Covid: i sintomi della variante Kraken, dalla tosse ai dolori muscolari

L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito la variante Kraken come la sottovariante più contagiosa della pandemia fino ad oggi. Al momento, non sono state riscontrate differenze significative nella gravità dei casi tra XBB.1.5 e altre mutazioni ad oggi conosciute, ma verranno effettuati ulteriori controlli nei prossimi giorni. Gli scienziati ovviamente sono continuamente a lavoro per scoprire quanto più possibile su questa variante che spaventa molti.

ricercatrice in laboratorio
ricercatrice in laboratorio- Nanopress.it

Nei USA sta circolando la sottovariante XBB.1.5, soprannominata Kraken, derivata direttamente da XBB (Gryphon), che proviene da BJ.1 (Argus) e BA.2.75 (Centaurus), entrambe generate da mutazioni di BA.2 (Omicron 2). BA.5 (Omicron 5) è direttamente collegata a BQ.1 (Cerberus). Questi ovviamente sono termini tecnici e a volte difficili da comprendere, ma sembra alquanto evidente che quesa nuova variante abbia allertato l’OMS.

Una preoccupazione è rappresentata dalla mutazione XBB.1.5, rilevata da una ricerca dell’Università di Pechino, che la rende più contagiosa della precedente XBB.1. Ad ogni nuova variante il virus sembra diventare più resistente e furbo, riuscendo così ad attaccare sempre più soggetti della variante precedente.

Vediamo insieme più da vicino questa situazione che riapre il discorso “Covid”, che pensavamo di esserci lasciati alle spalle.

Come agisce questo nuova variante?

La mutazione consente a XBB.1.5 di collegarsi più efficacemente al recettore Ace2, il punto di accesso del virus alle cellule umane, permettendogli di eludere gli anticorpi e infettare così il soggetto. 

Sembra perciò evidente che questa variante abbia studiato i limiti che l’essere umano gli ha imposto con i vaccini e abbia studiato un modo per arginare il problema.

La ricerca condotta dagli scienziati che stanno lavorando sul caso è stata resa disponibile sulla piattaforma BioRXiv e viene già citata da diversi ricercatori, anche se non è stata ancora revisionata dalla comunità scientifica.

La “variante Kraken” ad ogni modo, prende il nome da una leggendaria creatura marina norvegese. L’OMS ha definito questa sottovariante come la più trasmissibile della pandemia.

I sintomi di questa nuova variante

I sintomi di questa nuova variante includono mal di gola, tosse, raffreddore, stanchezza, dolori muscolari e articolari. Non di certo molto diversi da quelle precedenti ed inoltre sono dei sintomi molto diffusi in questa stagione.

Basta infatti un colpo di freddo per allarmare le persone che corrono in farmacia per sottoporsi ad un tampone. Insomma, la situazione covid non è migliorata e con questa nuova variante la gente torna ad avere paura.

test riilevazione covid
test riilevazione covid- Nanopress.it

Non ci sono state grandi differenze nella gravità delle infezioni tra XBB.1.5 e le altre varianti. L’OMS rivedrà la situazione nei prossimi giorni per fare più chiarezza su questa situazione.

I dati aggiornati

Secondo le statistiche dell’Ecdc (Centro europeo per la sorveglianza e il controllo delle malattie) risalenti al 5 di gennaio, la nuova variante XBB.1.5 è responsabile per il 139% dei casi in USA e del 137% in Europa. Dati alquanto preoccupanti che fanno salire nuovamente i contaggi.

Sembrava che il covid fosse un ricordo ormai lontano, ma questa nuova variante torna a terrorizzare non solo l’italia, ma diverse parti del mondo. Al momento sono stati riscontrati aumenti dei casi in Regno Unito, Germania e USA, tuttavia non è possibile stabilire una correlazione con la presenza della sottovariante.

L’Italia conferma la stabilità degli ultimi tempi e il direttore generale per la Prevenzione del Ministero della Salute, Giovanni Rezza afferma:

 “Pur con qualche ondulazione, si osserva una stabilizzazione della situazione”

Uno studio condotto da università giapponesi e statunitensi ha pubblicato sul New England Journal of Medicine una notizia rassicurante: gli antivirali, in particolare il Paxlovid (nirmatrelvir), continuano a essere efficaci contro le nuove varianti del virus SarsCoV2.

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