Cosa sta succedendo in Siria oggi? Il riassunto in breve

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Cosa sta succedendo in Siria oggi? Proviamo a fare un riassunto della guerra in Siria, un conflitto che sembra essere sempre più fuori controllo ogni giorno che passa. In cinque anni di guerra i fronti contrapposti sono cambiati: prima lo scontro era tra i ribelli e il regime di Bashar al-Assad, poi abbiamo assistito all’avanzata dei jihadisti dello Stato Islamico. I morti si contano in centinaia di migliaia. Anche tra i civili. Dall’Europa ci si accorge quasi solo dei profughi che arrivano sulle coste italiane o greche e che poi si riversano nelle nostre città per raggiungere l’Europa del Nord, ma non tutti sanno o hanno ancora capito perché scappano dalla loro terra, o quali forze in gioco si stanno contendendo questa porzione di Globo.

L’inizio del conflitto in SiriaIn principio ci furono mesi e mesi di manifestazioni relativamente pacifiche in cui si chiedevano le dimissioni del presidente Bashar al-Assad. Tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012 l’attrito va aumentando e scoppia la guerra tra i militari del regime di Damasco e i dissidenti impegnati nelle manifestazioni. Questi ultimi vogliono la fine del regime, ma la famiglia Assad – al potere da mezzo secolo – no, e il presidente comincia a reagire duramente. I vicini di casa rivali e interessati al conflitto si inseriscono nella guerra. Da una parte si crea l’asse russo-iraniano a sostegno del governo di Damasco, dall’altra un fronte variegato composto da Qatar, Arabia Saudita e Turchia a sostegno di diversi gruppi delle opposizioni armate. Intanto i terroristi dell’Isis entrano nel teatro di guerra dal 2013, modificandone gli assetti.

Oggi possiamo dire che si combattono in Siria almeno tre guerre ”differenti”: una tra lo Stato Islamico e i suoi nemici; un’altra tra opposizioni siriane e regime di Damasco; un’altra ancora tra Turchia e forze curde anti-Isis nel nord.

Guerra in Siria, chi appoggia chi?Il Paese da quasi sei anni è devastato dai bombardamenti e dalla guerra civile, ma chi appoggia chi? Inizialmente in Siria sembrava esserci una netta contrapposizione tra i ribelli anti-Assad (sostenuti dai paesi occidentali, Israele, dai Paesi del Golfo Persico e dagli Stati Uniti) e il Presidente siriano, che godeva del supporto delle milizie libanesi Hezbollah (sciite come il Presidente siriano) e di diversi Stati asiatici e mediorientali, tra cui la Russia, la Cina e l’Iran. Attualmente però i principali gruppi ribelli sono associati con al-Qaeda o con altre milizie estremiste identificate con lo Stato Islamico (DAESH). Una menzione a parte meritano i curdi siriani, alleati degli USA e nemici della Turchia che quest’ultima bombarda nell’indifferenza generale.

Le forze impegnate nei combattimentiA combattere in Siria ci sono:

Truppe delle forze armate del governo siriano, fedeli ad Assad. I lealisti siriani sono alleati con la Russia, gli Hezbollah, l’Iran, la Cina, il Venezuela e l’Iraq. Contro chi combatte: ISIS, Free Syrian Army, curdi siriani, Jabhat Fatah Al-Sham, turcomanni.
Contrapposto a (ma non in guerra con): USA, Turchia, Israele, Giordania, Arabia Saudita.

Jabhat Fatah Al-Sham o Al Nusra, è l’Al Qaeda siriana. I suoi alleati sono Arabia Saudita, i Paesi del Golfo, Free Syrian Army contro il governo di Assad. Contrapposto a (ma non in guerra con): USA, Giordania, Israele, Iraq. Contro chi combatte: Hezbollah, lealisti siriani, Russia, Iran.

La Free Syrian Army raccoglie quasi tutte le organizzazioni ribelli ma nel tempo ha perso dimensione e potere rispetto ai combattenti islamisti. Alleata di USA e Francia, è in conflitto – seppur non dichiarato – con Jabhat Fatah Al-Sham e i curdi siriani. Contro chi combatte: Isis, Hezbollah, lealisti siriani, Russia, Iran.

Lo Stato Islamico che controlla parte della Siria e dell’Iraq ed è finanziato tra gli altri dai ricchi sceicchi petrolieri degli Stati del Golfo. Contro chi combatte: Giordania, lealisti siriani, curdi siriani, Turchia e Arabia Saudita, USA, Russia, Francia, Iraq, Iran.

La Repubblica Islamica, a maggioranza sciita, sostiene Assad dall’inizio della guerra. I suoi alleati sono i lealisti siriani, gli Hezbollah e la Russia. Contro chi combatte: Free Syrian Army, ISIS, Jabhat Fatah Al-Sham.

In Iraq lo Stato Islamico è molto forte ma i suoi militari spingono l’offensiva anti-ISIS da Oriente grazie all’alleanza con USA, Francia, lealisti siriani, Russia, Giordania e Peshmerga.

I curdi siriani (comprese le donne della brigata femminile) controllano il Kurdistan siriano (o Rojava) mirando all’indipendenza, sostenuti da Stati Uniti e Pkk. Anche l’Italia ha inviato loro supporto militare, ma sono in aperta ostilità con la Turchia che li vorrebbe eliminare. Contro chi combattono: ISIS.

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Sono le forze armate del Kurdistan iracheno, alleati con Iraq, USA, Francia, YPG.
Contro chi combattono: ISIS.

Sono ribelli finanziati dalla Turchia e alleati del Free Syrian Army, in aperta contrapposizione a Russia, Hezbollah, Iran, lealisti siriani.

L’esercito russo si è schierato dapprima con le truppe lealiste siriane, appoggiato da Cina e Iran. Poi ha dichiarato guerra al Free Syrian Army, agli stessi lealisti, ai turcomanni e all’ISIS.

La Francia combatte l’ISIS ed è alleata di USA, Giordania, Iraq e dei Peshmerga.

Dopo aver sostenuto i moderati del Free Syrian Army senza esiti ha bombardando l’Isis lottando insieme ai suoi alleati (Francia, Giordania, Iraq, Israele, Free Syrian Army, YPG, Peshmerga). Gli Stati Uniti restano ostili verso la Russia, i lealisti siriani, Jabhat Fatah Al-Sham e Iran.

In seguito ad un lancio di missili dal territorio siriano alle alture del Golan, ha effettuato dei raid contro le postazioni siriane. Alleati: USA, Francia. Ostili ma non in conflitto: lealisti siriani, Hezbollah.

Erdogan nel conflitto siriano ha dapprima appoggiato i ribelli jihadisti, per poi sospendere gli aiuti e ricucire i rapporti con il presidente siriano Bashar al-Assad e soprattutto con la Russia, schierandosi contro l’ISIS.

Il fallimento delle tregueNel corso degli anni molti Paesi coinvolti a vario titolo nel conflitto hanno siglato accordi per il cessate il fuoco, che però hanno avuto davvero vita breve, soprattutto perché nessun attore ha mai potuto dare vere garanzie sul rispetto delle condizioni dell’accordo (e primi fra tutti i non presenti componenti di gruppi jihadisti). Il presidente siriano Assad aveva chiarito di voler proseguire la lotta ”al terrorismo”, così come la Russia ha specificato di non voler interrompere le azioni contro i ”terroristi”, con i quali – in pratica – si intende la maggior parte delle attività delle opposizioni, quindi anche dei curdi alleati con gli Stati Uniti contro lo Stato Islamico. L’Arabia Saudita (contro Assad), ad esempio, ha detto di essere pronta a inviare soldati di terra in Siria sostenendo che sarà più facile sconfiggere lo Stato Islamico una volta destituito il presidente siriano. La Turchia non aspetta altro. Anche gli Emirati Arabi Uniti hanno dichiarato pieno appoggio alla causa, mostrando che questa guerra sta prendendo sempre più i contorni di un conflitto regionale nel quale tutti gli attori sono in prima linea per salvaguardare gli interessi nazionali, che qui fanno rima con acqua e petrolio.

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I numeri della crisi umanitariaSecondo l’Onu in Siria assistiamo alla più drammatica crisi umanitaria dalla seconda guerra mondiale. Quasi cinque milioni di siriani sono profughi all’estero, mentre sei milioni e mezzo sono sfollati in varie regioni della Siria. 13 milioni e mezzo di siriani, sempre secondo l’Onu, hanno “estremo bisogno di assistenza umanitaria”, si contano sei milioni di minori, tra bambini e adolescenti. Ci sono poi cinque milioni e mezzo di siriani che si trovano in “zone che non possono essere raggiunte” dai soccorsi umanitari, tra cui 600mila civili intrappolati e spesso costretti alla fame e all’inedia in zone e cittadine sotto assedio. Quattro siriani su cinque vivono oggi in povertà e l’aspettativa di vita è precipitata dal 2011 di ben vent’anni.

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