Come sono andate le partite della 36esima giornata di Serie A

La classifica inizia a delinearsi, ma senza troppe certezze, soprattutto per quanto riguarda la corsa Champions League e quella per la salvezza. Dopo la nuova penalizzazione, la giornata si chiude con una pesante sconfitta per la Juventus in casa dell’Empoli, ma basterà per agguantare una posizione valida per l’Europa? Rallenta anche l’Inter che, dopo il disastro di Roberto Gagliardini, espulso nel primo tempo, si arrende a un Napoli improvvisamente famelico e cinico dopo la conquista dello scudetto e nonostante la posizione traballante di Luciano Spalletti. È la giornata della Lazio che vince in casa dell’Udinese ed è matematicamente qualificata per la massima competizione europea. Torna alla vittoria anche il Milan con un pesante 5-1 ai danni della Sampdoria, ma anche in questo caso toccherà continuare a vincere per raggiungere l’obiettivo. Ma vediamo nei dettagli cosa è successo nella 36esima giornata di Serie A.

Immobile
Ciro Immobile in azione contro l’Udinese contro cui ha realizzato il gol decisivo – Nanopress.it

Le giornate finali del campionato sono sempre le più emozionanti, quelle in cui si decide il destino di ogni club, chi vince, chi si prende l’Europa, alla fine anche chi è costretto a scendere di categoria. In questa stagione alcuni verdetti sono già arrivati e sicuramente il più importante, con il Napoli che ha già conquistato il titolo di campione d’Italia. I partenopei non si fermano in ogni caso: restava da battere solo l’Inter e anche l’Inter è stata battuta allo stadio Diego Armando Maradona con il netto punteggio di 3-1. È un male soprattutto per i nerazzurri che, appena qualificati per la finale di Champions League, interrompono la loro striscia di vittorie consecutive a pochi passi dalla finale di Coppa Italia. Bene per Milan e Lazio con le due vittorie contro Sampdoria e Udinese. Soprattutto per i biancocelesti, capaci di vincere in trasferta contro i friulani grazie a un rigore di Ciro Immobile e ora staccati rispetto a tutte le altre dirette concorrenti: la squadra di Maurizio Sarri è qualificata per la prossima Champions League. Sulla via che porta alla salvezza, invece, è arrivata un’altra sentenza, stavolta puramente calcistica: la Cremonese perde male contro il Bologna e torna in Serie B. Nuovo ko anche per il Verona, stavolta contro l’Atalanta e, quindi, Lecce e Spezia si accontentano di un pari a reti bianche che avvicina comunque la permanenza in Serie A. Ora resta solo un posto da occupare tra chi dovrà lasciare la massima serie e i veneti rischiano seriamente di occuparlo.

È la giornata di Lazio e Milan, non dell’Inter. Il Napoli torna alla vittoria, la Roma no. Tonfo Juventus dopo la penalizzazione

Tra le coppe e per le coppe, la Serie A entra nei suoi momenti più caldi e senza più tanto tempo per recuperarli. Ad attrarre la maggior parte delle attenzioni è certamente la corsa che porta alla Champions League con almeno sei squadre ancora implicate e con il verdetto giudiziario della Juventus che pesa inevitabilmente anche sul destino di tutte le altre. Ieri, infatti, a pochi minuti dal fischio d’inizio contro l’Empoli, è arrivata la sentenza della corte d’Appello che ha stabilito dieci punti di penalizzazione per la Vecchia Signora, ora sempre più lontana dall’Europa che conta, ma anche dall’Europa League e senza la possibilità di poterci arrivare attraverso le coppe.

Stavolta, dopo tante settimane in attivo, non è la volta buona dell’Inter che, dopo le fatiche di San Siro e della Champions League, con molti titolari a riposo, crolla contro il Napoli, nonostante il momentaneo 1-1 di Romelu Lukaku e con l’uomo in meno dopo la grave disattenzione di Gagliardini che si fa espellere per doppia ammonizione già durante il primo tempo. Anche per la salvezza si arriva ai momenti decisivi, e probabilmente l’ultimo verdetto arriverà addirittura all’ultima giornata. Intanto, saluta la massima categoria anche la Cremonese (ma era già nell’aria) dopo la dura sconfitta contro un Bologna che ora può credere davvero anche nella Conference League, se la situazione per la Juventus dovesse precipitare con gli altri filoni di inchiesta. Ma ora, a prescindere da tutto, entriamo nel dettaglio per ogni partita e degli eventi che hanno scandito la 36esima giornata di Serie A. La Lazio è qualificata per la massima competizione europea dopo i risultati del giovedì.

SASSUOLO-MONZA 1-2 – I brianzoli continuano a inseguire un sogno, quello che, con una serie di incastri e i grandi risultati nelle coppe europee delle big italiane, potrebbe portare addirittura i ragazzi di Raffaele Palladino direttamente in Conference League. Non è facile e tocca ancora macinare punti, ma le belle prestazioni conseguite dal cambio di allenatore in questa stagione lasciano ben sperare sul fatto che alla fine il club di Silvio Berlusconi possa davvero farcela a centrare l’obiettivo grosso e giocarsi un trofeo ancora più grande tra qualche mese. Insomma, le cose stanno andando in una direzione particolarmente positiva, ma anche il Sassuolo ha sistemato una serie di fattori rispetto alla prima parte di stagione, soprattutto è riuscito a recuperare Domenico Berardi che è uomo decisivo negli equilibri e per il gioco di Alessio Dionisi. I risultati hanno ben presto tranquillizzato rispetto alla corsa per la salvezza, ma i neroverdi hanno tutta l’intenzione di giocarsi le loro carte e togliersi qualche altra soddisfazione nelle ultime sfide di Serie A.

Berardi
Domenico Berardi mentre calcia il rigore che ha momentaneamente portato in vantaggio il Sassuolo – Nanopress.it

La sfida, dunque, è parecchio aperta e soprattutto ci si aspetta già in partenza uno spettacolo niente male per arrivare ai tre punti. Le due squadre cercano entrambe di non prestare troppo il fianco al gioco altrui e di offendere quando si veniva a creare la possibilità di scatenare la manovra offensiva. La partita, proprio per questo motivo, è aperta e anche cattiva, visti i tanti cartellini gialli che vengono sventolati già nei primi minuti del match. Il primo acuto, però, è dei padroni di casa che sbloccano il risultato al 51esimo del primo tempo, dato che gli emiliani beneficiano di un’ingenuità in area di rigore degli avversari e l’arbitro alla fine decide per il calcio di rigore. Dal dischetto si presenta, neanche a dirlo, Berardi che con la consueta sicurezza gonfia la rete e firma il vantaggio. Nella ripresa, Palladino ruota i calciatori, opera diverse sostituzioni e il match cambia. Cambia soprattutto per un’altra ingenuità, ma questa volta del Sassuolo e nello specifico di Ruan Tressoldi che viene espulso per doppia ammonizione e al 68esimo lascia i suoi in dieci uomini. Ancor prima, però, il Monza trova la via del pareggio grazie a una rete del solito Patrick Ciurria che si conferma uomo di grande qualità e fondamentale per gli equilibri dei brianzoli dal centrocampo in su.

Di conseguenza, gli ultimi venti minuti sono soprattutto a matrice Monza e al 93esimo arriva anche il gol partita e non a caso a firma del capitano, Matteo Pessina, che sfrutta un assist di Emanuel Vignato e permette ai suoi di portare a casa tre punti fondamentali per la classifica e le ambizioni dei lombardi. A questo punto, la classifica sorride non poco agli uomini di Palladino che si ritrovano a sorpresa, rispetto agli obiettivi iniziali e soprattutto dopo le prime settimane shock, all’ottavo posto in classifica e con ben 52 punti. Ancora c’è da blindare questa posizione visto che Torino, Bologna e Fiorentina restano in lizza, ma il progetto sta crescendo e questa è la più bella notizia che nemmeno un anno fa è salita dalla Serie B tra lo scetticismo generale e, invece, sta dimostrando di poter ambire al massimo possibile. E non ha alcuna intenzione di fermarsi.

CREMONESE-BOLOGNA 1-5 – Il venerdì, quindi, ha già espresso un risultato importante per il cuore e la classifica, ma il sabato è molto più ricco di verdetti. La prima partita in programma è quella tra Cremonese e Bologna, decisiva per la salvezza, ma ancora per la corsa alla Conference League, per lo stesso motivo del Monza essenzialmente. La squadra di Thiago Motta ha vissuto un piccolo momento di flessione dopo aver dato tutto e aver sorpreso non poco nella parte centrale della stagione, in cui il gioco è cresciuto non poco e soprattutto i gol fatti, ma anche la fase difensiva e la crescita dei singoli calciatori. I padroni di casa, invece, sono in una situazione molto più difficile: hanno la necessità di vincere praticamente sempre per tentare di strappare il quart’ultimo posto, quello che vale di fatto la salvezza, ai danni di Lecce, Monza o Spezia.

L’approccio alla partita della Cremonese, però, non è affatto quello atteso o forse pesa la necessità assoluta di agguantare i tre punti per continuare a credere nella salvezza. I lombardi, insomma, si scoprono e il Bologna, che è attento e concentrato per raggiungere l’obiettivo, non perdona. I felsinei approfittano quasi subito del recupero (finalmente) di Marko Arnautovic e l’ex Inter va in gol dopo 14 minuti su assist di Musa Barrow, reintegrato e pienamente centrale nel gioco dei rossoblù. Lo 0-1 è fondamentale per sbloccare la partita, ma è anche una doccia fredda per i grigiorossi. Passano solo tredici minuti e arriva anche il raddoppio con una rete di Lewis Ferguson, centrocampista che Thiago Motta continua a proporre in posizione offensiva e ottenendo ottimi risultati. A questo punto, le possibilità di agguantare la vittoria si riducono al lumicino per la Cremonese e sul finale del primo tempo diminuiscono ulteriormente. Stefan Posch, al ritorno dalla squalifica, torna anche al gol e permette ai suoi di andare a riposo con il risultato di 3-0.

La faccia dei calciatori di Ballardini dice tutto e la situazione nel secondo tempo sfugge di mano grazie all’uomo più in forma nello scacchiere di Thiago Motta. Riccardo Orsolini, che già aveva messo a segno un assist in partita, trova anche la gioia personale e il poker che blinda di fatto il punteggio. L’esterno d’attacco, in realtà, è croce e delizia in questo match visto che poco dopo sarà anche espulso. All’80esimo, arriva un ulteriore sigillo sulla partita che chiude totalmente i giochi: Nicola Sansone, dopo una bella azione corale, trova la quinta rete e aggrava ulteriormente il quadro per i padroni di casa. C’è spazio, però, per il gol della bandiera e non è un caso che venga firmato dal capitano, Daniel Ciofani, che trova una bella girata, da bomber vero, in area di rigore e fissa il punteggio sull’1-5. Non basta e non va neppure vicino a ribaltare il risultato: al fischio finale, i lombardi sanno che gli altri risultati di giornata potranno condannarli alla Serie B e, alla fine, è effettivamente così. I grigiorossi terminano, per il momento, la loro bella esperienza in Serie A, ma con la certezza di aver scritto la storia e di poterci riprovare l’anno prossimo. Ma per ora può solo essere una magra consolazione.

ATALANTA-VERONA 3-1 – In un sabato di calcio, in pieno pomeriggio, c’è un’altra partita calda per la corsa europea e soprattutto per quella salvezza. Gli uomini di Gian Piero Gasperini hanno tutta l’intenzione di continuare a correre, nonostante la stagione si sia concretizzata in maniera piuttosto altalenante, e gli infortuni non permettano di avere grande continuità di gioco e risultati, soprattutto in attacco. Proprio ora che Duvan Zapata sembrava essere tornato a pieni ranghi e in buono stato di forma, si è nuovamente fermato e non si sa se tornerà da qui al termine della stagione. In compenso, dopo tante settimane di assenza, è tornato Ademola Lookman, non nello stato di forma devastante dell’autunno, ma rappresenta comunque un giocatore essenziale per esprimere il gioco e l’idea di calcio dei bergamaschi. La certezza, insomma, resta ancora quel Rasmus Hojlund che è un calciatore fondamentale per il presente e soprattutto per il futuro, ma che, come tutti i giovani, va a folate e non sempre riesce a trovare la via del gol o a impattare a pieno sulle partite.

E poi la difficoltà della partita risiede soprattutto in un Verona che ha bisogno di correre veloce per restare in Serie A e non è un obiettivo di poco conto per la storia del club. Tutti questi fattori portano gli ospiti a iniziare al meglio la partita, con la ferrea volontà di macinare i punti necessari per staccare ancora lo Spezia e chissà avvicinare il Lecce. La partita la fa essenzialmente l’Atalanta, ma il primo acuto è di Darko Lazovic che trova una grande giocata personale e gonfia la rete per portare il risultato sullo 0-1. I gialloblù, una volta festeggiato il vantaggio, lasciano ancora di più l’iniziativa ai padroni di casa e non è una tattica che paga. Davide Zappacosta, infatti, sfrutta le sue grandi qualità personali e trova l’angolino con un tiro dalla distanza, confermando il suo grande feeling per il gol dell’ultimo mese. L’1-1 è già un risultato dalla proporzioni decisamente diverse, ma da lì in poi il Verona inizia a vedersi veramente poco nell’area bergamasca e l’Atalanta ne approfitta.

Il secondo tempo, infatti, è interamente nerazzurro: Mario Pasalic al 53esimo è autore di un 2-1 facile facile dopo un errore gravissimo del portiere avversario, che tenta un improbabile dribbling, lascia lì il pallone e consente al croato di segnare a porta vuota la rete del vantaggio. Poco dopo il 60esimo, arriva anche il tris e stavolta è un bel gol di Hojlund che viene lanciato da Lookman e trova una botta sul primo palo che non lascia scampo al Verona. La reazione dei veneti c’è, ma non è abbastanza neppure per accorciare le distanze. Questa vittoria li condanna a un finale di stagione thrilling e in cui non sono più padroni del loro destino, mentre i ragazzi di Gasperini continuano a sperare in un posto in Champions League per la prossima stagione, visto che il calendario consente anche di beneficiare uno scontro diretto contro l’Inter la prossima settimana. Si tratta, quindi, di tre punti fondamentali per il destino dei nerazzurri che comunque potrebbero presto sbarcare in Europa League. E sarebbe una grossa cosa per le ambizioni della società.

MILAN-SAMPDORIA 5-1 – Il percorso del Milan è piuttosto incidentato, ma l’acuto che doveva arrivare c’è stato. Dopo l’eliminazione dalla Champions League per mano dell’Inter, che ha fatto parecchio male ai tifosi e alla storia del club ma anche alle ambizioni stagionali, i rossoneri sono chiamati a una reazione corposa e concreta per raggiungere quantomeno il quarto posto che vale la massima competizione europea anche per l’anno prossimo. In realtà, i problemi non mancano perché molti calciatori sono stremati da una stagione ricca di impegni e anche dalle fatiche infrasettimanali, dato che i nerazzurri hanno tolto ai cugini molte energie mentali e fisiche. Rafael Leao, dopo essersi messo alle spalle il problema muscolare, non può essere ancora al top della forma. E lo stesso vale per Olivier Giroud che si porta dietro una serie di acciacchi che non ha mai realmente superato.

Giroud
Olivier Giroud festeggia uno dei gol realizzati contro la Sampdoria – Nanopress.it

Stefano Pioli, però, non ha più scuse e può soltanto vincere tutte le partite rimaste per sperare di salvare la stagione e anche la panchina, visto che da diverse settimane si parla di un possibile addio del tecnico ex Lazio con un nuovo allenatore. E rischia anche la dirigenza, a partire da Paolo Maldini, reo secondo molti di aver commesso molti errori nella costruzione della squadra. Sono pensieri che i rossoneri non vogliono neppure ascoltare, a fine maggio e con un grosso obiettivo sportivo ed economico ancora da centrare. E neppure così vicino, almeno a giudicare dalla classifica.

Per questo, e per lasciarsi i brutti pensieri alle spalle, il Milan scende in campo di sabato sera contro la Sampdoria con l’idea che conti soprattutto il risultato, ma anche con la ferrea convinzione di dover alzare il livello d’attenzione offensiva e di dover concretizzare molto di più a questo punto dell’anno. I blucerchiati hanno già assimilato la retrocessione in Serie B, ma vogliono comunque lasciare la massima categoria con qualche altra soddisfazione, per poi cercare di tornare subito ai massimi livelli.

L’inizio di partita, però, è subito a marchio rossonero e i ragazzi di Pioli mettono subito a ferro e fuoco la difesa avversaria con tutta la qualità dei loro maggiori uomini offensivi. Bastano nove minuti per sbloccare la partita ai padroni di casa: Brahim Diaz sfonda sulla trequarti e offre un assist perfetto per Rafael Leao che non ha problemi a scartare l’ultimo avversario e a depositare in porta il pallone dell’uno a zero. Al 20esimo, però, la gioia del Milan viene subito repressa: Fabio Quagliarella, dopo una stagione travagliata, trova un grande angolo e batte Mike Maignan trovando l’ennesima gioia in Serie A della sua carriera. L’uno a uno, però, non cambia il piano partita dei rossoneri che si gettano all’attacco con tutta l’intenzione di passare il prima possibile nuovamente in vantaggio. Succede già tre minuti dopo e ancora per merito di Brahim Diaz che trova Giroud in area di rigore: il francese lotta, vince il duello personale e non sbaglia per la gioia di tutta San Siro.

I rossoneri, però, non sono ancora paghi e conquistano pochi minuti dopo un calcio di rigore. Dal dischetto si presenta ancora una volta il bomber francese ex Chelsea e spiazza totalmente il portiere, chiudendo già nel primo tempo i giochi. In realtà, alla Sampdoria tocca ancora soffrire e non poco. Nella ripresa entra Alexis Saelemaekers al posto di Junior Messias e i dolori continuano per gli ospiti. L’azione che manda in porta con il pallone Brahim Diaz è uno spettacolo e ne fanno parte tutti i maggiori uomini offensivi del Milan, fino a che lo spagnolo non realizza la bellissima rete, per costruzione e finalizzazione, del poker. C’è spazio anche per un altro gol, che arriva esattamente cinque minuti dopo, al 68esimo. E lo realizza il bomber principe del Diavolo, ancora Giroud, che mette in mostra tutta la voglia di gonfiare ancora la rete e non sbaglia da pochi passi. Il francese ritrova la sua verve realizzativa tutta in una volta e prende i suoi per mano nel momento più difficile della stagione con la prima tripletta in Serie A. A questo punto, c’è spazio solo per il possesso palla e il tifo, sempre meraviglioso, dei rossoneri: la squadra di Pioli conquista tre punti fondamentali per agguantare un posto in Champions League che potrebbe diventare ancora più importante vista la penalizzazione alla Juventus e il ko dell’Inter.

LECCE-SPEZIA 0-0 – La domenica si apre con una partita fondamentale per la corsa salvezza. Nel match tra Lecce e Spezia, infatti, chi vince può avvicinarsi alla Serie A, ma chi perde si condanna a un inferno che si traduce direttamente con la categoria cadetta. Di conseguenza, tra le due squadre domina un po’ di paura, ma anche la consapevolezza che un giorno prima il Verona ha perso e, quindi, l’importante è muovere la classifica per non farsi troppo male.

La partita è cattiva ed entrambe le squadre cercano di avere la meglio sull’altra dal punto di vista della manovra e del gioco. I pugliesi, però, non sembrano particolarmente brillanti e riescono raramente a fare male ai diretti avversari. Gabriel Strefezza l’abbiamo visto in forma migliore e lo stesso vale per Federico Di Francesco, capace di rado di entrare in area di rigore e, quindi, creare delle vere e proprie palle gol. Dall’altra parte, i liguri tentano di fare male soprattutto con M’Bala Nzola, punto di riferimento e calciatore principe della squadra, ma anche in questo caso il Lecce non dà mai realmente la sensazione di percepire dei reali pericoli.

Prevale la difesa, sicuramente, da entrambe le parti e ancor di più prevale la voglia di non perdere piuttosto che la necessità di vincere. I padroni di casa si avvicinano all’obiettivo stagionale, nonostante un girone di ritorno disastroso, mentre lo Spezia riesce a staccare nuovamente il Verona e ora ha in mano il suo destino. Un destino che rischia di essere ancora stupendo se sarà per un altro anno in Serie A. E l’avrebbero detto in pochi fino a due anni fa.

I bianconeri, quindi, possono dirsi abbastanza soddisfatti di come sono andate le cose. Questo pareggio consente ai bianconeri di avere quel punticino in più di vantaggio che vuol dire quart’ultimo posto e uno spiraglio di luce nel percorso per mantenere la categoria. Di certo, non si tratta di un verdetto già espresso, perché ci sono ancora due partite in cui la concentrazione dovrà essere al massimo e soprattutto si dovrà tornare a esprimere un gioco più soddisfacente, in attacco come in difesa. A questo punto, sarà decisiva già la prossima partita contro il Torino in casa, perché conquistare i tre punti vorrebbe dire avere un match point niente male e obbligherebbe il Verona a vincere entrambe le partite per sperare di salvarsi, e una di queste è contro il Milan. Insomma, il meglio deve ancora venire probabilmente ma servirà lo Spezia migliore dell’anno, come successo contro Inter o Milan, per far sì che il sogno diventi finalmente realtà.

Per il Lecce la situazione è anche migliore. I pugliesi hanno addirittura tre punti di vantaggio da poter gestire e due partite non complicatissime contro il Monza e contro il Bologna. Per questo, accontentarsi di un punto e vedere il bicchiere mezzo pieno non sembra affatto una strategia sbagliata, anzi potrebbe valere presto una festa che i tifosi avrebbero potuto veder svanire all’orizzonte e, invece, potrebbe essere una realtà molto più bella da raccontare. Certo, la società e l’allenatore dovranno interrogarsi sui continui alti e bassi che la squadra ha vissuto quest’anno, soprattutto nel girone di ritorno. Ancor di più dovrà tenere presente che il calciomercato sarà una risorsa importante per migliorare il gruppo nelle sue crepe principali. Ci sarà tempo per farlo, ma prima bisogna blindare la Serie A e non c’è obiettivo che conti di più.

TORINO-FIORENTINA 1-1 – Il percorso nella massima categoria sembrava non avere più tanto da dire per entrambe almeno in questa stagione, ma il futuro incerto della Juventus sembra aprire degli spiragli totalmente diversi e che potrebbero far rima con la Conference League, nel caso in cui la Roma vincesse l’Europa League e soprattutto se la situazione dei bianconeri dovesse precipitare. C’è da dire anche che la Viola ha la testa concentrata soprattutto sugli impegni infrasettimanali con due finali da giocarsi e con l’impegno vissuto il giovedì tocca anche compiere delle rotazioni ben precise per arrivare alle prossime emozioni nella maniera giusta. In campionato non ci può essere Nico Gonzalez, ma neppure Arthur Cabral, il grande bomber della seconda parte di stagione e tenuto a riposo in vista degli appuntamenti più importanti. Il turnover aggressivo riguarda anche il centrocampo: se Giacomo Bonaventura non c’è per squalifica, Sofyan Amrabat rifiata per scelta. Il Torino risponde con il solito assetto e con tutti i titolari che sono a disposizione, perché intanto c’è poco da conservarsi per il prossimo futuro e perché alla fine qualche vittoria in più potrebbe rivelarsi particolarmente utile per centrare un’Europa che al momento pare lontanissima.

Il primo tempo se ne va via in maniera un po’ scialba con qualche occasione da una parte e dall’altra, ma anche con la sensazione che difficilmente il risultato sarebbe rimasto sullo 0-0. Così è già nei primi minuti della ripresa quando Luka Jovic gonfia la rete da bomber vero capitalizzando la manovra avvolgente di tutta la squadra. La gioia della Fiorentina, però, non dura così tanto, dato che il Torino trova la via del gol con una bella girata di Antonio Sanabria. Il centravanti taglia alla grande verso il centro dell’area e incrocia sul secondo palo, proprio lì dopo il portiere viola non può mai arrivare, almeno per respingere fuori dalla porta.

Alla lunga il ritmo si abbassa e le due compagini si accontentano pure di non andare oltre. Il Monza ora è avanti, ma Torino e Fiorentina potrebbero comunque restare in lotta fino alla fine ed era questo quello che contava più di tutto, oltre allo spettacolo ovviamente. Le due compagini dimostrano di essere attrezzate per palcoscenici ancora più importanti, soprattutto la Viola che già ha evidenziato il suo valore attraverso le coppe. È inevitabile, però, che la società di Urbano Cairo abbia anche qualche rimpianto per come è stata condotta la stagione, visto che ha lasciato tanti punti per strada in partite sulla carta alla portata e, invece, contro le big, è riuscita a mettere in difficoltà e talvolta a vincere contro squadre ben più blasonate come il Milan o la Lazio. Juric ha messo in piedi un gruppo che sa occupare bene il campo e gli spazi, sa inserirsi tra le linee e ha dei trequartisti che, quando sono in giornata sanno bene come fare male alle retroguardie che gli stanno di fronte.

La vera perla, però, è Antonio Sanabria, un bomber vero che in città avevano etichettato inizialmente come una scelta al ribasso rispetto all’Andrea Belotti dei tempi migliori e, invece, con tanta fiducia e una stagione vissuta da protagonista dell’attacco granata ora sta riuscendo a guidare la classifica dei marcatori del club e senza troppi rivali. Sono dodici i gol già messi a segno in Serie A quest’anno e, di questi, solo uno è arrivato su calcio di rigore. Considerando che la maggior parte sono arrivati nella seconda parte di stagione, il percorso di crescita del calciatore è quello corretto e senza troppi dubbi. Anche se qualche big dovesse arrivare a bussare alla porta di Cairo, dovrebbe continuare a vestire la maglia del Torino, soprattutto perché, in realtà, è difficile trovare di meglio in giro senza sborsare cifre troppo elevate.

Per la Fiorentina il discorso è un po’ diverso. Se si guarda all’intero arco della stagione, la posizione in campionato non può che essere letta come deludente, ma nel complesso giocare due finali, di cui una europea che mancava da troppi anni, è un obiettivo ancora più importante e pochi ci avrebbero davvero sperato nell’agosto caldo in cui tutto è cominciato. La squadra di Vincenzo Italiano esprime un calcio propositivo, offensivo ed europeo, uno di quelli che è difficile contenere o controbattere per la maggior parte delle squadre in Serie A, ma anche per quelle in Conference League. Ora la testa e il cuore sono totalmente concentrate su una Coppa Italia che sarebbe un traguardo particolarmente prestigioso e comunque un trofeo da mettere in bacheca. Certo, battere l’Inter non sarà affatto un’impresa semplice, ma tutti hanno la volontà di mettere il cuore oltre l’ostacolo per cercare di portare a casa un risultato decisivo per il percorso di crescita del club e dell’allenatore.

A un certo punto, ci sarà da decidere anche se quello stesso allenatore deciderà di continuare sulla panchina dei toscani o preferirà cedere alle lusinghe di altre big, pronte a puntarci davvero per far sì che il sogno si realizzi. La Juventus l’ha messo in lista da tempo, ma dipende anche dalle questioni giudiziarie e dalle possibili alternative come Raffaele Palladino o la permanenza di Massimiliano Allegri ad esempio. E poi c’è anche il Napoli che, totalmente a sorpresa e come un fulmine a ciel sereno, potrebbe separarsi da Luciano Spalletti e continuare il suo progetto offensivo con un tecnico che sa impostare e lavorare con il 4-3-3, anzi probabilmente è uno dei migliori attualmente per farlo. Sono tutti fattori che verranno affrontati tra qualche settimana, perché ora la necessità è quella di chiudere al meglio la stagione, tentare di vincere le due finale e, perché no, fare qualche altro punto in campionato. Perché solo così la stagione da buona diventerà magnifica e la Fiorentina ha dimostrato a più riprese di poterselo meritare.

NAPOLI-INTER 3-1 – I partenopei hanno la pancia piena con uno scudetto ormai in bacheca, ma vogliono togliersi un’altra soddisfazione, quella di battere tutte le squadre della Serie A. Manca solo l’Inter e tra le mura di tifosi dello stadio Diego Armando Maradona sembra proprio l’occasione per fare male anche ai nerazzurri. Di contro, i ragazzi di Simone Inzaghi devono recuperare energie e forze dopo aver eliminato il Milan dalla Champions League e aver conquistato la finale.

Per questo, il tecnico ex Lazio compie una serie di rotazioni, anzi un turnover piuttosto aggressivo, lasciando in panchina addirittura otto titolari e puntando sulle qualità di Alessandro Bastoni, Nicolò Barella e André Onana. I campani iniziano meglio la partita con l’Inter che si abbassa in massa dietro la linea del pallone e cercano di contenere gli attacchi dei campioni d’Italia. La svolta della partita arriva sul finale del primo tempo quando Roberto Gagliardini si fa espellere per doppia ammonizione dopo una prima frazione di gioco condotta con molta ingenuità e facendo veramente poco di buono.

Dimarco Di Lorenzo
Giovanni Di Lorenzo, capitano del Napoli, prima di calciare per il 2-1 partenopeo – Nanopress.it

L’Inter si arrangia con l’uomo in meno e cerca di ripartire, ma alla fine, durante il secondo tempo, il Napoli trova la via del gol. Zambo Anguissa si gira alla grande in area di rigore e batte Onana per l’1-0. La festa è grande al Maradona, ma la finalista di Champions League non demorde e trova la via del pareggio clamorosamente con un assist di Federico Dimarco e la zampata di Romelu Lukaku. Questa squadra non muore mai, ma la coltellata decisiva gliela dà Giovanni Di Lorenzo che trova un tiro stupendo con il mancino e toglie le ragnatele dall’incrocio dei pali. I nerazzurri non si arrendono neppure in questo caso, ma in contropiede è il Napoli a trovare il 3-1 con Gaetano e l’assist di Giovanni Simeone. L’Inter interrompe la serie di vittorie consecutive con una sconfitta, ma basterà comunque solo un punto contro l’Atalanta per avere la matematica certezza di entrare in Champions League.

Il tema della partita è stato chiaro fin dal principio e al Manchester City saranno fischiate le orecchie per come i nerazzurri hanno deciso di condurre il match e di portarlo avanti praticamente fino al gol di Anguissa. Per lunghi tratti in questa stagione, i ragazzi di Inzaghi hanno portato avanti un pressing piuttosto aggressivo, hanno enfatizzato la costruzione dal basso e hanno tenuto un baricentro alto atto a schiacciare il diretto avversario. Non sempre ha pagato, anzi spesso contro le squadre meno blasonate della nostra Serie A il risultato è stato semplicemente bloccarsi ogni spazio già in partenza e non trovarne per poi offendere e fare veramente male quando più contava. Questo, oltre alla sterilità che ha vissuto l’attacco nel cuore della stagione, è stato uno dei fattori delle dodici sconfitte in Serie A, un salasso per una squadra che non doveva accettare un risultato del genere da decenni.

Da qualche settimana a questa parte, però, la strategia è stata decisamente diversa, con i ragazzi di Inzaghi che hanno deciso di mollare per un po’ il pressing asfissiante e hanno accettato talvolta di poter anche stare bassi e chiudere tutti gli spazi per poi attaccare alle spalle e cercando di sfruttare il momento di forma degli attaccanti e degli esterni di centrocampo. Con il Napoli, esattamente come contro il Milan in Champions League, il tema tattico ha funzionato per un po’, ma l’evento che ha fatto saltare il banco della partita è stato certamente l’espulsione di Gagliardini. Il centrocampista italiano, con il contratto in scadenza al termine della stagione, non è un titolarissimo, ma nell’ultimo periodo Inzaghi l’ha scelto spesso a partita in corso per dare maggiore fisicità al centrocampo o dal primo minuto per portare avanti quella serie di rotazioni utili a far rifiatare chi aveva giocato di più e voleva tenersi buono per gli appuntamenti più importanti. L’ex calciatore dell’Atalanta ha tradito proprio contro il Napoli e non è un fattore banale, perché conquistare punti anche al Maradona poteva essere un fattore essenziale per blindare un po’ prima la qualificazione alla prossima Champions League. Anche per il morale, a dir il vero, a pochi giorni dalla partita contro la Fiorentina e in vista del 10 giugno, quando a Istanbul si giocherà la finale della massima competizione europea.

Da lì in poi, il match è totalmente cambiato e ha portato l’Inter ad arretrare ancora di più il suo baricentro con Joaquin Correa spostato sulla linea dei centrocampisti e chiamato a fare da tramite rispetto a Lukaku, spesso isolato e incapace di fare male di fronte ad avversari fisici, attenti e concentrati come Amir Rrahmani e Kim Min-Jae. In più, il mediano nerazzurro era stato avvertito in più occasioni di dosarsi, stare attenti, non effettuare interventi vistosi e quindi la scivolata su Kvaratskhelia non può che essere letta come una follia che a questi livelli non può essere accettabile. In molti hanno anche puntato il dito contro il turnover di Inzaghi, ma a posteriori non può essere giudicato come una scelta del tutto sbagliata: le priorità sono altre e, alla luce dei dieci punti comminati alla Juventus, a questo punto basterà un punto in casa contro l’Atalanta per raggiungere l’obiettivo minimo in Serie A, quel quarto posto che garantisce di nuovo il Paradiso del calcio europeo, ma anche una consistente somma di denaro per programmare il futuro. Che poi è la cosa più importante di tutte, almeno fino a quando non arrivano le finali e possibilmente le coppe da collocare in bacheca.

UDINESE-LAZIO 0-1 – Con solo due cambi sull’undici titolarissimo di stagione, ed entrambi per necessità, i biancocelesti di Maurizio Sarri si presentano in quella che è diventata la terra delle sentenze in questo campionato 2022/23. Ed è proprio con questo spirito, e dopo aver visto la partita dell’Inter contro il Napoli, che la Lazio si presenta, appunto, a Udine, contro la squadra di Andrea Sottil che nel girone d’andata li aveva fermati, e contro cui Ciro Immobile, il capitano e il bomber, si era fatto male per la prima volta.

L’obiettivo è quello ritorno in Champions League che potrebbe arrivare con qualche giornata d’anticipo se alla Juventus venissero levati tanti punti da farla retrocedere da quel secondo posto che nei fatti è loro, ma l’obiettivo è anche quello di tornare a vincere per arrivarci solo con le proprie forze. Nel primo tempo quello obiettivo non sembra interessare per davvero perché gli ospiti non ci mettono la cattiveria giusta, nella seconda frazione le cose cambiano parecchio. Luis Alberto sale in cattedra, Alessio Romagnoli è un muro (e colpisce anche un palo) e il capitano e bomber, quell’Immobile che è stato anche un po’ contestato in questi ultimi tempi, si procura un rigore e lo trasforma, senza dubbi. È il gol che regala tre punti e forse la qualificazione alla prossima coppa dalle grandi orecchie, in quella Dacia Arena dei verdetti, che forse ne ha scritto un altro, tra le polemiche dell’Udinese e una goduria infinita per il tecnico toscano che con la squadra più corta (ma avendo rinunciato alle coppe europee) è riuscito in un capolavoro che nessuno avrebbe neanche sperato all’inizio dell’anno, o chissà.

Alla fine, come vi abbiamo scritto diverse volte fino a questo momento, l’aiuto ai biancocelesti non è arrivato solo dal campo, in cui comunque la squadra di Sarri ha fatto il suo dovere, ma anche dalla corte d’appello, visto che la penalizzazione di dieci punti alla Juventus ha garantito l’accesso matematico alla prossima Champions League. Si trattava, senza neanche nascondersi troppo, di un obiettivo fondamentale per i capitolini, ancora di più che avanzare nelle coppe europee, e questo l’hanno dimostrato i fatti, ma anche per le risorse economiche che il club si vedrà iniettate nelle prossime settimane e che potrebbero permettere a Claudio Lotito e Igli Tare di condurre un calciomercato più che dignitoso e che possa aumentare le frecce nell’arco di Sarri. È questo che vuol dire crescita, avere dalla propria parte un allenatore che riesce a fare il massimo con le risorse a sua disposizione e a far rendere al meglio calciatori sottovalutati o non messi a pieno nelle condizioni di dare il massimo.

La Lazio se lo merita, se lo merita per come ha blindato la fase difensiva dopo una prima stagione in cui quel 4-3-3 sembrava un colabrodo. Se lo merita per come ha valorizzato il patrimonio giovane e italiano che la società aveva messo a sua disposizione. Se lo merita perché gioca un calcio gradevole e spendibile anche a livello europeo e perché le idee vanno sempre esaltate, mai messe da parte. E, quindi, merito a chi a due giornate dal termine, e nonostante le continue assenze del suo simbolo e capitano, si è guadagnato la massima competizione europea. Ora non è possibile fermarsi, ma siamo sicuri che Sarri non abbia alcuna intenzione di farlo.

ROMA-SALERNITANA 2-2 – La 36esima giornata non si chiude di domenica, dato che di lunedì ci sono ancora delle sentenze importanti da rimarcare. Tra queste c’è anche il percorso della Roma, stanchissima dopo la finale di Europa League conquistata ai danni del Bayer Leverkusen e in cui affronterà il Siviglia. Contro la Salernitana, a dispetto delle attese, non c’è ancora Paulo Dybala che finisce addirittura in tribuna, nonostante le sue condizioni fisiche non si siano aggravate dopo la brutta botta data da José Palomino.

Mourinho
José Mourinho, allenatore della Roma, mentre dà indicazioni alla squadra a bordo campo – Nanopress.it

Da Bove in difesa ai tanti giovani in campo, è evidente che i giallorossi scendano in campo con una formazione fortemente rimaneggiata, anche per preparare i titolarissimi a una finale che conta anche di più dell’arrivo all’Europa più splendente attraverso il campionato. Ne approfitta la Salernitana che è brava a sfruttare le incertezze dei padroni di casa e trovare il vantaggio con Antonio Candreva. I capitolini non perdono lo spirito che ha caratterizzato la squadra durante la maggior parte della stagione e trovano la via del pareggio con Roger Ibanez sul finire del primo tempo. Il gol del centrale, però, viene annullato al Var. Nel secondo tempo, José Mourinho opera un paio di cambi e la musica cambia: Lorenzo Pellegrini batte una punizione pericolosa ed è bravo Stephan El Shaarawy a farsi trovare pronto sulla respinta e gonfiare la rete.

Il linguaggio del corpo dei calciatori indica come la volontà sia quella di arrivare alla vittoria, ma è ancora la Salernitana abile a colpire in contropiede. Boulaye Dia si fa trovare ancora una volta pronto e firma l’1-2. La qualità della Roma, e soprattutto la mentalità impostata da Mourinho, spuntano ancora e arriva il 2-2 con uno dei fedelissimi del tecnico portoghese, Nemanja Matic. Nei minuti finali entrambe le squadre tentano di vincere la partita, che si chiude anche con dei momenti di tensione dopo un fallo di Zalewski su Dia. L’arbitro, però, fischia tre volte e il risultato non cambia. Con questo pareggio, i giallorossi si allontanano sempre di più dalla Champions League che potrebbe arrivare anche con la conquista dell’Europa League.

Si tratta di un risultato pesante per la squadra della Capitale e che ridimensiona le ambizioni in campionato per i ragazzi di José Mourinho. È chiaro che un pareggio casalingo in questa giornata riduca al lumicino le possibilità di entrare nel novero delle prime quattro ed era quello l’obiettivo massimo che il club si era imposto per un ulteriore scatto in avanti nel percorso di crescita della società. Ora tutte le speranze per salvare la stagione sono da ricondurre alla finale contro il Siviglia, una squadra che l’Europa League ce l’ha nel dna e che è riuscita a eliminare anche la Juventus in semifinale dopo una vera e propria battaglia giocatasi tra Torino e la Spagna. Bisognerà tenere la guardia alta, non lasciare spazio alla fantasia degli interpreti di José Mendilibar, tentare anche di offendere con la qualità dei propri uomini offensivi. Pensate a Dybala, ad esempio, uno che spesso ha acceso la luce dei suoi dalla trequarti in su e che potrebbe tornare al massimo della forma proprio per la partita più importante della stagione. La garanzia è anche in questo caso in panchina, perché Mourinho una finale europea non l’ha mai persa e non vuole iniziare proprio adesso che potrebbe laurearsi imperatore di una città che uno come lui l’ha atteso e coccolato per anni, e ora se ne sta godendo i dividenti. Insomma, non tutto è dato per perso, anzi probabilmente il meglio deve ancora venire. Passerà tutto da Budapest, perché alla fine sono sempre le finali quelle che scrivono la storia, nel bene e nel male.

EMPOLI-JUVENTUS 4-1 – La Vecchia Signora si presenta all’Alberto Castellani con una sentenza che pesa come un macigno: poco prima del fischio d’inizio della partita contro l’Empoli, che potrebbe regalare anche la salvezza con due giornate d’anticipo agli uomini di Paolo Zanetti, la Corte d’appello federale ha levato dieci punti alla squadra di Massimiliano Allegri, che ora rischia per davvero di non arrivare alla prossima edizione della Champions League (Uefa permettendo, per giunta).

Vlahovic
Tutta la frustrazione di Dusan Vlahovic durante il 4-1 dell’Empoli ai danni della Juventus – Nanopress.it

E la risposta è anche arrivata prontamente da parte del club torinese, come potete vedere di seguito. Nonostante la concomitanza con il match e un tempismo da parte della giustizia criticato da molti e che sicuramente incide anche sulle prestazioni sportive.

Non che si veda dalle prime battute – anche perché ci prova la Juventus a sbloccare fin da subito la gara e indirizzarla verso binari più agevoli, ma poco ci manca -, perché nel giro di tre minuti, e prima della mezz’ora, con il rigore trasformato da Francesco Ciccio Caputo, i toscani passano in vantaggio. Sembra una doccia fredda che attende solo la risposta dei bianconeri, ma in realtà passano tre minuti e arriva anche il raddoppio. Su azione da calcio piazzato e in seguito a una mischia in area di rigore ci pensa Sebastiano Luperto a trovare la parte alta della rete con il mancino e firmare il 2-0. Un uno-due impressionante che mette in mostra tutti i limiti difensivi della Juventus, ma anche la voglia dell’Empoli di conquistare una salvezza matematica che a un certo punto è stata pure a rischio, ma mai del tutto. Certo, la partita è lunga, ma colpo su colpo, la squadra è quasi del tutto ko, talmente tanto che sono sempre i toscani che, nel secondo tempo, segnano ancora un gol, e sempre con l’ex Sampdoria. Anche in questo caso la fragilità della retroguardia della Vecchia Signora è evidente, ma anche una forza mentale che probabilmente con il nuovo meno dieci è venuta a mancare.

Il gol della bandiera, per i bianconeri, arriva solo all’85esimo con Federico Chiesa, ma non è che una rondine che non fa primavera (specialmente in questa primavera), perché al secondo dei sette minuti di recupero concessi dall’arbitro, c’è gloria anche per Roberto Piccoli. È un tracollo, una disfatta, arrivata dopo la sconfitta di Siviglia in Europa League, dopo la sentenza, in una stagione che ce ne sono state di migliori. Gioisce, però, l’Empoli che è davvero salvo e la Lazio che, ora, è per davvero in Champions League, tre anni dopo l’ultima volta, e con due giornate di anticipo rispetto agli altri.

La giornata orribile della Juventus si conclude con un solo margine di speranza: l’ingresso in campo di Chiesa. Dopo la brutta prestazione contro il Siviglia, che probabilmente è costato il passaggio del turno, l’esterno d’attacco, come tutti i campioni, ha mostrato di saper reagire e di poter fare la differenza. È troppo poco, però, per regalare speranza, soprattutto perché in estate, se le cose dovessero mettersi davvero male, potrebbe dire addio. E con lui anche le aspettative per il futuro se ne andrebbero a gambe levate, come succede con la gioventù.

La classifica di Serie A ora è più chiara: la Lazio è in Champions League, la Cremonese in B

I verdetti importanti che ci ha regalato, almeno sul campo, la 36esima giornata sono due: la Lazio è aritmeticamente, ve lo ripetiamo, qualificata per la prossima Champions League, mentre la Cremonese saluta tutti e torna in Serie B, sperando al più presto di poter rivivere il sogno che si era guadagnata un anno fa. Per tornare ai piani alti, all’Inter ora basta un punto contro l’Atalanta o, in caso di sconfitta contro i bergamaschi con più di un gol di scarto, una vittoria contro il Torino. Si avvicina alla massima competizione europea anche il Milan, a cui però serve ancora almeno una vittoria per gioire.

In realtà, almeno dal punto di vista matematico, la Juventus potrebbe ancora pensare al quarto posto, ma servirebbero due sconfitte per Milan, Atalanta e Roma e due vittorie per i bianconeri. Difficilissimo, ma non impossibile, anche perché alla prossima c’è lo scontro diretto contro il Diavolo. Nella zona salvezza, il Lecce già al prossimo turno potrebbe chiudere i giochi con una vittoria, a quel punto resterebbero solo Spezia e Verona in lotta fino all’ultima giornata. Attenzione, però: se i liguri dovessero vincere la prossima e i veneti dovessero perdere, i ragazzi di Zaffaroni sarebbero condannati alla Serie B con un turno d’anticipo. E il quadro sarebbe completo. Di seguito la classifica che si è delineata dopo la 36esima giornata.

NAPOLI 86
LAZIO 68
INTER 66
MILAN 64
ATALANTA 61
ROMA 60
JUVENTUS 59*
MONZA 52
BOLOGNA, TORINO, FIORENTINA 50
UDINESE 46
SASSUOLO 44
EMPOLI 42
SALERNITANA 39
LECCE 33
SPEZIA 31
VERONA 30
CREMONESE 24
SAMPDORIA 18
*10 PUNTI DI PENALIZZAZIONE

 

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