Covid, altre tre regioni rischiano di entrare in “zona rossa”

Oggi, lunedì 9 novembre, si riunirà la cabina di regia per l’emergenza Covid, rinviata ieri su richiesta di alcune Regioni.

La mappa che suddivide l’Italia in tre colori, secondo anticipazioni sul rapporto settimanale dell’Istituto Superiore di Sanità, potrebbe cambiare.

Le Regioni che potrebbero passare dalla zona gialla a quella rossa sono: Campania, Veneto e Toscana. L’Alto Adige, invece, è già entrato in “zona rossa”.

La parole del presidente della regione Ligura e del sindaco di Palermo

Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ha spiegato che per il tuo territorio “i nuovi dati confermano quelli per la zona gialla”. Altri sindaci, invece, puntano il dito nei confronti delle possibili nuove zone rosse. Luigi de Magistris, sindaco di Napoli, ha detto: “Proclamare la Campania zona rossa è una decisione purtroppo inevitabile, anzi è una decisione tardiva”.

Per Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, si va invece verso una “strage annunciata”. Nonostante questo, il commissario per l’emergenza Covid del capoluogo siciliano, Renato Costa, ha assicurato che la situazione dei posti letto a Palermo “è impegnativa, ma la affrontiamo in modo adeguato”.

In Toscana preoccupa la situazione nelle Rsa

In Toscana si sta lavorando ad un piano per far fronte all’aumento dei positivi nelle Rsa. Qui la situazione è piuttosto preoccupante perché quasi un anziano su dieci risulta positivo al Coronavirus.

Su circa 12.500 pazienti, delle oltre 300 strutture, 1.103 risultano contagiati. I casi invece tra gli operatori sono circa 100. La Regione sta quindi predisponendo un apposito piano per separare i contagiati dai negativi.

Ricciardi: “Nelle grandi città serve agire presto e con decisione”

Servono dei veri lockdown cittadini e spetta ai governatori proclamarli. Vedo troppa gente ancora in giro per le strade. Nelle grandi città, penso soprattutto a Milano, Genova, Torino e Napoli serve agire con decisione e farlo presto” ha detto Walter Ricciardi, consulente scientifico del ministro della Salute, intervenuto a Che tempo che fa e sulle pagine de La Stampa.

Io avrei fatto Napoli zona rossa due settimana fa” ha spiegato Ricciardi. “È una tragedia nazionale annunciata. Ci vuole una catena di comando unica e dobbiamo prendere decisioni rapide”.

Il consulente ha poi spiegato che la “semplice raccomandazione” a non muoversi da casa riduce “del 3% l’incidenza dei contagi” mentre il lockdown del 125%.

Se a questo accoppiamo lo smart working, che vale un altro 13% e il 15% determinato dalla chiusura delle scuole si arriva a quel 60% che serve per raffreddare l’epidemia. Per questo dico che fermare un attimo tutto dove la situazione è già fuori controllo è l’unica soluzione possibile”.

La cabina di regia valuterà l’entrata nella zona rossa delle tre regioni a rischio

Al lavoro sui 21 parametri che stabiliscono le tre aree di rischio ci sono non solo la cabina di regia, ma anche il governo e il Cts.

In tutto il Paese nelle ultime 24 ore il numero dei nuovi positivi è stato in calo e ha raggiunto quota 32.616, con 331 vittime.

I posti occupati ad oggi in terapia intensiva sono 2.749, mentre sono 26.440 i malati ricoverati con sintomi negli ospedali. Secondo il trend dei dati emersi in questi giorni, le tre regioni a rischio potrebbero entrare in zona arancione o persino rossa nel prossimo report.

Alto Adige verso un lockdown duro

Non abbiamo alternative, altrimenti collassa l’intero sistema sanitario“, lo riferisce all’agenzia ANSA l’assessore alla sanità Thomas Widmann. “I danni collaterali sarebbero devastanti, se gli ospedali non dovessero più garantire chemioterapie e interventi chirurgici“, aggiunge.

Con il lockdown duro anche le scuole primarie, elementari e medie al completo, passerebbero alla dad e le attività economiche verrebbero ridotte al minimo.

Siamo partiti con 30 tamponi al giorno, ora ne facciamo anche 4.000, questo è importantissimo“, spiega Widmann in ottica di uno screening epidemiologico a tappeto. “Già adesso la pressione sugli ospedali è enorme. Abbiamo garantito la vita pubblica il più lungo possibile, ma ora va presa una decisione netta, se vogliamo evitare gli ospedali da campo“.

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