Divisione in sillabe: regole ed eccezioni delle parole italiane

Questa settimana il nostro appuntamento con la grammatica italiana lascia un attimo da parte l’analisi grammaticale e si tuffa nell’affascinante e intricato mondo della divisione in sillabe. Siamo nell’era di internet, quando scriviamo al computer ormai non ci preoccupiamo più di suddividere le parole in sillabe quando andiamo a capo, tanto ci pensa la macchina ad andare a capo per noi, impaginando il testo. Tuttavia se ci capita di dover scrivere una lettera, spesso ci troviamo nei guai al momento di andare a capo: come si suddivide in sillabe quella parola?

Il problema è che ci sono delle regole ben precise che ci spiegano come andare a capo facendo la divisione delle sillabe, solo che la loro applicazione non è sempre così immediata e semplice. E’ per questo motivo che quando dobbiamo andare a capo ci vengono i dubbi più strani. Diamo dunque uno sguardo alle regole base della divisione in sillabe in italiano:

– una vocale iniziale seguita da una sola consonante costituisce una sillaba: e-la-bo-ra-re; o-li-fan-te; u-ni-co; i-do-lo; o-do-re; u-no

– una consonante semplice forma una sillaba con la vocale seguente: li-do; me-la

– non si divide mai un gruppo di consonanti formato da b, c, d, f, g, p, t, v + l oppure r: a-tle-ti-ca; bi-bli-co; bro-do; cre-de-vo; dro-me-da-rio; fle-bi-te; a-fri-ca-no; gla-di-o-lo; gre-co; pe-plo; pre-so; tre-no; a-vrà

– non si divide mai un gruppo formato da s + consonante/i: o-stra-ci-smo; te-schio; co-sto-la; sco-iat-to-lo; co-stru-i-re; ca-spi-ta, stri-scio-ne. Questa era la regola nota alle elementari come la -s che da sola a fine parola non vuole stare perché ha paura

– si dividono i gruppi costituiti da due consonanti uguali (tt, dd, ecc. e anche cq) e i gruppi consonantici che non sono ammessi ad inizio di parola (del tipo cn, lm, rc, bd, mb, mn, ld, ng, nd, tm): tet-to; ac-qua; ri-sciac-quo; cal-da; ri-cer-ca; rab-do-man-te; im-bu-to; in-ge-gne-re; quan-do; am-ni-sti-a; tec-ni-co; arit-me-ti-ca

– nei gruppi consonantici formati da tre o più consonanti (rst, ntr, ltr, rtr, btr) si divide prima della seconda consonante, anche in presenza di prefissi come inter-, trans-, iper-, sub-, super-: con-trol-lo; ven-tri-co-lo; al-tro; scal-tro; inter-sti-zio; tran-stel-la-re; i-per-tro-fi-co; sub-tro-pi-ca-le

Fin qui più o meno tutto bene. Ma i veri problemi sorgono quando ci sono più vocali una dietro l’altra: qui il difficile è capire quando due vocali originano un dittongo e quando invece uno iato. Nel primo caso infatti non si possono dividere le vocali, cosa invece possibile nello iato. Ma che cos’è un dittongo? Si tratta di un gruppo formato da una vocale preceduta da una semiconsonante (i, u, cioè le sequenze ia, ie, io, iu, ua, ue, uo, ui) o seguita da una semivocale (i, u, cioè le sequenze ai, ei, oi, ui, au, eu). Come abbiamo detto, nelle regole della divisione sillabica i dittonghi non possono essere spezzati: au-gu-ri; au-to; vio-la; in-dia-no; lin-gua; que-sto; zai-no; pie-no; se-die; rau-co; oc-chia-li; ma-te-ria-le; pin-gui-no; buo-na; piu-ma.

Possiamo invece dividere tranquillamente i gruppi vocalici dello iato. Qui riconosciamo tre casi:

1) quando nessuna delle due vocali è i o u: ma-e-stro; a-e-ro-pla-no; po-e-ta; pa-e-sag-gio

2) quando una delle due vocali è una i tonica, ovvero su di essa cade l’accento della parola o u tonica, mentre l’altra è a, e, o: mí-e; bu-gí-a; scí-a; pa-ú-ra

3) in alcune composizioni in cui sia ben chiaro il rapporto fra prefisso e base: ri-em-pi-re; ri-a-ve-re, ri-u-sa-re

Tuttavia ci sono alcuni casi in cui persino la pronuncia è dubbia, per cui in questi casi conviene sempre consultare un dizionario. Un esempio eclatante è quello dei sostantivi che derivano da via. Esso prevede la scansione vi-a, dove la i è vocale e diventa così iato, ma i suoi derivati come viale, viaggio, viandante vengono pronunciati con la i semiconsonante e quindi de facto producono un dittongo, in cui la divisione in sillabe sarà via-le, viag-gio, vian-dan-te, con la possibile eccezione di fuor-vi-an-te. Altri esempi di possibili parole dubbie sono gra-tui-to, cir-cui-to (ma cir-cu-ì-to, participio passato di circuire) in cui si ha pronuncia semivocalica con dittongo e cru-en-to, ri-tu-a-le, du-el-lo dove si hanno pronunce vocaliche atone di i e u, cioè uno iato.

Altro punto ostico della divisione in sillabe sono i gruppi formati da tre vocali, che riconoscono due casi:

– quando formano un trittongo: qui si ha l’incontro di una semiconsonante, una vocale e una semivocale (iai, iei, uoi, uai, uei), oppure di due semiconsonanti e una vocale (solo iuo che nell’italiano contemporaneo tende a passare a io: barcaiuolo diventa barcaiolo; aiuola diventa aiola). Anche i trittonghi, in questi casi, formano un’unica sillaba e non andrebbero spezzati, quindi avremo quei, miei, puoi, suoi, buoi, guai

– quando abbiamo una vocale seguita da un dittongo (aia, aio, aiu), si può andare a capo dopo la vocale, quindi avremo ma-ia-le, cent-ti-na-io, a-iu-ta-re, pa-io-lo.

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