È in atto la discussione della riforma giudiziaria a Israele mentre continuano le proteste

Israele sta vivendo un momento molto complicato e questo è dovuto sia alla crisi interna, che ha letteralmente provocato una rivoluzione all’interno del Paese scaturita a causa dalle riforme del nuovo governo, ma deve anche fare i conti con la pressione internazionale nata a causa dell’escalation di violenza che si è andata a creare a causa delle ripetute provocazioni e attacchi attuati da Israele, che hanno ricevuto ovviamente la risposta delle fazioni islamiche ribelli.

Benjamin Netanyahu
Benjamin Netanyahu primo ministro di Israele – Nanopress.it

Da oltre dieci settimane la il popolo israeliano sta combattendo  per mantenere in essere la democrazia di Israele che è attualmente minata, secondo il popolo, dalla nuova riforma legislativa in ambito giudiziario che sostanzialmente priva l’Alta Corte del potere di prendere decisioni che si scontrano con la classe politica attuale. Oggi è stata discussa anche la legge sulla ricusazione ovvero la proposta di legge che limiterebbe notevolmente le casistiche nelle quali è possibile che la Corte Suprema sospenda il premier in carica.

I cittadini israeliani hanno deciso di protestare e da dieci settimane conducono manifestazioni continue per opporsi alla riforma in atto ma anche per salvaguardare le minoranze presenti nel paese e salvaguardare inoltre tutte le conquiste fatte fino ad oggi.

Opposizione e cittadini israeliani contro la riforma giudiziaria del governo Netanyahu

Il governo Netanyahu ha iniziato il suo mandato con l’inizio del 2023 e questo ha decretato l’inizio di un periodo complicatissimo per Israele che ha oltretutto scatenato una rivoluzione israeliana interna e malcontento internazionale inerente all’inasprimento i della faida tra autorità israeliane e palestinesi.

La coalizione oltre ad aver attuato immediatamente provocazioni verso la Palestina e le fazioni islamiche ribelli, con tanto di attacchi ripetuti nei campi profughi di Jenin e Nablus ha continuato ad alimentare la faida religiosa, che ha ricevuto ovviamente la risposta di Hamas che ha lanciato razzi dalla Striscia di Gaza e si è innescata una faida fatta di botta e risposta reciproci militari che stanno mettendo a dura prova il resto della popolazione.

Oltra a questa questione emerge  il malcontento generato dai disegni di legge proposti dai ministri di Netanyahu e il primo su tutti è la riforma giudiziaria che ha generato letteralmente il caos all’interno di Israele.  Il ministro della Giustizia Levin ha proposto in primis una riforma giudiziaria che punta a  privare dei poteri la Corte Suprema e va a limitare inoltre  le possibilità di ricusazione di un premier in carica ovvero limita notevolmente le possibilità per le quali la Corte Suprema può decidere di destituire il primo ministro.

Questo a causa del fatto che il premier Netanyahu ha diversi procedimenti penali da risolvere e questo potrebbe essere in contrasto con il suo ruolo. La prima lettura alla Knesset è stata approvata e ora si attende la discussione al plenum.

L’opposizione guidata da Lapid ha indetto tre giornate di sciopero nazionale e l’ultima delle tre è stata ribattezzata Giornata della Resistenza israeliana contro la riforma giudiziaria e durante la fase finale della protesta si è verificato purtroppo un attentato a Tel Aviv. La manifestazione è stata poi smaltita per poter prestare le cure necessarie e mettere la zona in sicurezza.

Il popolo israeliano però ha deciso nonostante l’attentato attuato dalle forze di Hamas, il giorno precedente, di scendere in piazza sabato sera e si sono radunati ben 500.000 cittadini di cui soltanto 250.000 nella capitale israeliana Tel Aviv, rendendo le proteste attuali le più importanti nella storia israeliana.

In questo momento è in discussione la Knesset il disegno di legge riguardante la riforma giudiziaria e le opposizioni hanno giurato di boicottare l’introduzione della norma, che getterebbe nelle mani  della classe politica l’ambito giudiziario privando, così, Israele della democrazia conquistata fino ad oggi.

La riforma giudiziaria di Israele in discussione alla Knesset

Ora alla Knesset israeliana, ovvero il Parlamento, si sta discutendo il disegno di legge per impedire all’alta Corte israeliana di avere potere nella sospensione del primo ministro dal proprio incarico.  La legge è stata approvata in prima lettura ed è ora in discussione al plenum e, successivamente, verranno vagliate anche le altre nuove leggi proposte dal governo Netanyahu.

Secondo  l’opposizione  il disegno di legge della coalizione al potere ha proposto il disegno di legge dopo che l’Alta Corte lo scorso mese ha deciso di esaminare una petizione che chiedeva ufficialmente alla Corte Suprema di costringere Netanyahu ad un congedo dall’attuale incarico di premier, a causa del conflitto di interessi che appare nel presiedere riforme legali e giudiziarie mentre lui stesso e al comando del governo.

Il primo ministro ha accettato di firmare un accordo sul conflitto di interessi che gli vieta di occuparsi di di questioni che potrebbero influenzare gli esiti delle indagini e dei processi a suo carico.

Secondo gli esperti israeliani e internazionali è previsto il passaggio del disegno di legge alla prima lettura.

È emersa tramite il sito di notizie Walla una registrazione della riunione a porte chiuse del Likud una netta divisione e opinioni discordanti all’interno del partito al comando del governo e, soprattutto, pareri discordanti in merito alla revisione giudiziaria che la coalizione sta attuando.

Il parlamentare veterano Edelstein, che gode di grande appoggio da parte di Netanyahu, chiede di fermare la legislazione dato che il proseguire del processo legislativo sta fornendo la scusa all’opposizione per non prendere parte ai colloqui e andare incontro a una soluzione comune.

I partiti dell’opposizione negano i negoziati fino a quando il governo non deciderà di stoppare la fase legislativa in atto. Anche il ministro israeliano della cultura Miki Zohar ha criticato  gli sforzi attuati dal governo, sottolineando che in questa maniera trae vantaggio soltanto l’opposizione che sta vincendo oltretutto anche la guerra in merito all’opinione pubblica, perché si sono schierati e combattono accanto al popolo. Il primo ministro ha risposto che non esiste alcuna possibilità che la coalizione crolli e ha paragonato il governo a “un muro di ferro“.

Il ministro dei trasporti Regev, anch’esso noto lealista di Netanyahu, ha spiegato che la coalizione “non può battere ciglio nei suoi sforzi legislativi.”

Mentre sta accadendo tutto questo emerge chiaramente il malcontento di Netanyahu che ha dichiarato che l’attuale situazione israeliana è dovuta anche alle false informazioni fornite dai giornalisti israeliani, che diffondono 24 ore al giorno notizie non veritiere e che dipingono i riservisti come eroi e le manifestazioni come necessarie per preservare la democrazia israeliana.

Il primo ministro ha rivelato: “Le persone che rifiutano di offrirsi volontarie per compiti di riserva sono eroi, e le persone che stanno bloccando le strade e sconvolgendo la vita di decine di migliaia di israeliani, comprese le ambulanze, diventano combattenti per la libertà”.

Proteste contro la riforma giudiziaria di Israele
Proteste a Israele contro la riforma giudiziaria – Nanopress.it

Mentre accade tutto questo si apprende che centinaia di cittadini israeliani stanno protestando a Gerusalemme all’esterno di un hotel, dove una delegazione dell’IPAC sta effettuando un incontro con il primo ministro Netanyahu e gli israeliani chiedono a gran voce che il gruppo di pressione pro Israele prenda posizione nell’opporsi alla riforma giudiziaria del governo.

I manifestanti stanno sempre più raggiungendo la zona sventolando bandiera e urlando slogan come democrazia e gli attivisti precisano che non si fermeranno fino a quando non verrà congelato il procedimento legislativo sulla riforma giudiziaria.

I critici e gli esperti di politica israeliani, ma anche internazionali, affermano che la riforma giudiziaria di Levin provocherà un affossamento della democrazia israeliana che andrà a danneggiare inevitabilmente anche economia e sicurezza del paese.

 

 

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