D’Amato sarà il candidato del Pd per le regionali nel Lazio

Con 34 voti favorevoli su 35 votanti, la direzione regionale del Partito democratico del Lazio ha dato il via libera alla candidatura di Alessio D’Amato, l’assessore uscente alla Sanità, per le elezioni che rinnoveranno la giunta della regione. Una candidatura che viene messa a disposizione di tutta la coalizione, ha detto il vincitore subito dopo il verdetto.

D'Amato
Alessio D’Amato – Nanopress.it

Da giorni, infatti, sul nome del quasi ex assessore voleva mettere il cappello anche il terzo polo, e nella fattispecie il frontman, Carlo Calenda. “Nessuna ombra” del già europarlamentare, ha spiegato ancora D’Amato. Le congratulazioni per la vittoria sono arrivate anche dall’ex governatore del Lazio ed ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti.

D’Amato sarà il candidato del Pd alle regionali nel Lazio, ma il suo nome verrà sottoposto anche alla coalizione

Il Partito democratico del Lazio ha deciso: sarà l’assessore uscente alla Sanità, Alessio D’Amato, alias “Mister Vaccino” così come veniva chiamato all’epoca della gestione della pandemia da Covid, il candidato alla regione per lo schieramento di Enrico Letta.

Si rompono gli indugi, insomma, e si gioca a carte scoperte. Anche perché, la mozione che ha portato alla scelta del “vecchio comunista”, è stata praticamente un plebiscito: dei 35 voti a disposizione, 34 sono stati a suo favore e solo Marco Miccoli gli è andato contro (non c’è stato nessun astenuto).

D'Amato Zingaretti
Alessio D’Amato e Nicola Zingaretti – Nanopress.it

Se poi, invece, sul nome di D’Amato dovessero convergere anche le altre forze della coalizione che per cinque anni ha guidato la regione Lazio tanto meglio. Lo stesso assessore uscente, infatti, a verdetto arrivato ha commentato che non c’è nessuna ombra di Carlo Calenda, il frontman del terzo polo che stava guardando a lui come l’uomo in grado di poter battere il centrodestra unito dopo la debacle delle elezioni politiche del 25 settembre.

Questa è una candidatura unitaria che il Partito democratico, oggi, mette a disposizione di tutta la coalizione“, ha detto ancora prima di spiegare come effettivamente debba essere, ovvero “la più ampia possibile, che da domani deciderà sia gli aspetti programmatici, sia le modalità“. Nessun problema, tra l’altro, anche se si dovessero chiedere le primarie, considerate “la nostra genesi“. Dopo tutto, se si vuole allargare il perimetro di chi lo appoggerà è giusto che tutti abbiano la stessa possibilità di decidere.

Una cosa è certa, chi deciderà di entrare a far parte del progetto dovrà essere a favore dei temi ambientali e climatici, sul no al nucleare e sui temi del lavoro. Se per tutto il resto l’ex candidato sindaco di Roma poteva anche essere d’accordo, però, sul nucleare qualche tentennamento potrebbe averlo, considerata la campagna elettorale fatta a favore. Se ne potrà discutere, in ogni caso, così come ha spiegato anche il segretario regionale del Lazio del Pd, Bruno Astorre.

Su una direzione regionale di 50 membri, abbiamo approvato con un solo voto contrario la proposta di candidare Alessio D’Amato per il Partito democratico alla presidenza della regione Lazio“. “Domani sottoporremo questa nostra decisione al tavolo della coalizione, con cui lavoreremo per definire concretamente il programma e le modalità più opportune per la scelta del candidato presidente della coalizione, sapendo che questa deve essere la più ampia e unitaria possibile perché così sarà vincente per la terza volta nel Lazio“, ha concluso.

D’Amato è il candidato del Pd nel Lazio, Zingaretti: “Alleanza larga e mettiamocela tutta”

Su Twitter, poi, sono arrivati anche i complimenti del governatore uscente (ed ex segretario nazionale del Partito democratico), Nicola Zingaretti: “Avanti con Alessio D’Amato su un programma condiviso, alleanza larga e mettiamocela tutta“, ha scritto in un tweet il deputato.

Ora, in sintesi, c’è solo da capire se Giuseppe Conte, presidente del MoVimento 5 stelle, raccoglierà l’esca che l’ex alleato gli ha mandato. Al momento non si direbbe, ma chissà.

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