Corea del Nord, il cibo scarseggia. Kim ha riunito il partito per discutere dello sviluppo agricolo

Ancora una volta alcuni rapporti indipendenti hanno segnalato che in Corea del Nord ci sarebbe una grave emergenza umanitaria in atto che riguarda il settore alimentare.

Kim Jong-un
Corea del Nord, Kim Jong-un – Nanopress.it

Il regime, sottoposto a sanzioni per via dei suoi programmi nucleari, avrebbe chiesto aiuto all’Onu. Le carestie si verificano ciclicamente. Negli anni ’90 le vittime sarebbero state diverse migliaia, alcuni ipotizzano anche milioni.

La crisi alimentare

La Corea del Nord starebbe attraversando una grave crisi alimentare causata dalla scarsità di cibo. Secondo gli analisti, la conferma del contesto emergenziale in cui versa il Paese arriva proprio dalla decisione, da parte del dittatore nordcoreano Kim Jong Un, di convocare un vertice di partito per discutere dello sviluppo agricolo. La notizia è stata riportata oggi dai media locali.

Solitamente le riunioni partitiche di questo genere sono convocate solamente con frequenza di uno o due volte l’anno. Invece questa volta in modo inusuale la plenaria si è tenuta a distanza di circa due mesi dalla precedente, sempre con all’ordine del giorno le questioni agricole. 

Il vertice si è tenuto ieri. A presiederlo è stato Kim e erano presenti tutti i vertici del partito. Secondo l’agenzia di stampa statale Korean Central News Agency, nel corso della riunione è stato “analizzato il programma per la rivoluzione rurale nella nuova era e deciso riguardo i compiti importanti e immediati e su quelli urgenti.” I partecipanti hanno “approvato all’unanimità gli argomenti in agenda”, ha aggiunto l’agenzia di stampa, senza divulgare altri dettagli.

La richiesta all’Onu

Non è la prima volta che fonti indipendenti segnalano gravi carenze di cibo nel Paese asiatico, che è il più isolato al mondo. Le carestie si sono infatti verificate ciclicamente. Nel 1990 alcuni osservatori pensano che, a causa di esse, ci potrebbero essere stati migliaia di morti e alcuni ipotizzano il numero delle vittime addirittura nell’ordine dei milioni.

L’ultimo a parlare in merito è stato il ministro sudcoreano dell’unificazione, che ha fatto sapere che ci sono state delle segnalazioni secondo cui alcune persone sarebbero morte di stenti al nord. “Giudichiamo la carenza di cibo come grave”, ha detto la scorsa settimana il portavoce del ministero Koo Byoung-sam. Inoltre ha aggiunto come Pyongyang avrebbe anche chiesto aiuto al Programma alimentare mondiale (WFP) delle Nazioni Unite.

Secondo il sito nordcoreano 38 North che monitora il Paese, l’attuale emergenza alimentare sarebbe la peggiore degli ultimi decenni. Il regime sarebbe alle prese con “una complessa emergenza umanitaria in cui al centro c’è la mancanza di cibo”, aveva dichiarato il sito nel gennaio scorso. A causa delle difficoltà di reperire il cibo, questo è diventato estremamente costoso.

La smentita

Malgrado i rapporti indipendenti che hanno raccontato di una situazione davvero complessa in Corea del Nord, il principale quotidiano del regime, il Rodong Sinmun, ha affermato che il Paese dovrebbe continuare sulla strada “dell’economia autosufficiente” come parte della sua lotta contro “gli imperialisti”.

Secondo il giornale, infatti, i cosiddetti “imperialisti” userebbero la collaborazione e l’aiuto per rendere dipendenti i paesi che si trovano in difficoltà economiche. La tesi sostenuta è che secondo questi attori, la crisi non sarebbe superabile in autonomia, mentre il regime sostiene di non aver bisogno di supporto esterno anche per paura di un rapporto di dipendenza.

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Il dittatore Kim con la figlia nel sito dove si svolgono test con missili balistici – Nanopress.it

La popolazione della Corea del Nord versa in condizioni molto critiche già da diverso tempo. Il paese è sotto sanzioni a causa del suo programma nucleare e di riarmo. Questo è uno dei motivi per cui la sua economia ha grosse difficoltà, anche sul fronte dell’approvvigionamento alimentare. 

Inoltre il territorio è soggetto ai disastri naturali come siccità e inondazioni a causa della deforestazione e della mancanza di infrastrutture. La situazione poi è stata aggravata da un lungo periodo di chiusura totale dei confini, da quando il coronavirus si è diffuso in tutto il mondo. Confini recentemente parzialmente riaperti per consentire scambi commerciali con la vicina Cina.

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