowdoin, nel Maine, dopo la laurea nel 2014 si trasferisce a New York per dedicarsi al giornalismo. Due anni più tardi inizia a collaborare con il New York Times, quindi, su suggerimento di un collega, sfrutta la sua conoscenza del russo trasferendosi a Mosca.

Qui inizia a collaborare con il Moscow Times, con il quale ottiene anche numerosi riconoscimenti, e a partire dal gennaio 2022 passa al Wall Street Journal, documentando per primo l’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, dal confine con la Bielorussia.

Amante della musica punk e rock russa degli anni Novanta e dei locali di Mosca, frequenta anche le saune locali e scrive verso la fine del 2022 come la Russia fosse diventata più caotica e densa di criminalità, somigliante a quella di quasi trent’anni prima, a che a causa delle sanzioni limitanti volute dagli Stati Uniti per il conflitto.

Evan in alcune occasioni si era reso conto, inoltre, di essere seguito da agenti di sicurezza e dava per certo che il suo cellulare fosse sotto controllo. Il 29 marzo, il giorno prima dell’arresto, il suo smartphone dotato di GPS, come quello degli altri colleghi del WSJ, non dà più segni di vita. A Gershkovich è stata inoltre negata la possibilità di mettersi in contatto con il legale assunto dal giornale ed è ora detenuto nel carcere di Lefortovo, gestito dall’FSB e dove sono rinchiuse altre persone accusate di spionaggio.

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