Daria Bignardi vuole una Rai 3 sobria: ‘Dress code per le conduttrici? Una leggenda metropolitana’

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Daria Bignardi vuole una Rai 3 più sobria, ma le voci sul presunto dress code castigato che la neo-direttrice di rete avrebbe voluto imporre a giornaliste e conduttrici non è altro che una leggenda metropolitana. Interrogata a proposito, la Bignardi spiega: ‘Abbiamo rimodernato scenografie e costumi, eliminando i residuati bellici degli anni ’80 e ’90 che non erano più adatti alla tv di oggi. Il resto è frutto di passaparola non veritiero‘. Look a parte, i palinsesti Rai andranno incontro a una decisa serie di cambiamenti, riassunti molto bene nella sorprendente percentuale del 43,8% di innovazione. Tra conferme e novità assolute, Daria Bignardi assicura una svolta epocale di Rai 3 verso il racconto veritiero della vita contemporanea.

Dopo aver chiarito il suo concetto di look sobrio ma elegante, Daria Bignardi introduce alcuni dei cambiamenti fondamentali di Rai 3 nel nuovo palinsesto autunnale 2016. Nonostante la scomparsa di Ballarò (e la momentanea conferma dell’inattività delle Invasioni barbariche), la rete riserverà ampio spazio alla politica, privilegiando i volti nuovi, i sindaci e le giunte comunali, ma guardando anche all’attività internazionale. Le elezioni presidenziali americane saranno, infatti, seguite quotidianamente, affiancando un altro tema caldo tutto italiano: l’immigrazione. Al tema dei migranti sarà dedicata, tra le altre cose, la prima visione del film Fuocoamare di Gianfranco Rosi.

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DARIA BIGNARDI PARLA DELLE NUOVE DISPOSIZIONI SUL LOOK DELLE CONDUTTRICI RAI

Pare che la neo direttrice di Rai 3, Daria Bignardi, voglia imporre a giornaliste e conduttrici del terzo canale nazionale un look decisamente più sobrio rispetto al passato, mettendo in soffitta abiti scollacciati e trucco troppo vistoso. Perché il servizio pubblico, avrebbe sentenziato la Bignardi, non si vede soltanto dai contenuti e dal pluralismo dell’informazione (ehm ehm), ma anche dalla serietà nei comportamenti e nel modo di proporsi ai telespettatori. Il severo diktat di Daria Bignardi segue di pochi giorni quello altrettanto rigoroso trasmesso dal direttore di Rai Parlamento, Gianni Scipione Rossi, ai conduttori dei vari telegiornali.

Ma cosa prevedono, dunque, le nuove disposizioni sul look volute dalla Bignardi? Secondo Marco Castoro del quotidiano romano Il Messaggero, martedì scorso la direttrice di Rai 3 avrebbe convocato costumiste e truccatrici per comunicare quanto segue: stop ad abiti fascianti e tubini, soprattutto se di colore nero, niente orecchini vistosi, bandito il tacco 12 e anche il trucco pesante.

Severo pure il dress code: camicette sobrie, preferibilmente dai colori tenui, scollature minime (tanto da far prendere aria al collo, ma non di più), gonna o pantalone e, ribadiamo, tacco rigorosamente basso. Del resto si tratta del modo di vestire preferito della stessa Daria Bignardi, quindi non c’è nulla di sorprendente!

Sempre secondo l’articolo apparso sul Messaggero, sembra che, come spesso accade in Rai quando ci sono delle nuove disposizioni, anche stavolta si sia creato un clima di agitazione: non tanto tra truccatrici e costumiste, che rispetteranno gli ordini della direttrice tanto per loro non cambia granché, quanto tra le conduttrici, visto che in molti casi dovranno rinunciare a vestire secondo il proprio stile. ‘Sembreremo le giornaliste della TV nord-coreana’, pare che abbia sussurrato qualcuna…

Chissà, forse la Bignardi esagera, ma allo stesso tempo bisogna dire che negli ultimi tempi qualche giornalista si era fatta prendere un po’ troppo la mano. Ricorderete per esempio il caso dell conduttrice del TG2 Manuela Moreno, che aveva provocato un fracasso sul web a causa dei suoi look piuttosto audaci, tra sexy scollature e vestitini attillati. E allora è stato meglio richiamarle un po’ tutte all’ordine!

Negli ultimi giorni in casa Rai è stato inoltre decisa una norma che farà sicuramente piacere ai cittadini che pagano il canone: il Cda della TV di Stato ha approvato infatti il piano per la trasparenza che prevede la pubblicazione, entro sessanta giorni, dei dati e delle informazioni concernenti il funzionamento dell’azienda. Ciò vuol dire che conosceremo anche gli stipendi dei dipendenti di viale Mazzini.

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