Come sono andate le partite della 26esima giornata di Serie A

La Serie A non smette di stupirci e vale anche per la 26esima giornata del massimo campionato italiano. Già l’inizio non era nelle attese, dato che l’Inter è caduta a Spezia con tante polemiche, critiche e strascichi anche per il futuro. E poi c’è la Roma che, dopo i successi delle ultime uscite, crolla in casa contro un Sassuolo meraviglioso. Chi non sorprende, invece, è il Napoli, capace di disfarsi senza troppo problemi di un’Atalanta sempre più lontana dall’Europa che conta di più. Bene anche la Juventus, nonostante qualche minuto thrilling, contro la Sampdoria ultima in classifica. A chiudere c’è il Milan che contro la Salernitana porta a casa un pareggio decisamente amaro e non si rilancia del tutto per la corsa al secondo posto. Ecco tutti i risultati della giornata.

Kvaratskhelia
Khvicha Kvaratskhelia festeggia il super gol contro l’Atalanta – Nanopress.it

Quest’Inter non si riconosce più, se non nella sua follia. I nerazzurri stavolta sono caduti per mano dello Spezia in un match che voleva dire tanto nella corsa per la Champions League, ma soprattutto in avvicinamento alla partita contro il Porto. Non ne approfitta subito il Milan, che non prosegue nel suo buon momento di forma, e non solo per la sconfitta contro la Fiorentina a parte. E il Napoli scappa ancora, se qualcuno sta ancora tenendo il conto, lo fa smentendo subito il ko contro la Lazio e battendo l’Atalanta con il risultato di 2-0 e con un Khvicha Kvaratskhelia mostruoso. Ma non è una novità. La Juventus, poi, ottiene il bottino pieno contro la Sampdoria, mentre la Roma esce a sorpresa dall’Olimpico senza neanche un punto in più, contro un Sassuolo più bello, fresco e determinato.

Tutti i risultati della 26esima giornata: male Inter e Roma, Napoli e Juventus vincono

Non è più tempo per aspettare la condizione migliore, bisogna loro correre, correre instancabilmente e sperare che gli altri falliscano. Stavolta a farlo è stata l’Inter e non è una novità, ma ancora una sorpresa, in una stagione caratterizzata da un’altalena di risultati triste e quasi endemica nel progetto di Simone Inzaghi.

Brava solo la Juventus ad approfittarne, ma non Roma, Lazio e alla fine anche il Milan. I giallorossi sono caduti malamente contro un Sassuolo in gran forma, nonostante giocassero in casa. Non ci va tanto lontana la Lazio che, senza Ciro Immobile ancora infortunato, perde una bella dose di pericolosità offensiva e non fa male a un Bologna organizzato e cinico. E neanche il Milan è sembrato nella sua forma più splendente e ha impattato contro una Salernitana organizzata e ben messa in campo.

SPEZIA-INTER 2-1 – I nerazzurri arrivano con il petto gonfio al match contro lo Spezia. La Beneamata semplicemente è reduce da un’importante affermazione contro il Lecce, semplicemente dominante e dalla vittoria in Champions League nell’andata contro il Porto. Ma non basta per trovare la tanto agognata continuità di gioco e prestazioni.

Lukaku
Romelu Lukaku in azione durante il match contro lo Spezia – Nanopress.it

Se contro il Bologna, però, si era verificato un vero e proprio blackout a ogni livello, stavolta la squadra di Inzaghi parte bene, come chi vuole regolare subito i conti e senza lasciare tante attenuanti alla diretta concorrente. Il ritorno dal primo minuto di Marcelo Brozovic è un innesto niente male: il croato non perde la sua corsa e il suo posizionamento impeccabile per tutto il primo tempo, garantendo una prima impostazione di grande qualità e innescando la manovra dei meneghini. La sua crescita, però, non corrisponde a quella totale dell’Inter. E non ci riferiamo al centrocampo che anche con Hakan Calhanoglu inizialmente a riposo comunque macina gioco e occasioni.

Ciò che manca all’Inter non è neanche la difesa in senso stretto, visto che Samir Handanovic in tutto il primo tempo viene impegnato al massimo due volte e senza dover fare gli straordinari. Al 14esimo, però, già si capisce che non è proprio la serata dritta che i nerazzurri si aspettavano: la squadra ospite conquista un calcio di rigore che avrebbe voluto battere Romelu Lukaku, ma in realtà dal dischetto si presenta Lautaro Martinez. Il Toro, però, stavolta non è infallibile e viene ipnotizzato da Bartlomiej Dragowski che è bravo a respingere alla sua sinistra.

L’Inter comunque non perde la sua verve e i suoi intenti di dominio del gioco e continua a macinare occasioni. Le difficoltà nell’innescare il gigante belga lì davanti, però, non si placano e alla fine la prima frazione di gioco, nonostante i tanti tiri indirizzati verso la porta bianconera, termina con il risultato di 0-0. Un bottino magro che i nerazzurri sperano di rimpolpare nella ripresa, ma con lo Spezia intenzionato a infastidire gli avversari e ripartire in contropiede per alimentare la corsa alla salvezza.

È proprio quello che succede: infatti, Leonardo Semplici gioca già al 46esimo gioca la carta Daniel Maldini e il giovane figlio d’arte non delude le aspettative. Bastano nove minuti al talento italiano per raccogliere l’assist di un bravo Mbala N’Zola e segnare il gol che vale il vantaggio con un tiro rasoterra. Stavolta la Beneamata accusa il colpo e per qualche minuto resta a leccarsi le ferite, probabilmente un po’ scossa da quanto è appena successo dopo una partita dominata in lungo e in largo.

Stavolta ci prova Inzaghi a dare una scossa dalla panchina e lo fa tenendo in campo contemporaneamente Lautaro Martinez, Lukaku, ma anche Edin Dzeko. Poi butta nella mischia anche il talento di Valentin Carboni che, però, non entra mai veramente in partita. La scossa arriva poco dopo l’80esimo, quando Denzel Dumfries conquista un calcio di rigore. Stavolta, come da programmi, dagli undici metri si presenta Lukaku che non sbaglia.

Per l’Inter è comunque poco e, quindi, continua ad attaccare a caccia del gol vittoria. La rete decisiva, però, arriva dall’altra parte. Dumfries sbaglia totalmente il tempo dell’intervento e causa un calcio di rigore in favore dello Spezia. In questo caso, non ci sono dubbi sul tiratore: N’Zola non sbaglia, Handanovic può solo intuire. La partita finisce 2-1 e con tanti punti di domanda sul futuro di Inzaghi, ancora ritenuto responsabile dei cali psicologici della squadra. Tanto, però, passa dal match contro il Porto, il più importante della stagione fino a questo momento.

EMPOLI-UDINESE 0-1 – Il sabato inizia con una partita che non vorrà dire tanto per la classifica, ma che ci si aspetta con tanto divertimento e occasioni da una parte e dall’altra. Un pensiero che investe tanti, soprattutto perché entrambe non hanno molto da chiedere alla classifica, se non un piazzamento ancora più tranquillo e prestigioso di quello attuale. I toscani comunque non vogliono deludere ancora il loro pubblico e anzi hanno tutta l’intenzione di regalare un bel pomeriggio ai loro tifosi e sfoggiare talenti come Fabiano Parisi e Tommaso Baldanzi, su cui sono già piombate alcune delle maggiori big italiane.

L’Udinese, da par suo, deve risolvere i suoi problemi offensivi, dati soprattutto dall’assenza delle giocate e della luce di Gerard Deulofeu. Lo spagnolo ne avrà ancora per diverse settimane e la toppa messa con Florian Thauvin finora non ha pagato i dividenti previsti. E poi c’è un Beto al centro dell’attacco che non sta trovando la continuità che in molti si aspettavano all’inizio dell’anno.

La partita, in realtà, si evidenzia parecchio scialba per molti minuti. È vero, Parisi spinge tanto a sinistra e il centrocampo dell’Udinese, allo stesso tempo, tenta di dominare il gioco, ma nessuna delle due prevale sull’altro, relegando quello spettacolo che in molti avrebbero voluto vedere a un primo tempo con la pancia piena e senza ritmi davvero mai elevati. Le due squadre ci mettono anche aggressività, e da lì derivano le tre ammonizioni arrivate nei primi 45 minuti di gioco, ma di occasioni vere e proprie non ce ne sono poi così tante.

Nella ripresa, per entrambe, l’intenzione è prevalere sui diretti avversari e alla fine è l’Udinese ad avere la meglio, stavolta con un calcio piazzato. Sandi Lovric serve un assist al bacio per Rodrigo Becao che svetta e regala il gol del vantaggio ai bianconeri. Siamo al 54esimo e tante pagine devono ancora essere scritte, con l’Empoli che tenta una reazione dovuta più all’orgoglio e alla tecnica, molto più che a un ritmo e una manovra che sembrano mancare ai toscani in questa fase della stagione.

Neanche i cambi operati da Paolo Zanetti riescono a dare la scossa che ci si attende dalle forze fresche della panchina. Alla fine, l’Udinese basa i suoi ultimi venti minuti sulla compattezza del suo centrocampo e sui duelli vinti in difesa e gli basta per trovare tre punti fondamentali per il percorso dei friulani in campionato. È vero che la Conference League è lontana, ma con questo risultato i bianconeri salgono al decimo posto in classifica e sognare non costa nulla, anche perché di partite ce ne sono tante per ribaltare il proprio destino. Va molto peggio all’Empoli che ora è al 14esimo posto, ma con un +9 ancora rassicurante rispetto all’inferno dei posti caldi per non retrocedere.

NAPOLI-ATALANTA 2-0 – Il sabato di pane e pallone continua con la prima della classe. I ragazzi di Luciano Spalletti hanno una missione ben precisa per dimenticare la sconfitta contro la Lazio, etichettarla solo come un passo falso sfortunato e prepararsi al meglio alla Champions League: vincere contro l’Atalanta e possibilmente allungare sull’Inter, sconfitta dallo Spezia.

Spalletti
Luciano Spalletti a bordocampo durante una partita del Napoli – Nanopress.it

Per l’Atalanta, invece, il match dello stadio Maradona ha il sapore di una di quelle partite da dentro o fuori: i nerazzurri hanno assoluto bisogno dei tre punti per accorciare sulle principali candidate alla Champions League, anche se di fronte c’è la migliore squadra dell’intero campionato. I padroni di casa mettono subito in evidenza il diverso livello tecnico in campo, dominando il centrocampo grazie alle geometrie di Stanislav Lobotka che si miscela alla perfezione con la fisicità degli altri interpreti del reparto. Gli attacchi del Napoli, però, sono ben contenuti dai diretti avversari, abituati a giocare uomo contro uomo e ben attenti a chiudere gli spazi per poi ripartire in contropiede.

Gian Piero Gasperini, inoltre, si gioca la carta Duvan Zapata dal primo minuto, anche se il colombiano non pare al massimo della forma e soprattutto non viene innescato con la continuità che ci si aspetterebbe. Di fronte, c’è un Kim Min-Jae che Spalletti a fine partita dirà apertamente essere il miglior difensore centrale al mondo e, quindi, non è proprio semplice passare e cercare di superare l’ultima linea dei partenopei.

Nel secondo tempo, per smuovere uno 0-0 che iniziava a diventare preoccupante, c’è il solito meraviglioso Kvaratskhelia. L’esterno d’attacco georgiano inizia a seminare avversari sulla trequarti, poi con otto uomini attorno, mette un timbro indelebile sulla partita con un bolide che finisce dritto sotto la traversa. Il Napoli passa in vantaggio e soprattutto mette sui binari giusti un incontro bloccato per lunghi tratti. Inizia una girandola di cambi con cui il Napoli cerca di spezzare il ritmo e inserire forze fresche, mentre l’Atalanta prova semplicemente a rimettere a posto le cose.

Al 77esimo, però, la partita viene chiusa a doppia mandata: Eljif Elmas serve un assist quasi perfetto ad Amir Rrahmani e il difensore centrale firma il 2-0. Gli ultimi attacchi dei bergamaschi servono solo a ribadire che i giochi sono chiusi, anche grazie all’insuperabile difesa di Spalletti, brava a neutralizzare tutti i principali pericoli architettati dagli ospiti. Il Napoli continua a volare, mentre l’Atalanta non riesce proprio a uscire dal momento difficile e gli esiti si vedono direttamente sulla classifica. I bergamaschi, rispetto a un mese fa, sono molto più lontani dall’Inter al secondo posto (precisamente a -8), mentre il quarto posto resta comunque a cinque punti, ma più che altro per demeriti degli altri.

Che dire, invece, di un Napoli che continua a stupire per il gioco mostrato e la maniera in cui viene attuato. Sicuramente, anche quando le cose non vanno in maniera eccellente, la coppia formata da Kvaratskhelia e Osimhen sembra in grado di ribaltare improvvisamente le cose. Oltre all’architettura complessiva della squadra, sono loro la cifra in più che sta permettendo di dominare l’intera Serie A. E non è detto che in Europa vada diversamente.

BOLOGNA-LAZIO 0-0 – I biancocelesti sono attesi alla prova del nove per i piani alti, dopo la sconfitta dell’Inter e un secondo posto che sembra a portata di mano. Maurizio Sarri, quindi, non può proprio mancare l’appuntamento con la vittoria e ci si aspetta dalla squadra di Roma una prestazione all’altezza dell’obiettivo secondo posto.

Sarri
L’allenatore della Lazio, Maurizio Sarri, concentrato durante la partita contro il Bologna – Nanopress.it

Invece, la squadra biancoceleste si ferma proprio sul più bello e quando era in palio l’aggancio ai nerazzurri di Inzaghi. I rossoblù mettono in campo una prestazione di grande qualità e quantità, esattamente come nelle ultime settimane, e il club della Capitale non sempre riesce a imporre la sua manovra avvolgente a discapito dei padroni di casa.

Il più attivo in campo sembra Mattia Zaccagni, capace di puntare spesso l’avversario nell’uno contro uno e di seminare il panico. Qualche occasione ce l’ha anche Felipe Anderson, ma non basta. La Lazio se ne torna un po’ più a sud con uno scarno zero e zero. E poteva andare meglio.

L’amaro in bocca si legge, infatti, sul volto di un allenatore e di una squadra che hanno portato a termine dei miglioramenti decisamente considerevoli dallo scorso anno, ma che ancora non riescono a concretizzare il definitivo salto di qualità verso le stelle assoluto della nostra Serie A. Di certo, è impossibile non dare i giusti meriti a ciò che è stato ampiamente rivoluzionato, e in senso positivo, dalla società e dal tecnico. La difesa ora è molto più solido e ha portato punti pesanti in cascina, ma la sensazione è che durante la prossima estate qualcosa lì davanti debba essere rivoluzionato.

Immobile non può più essere quello di un paio di anni fa e deve fare i conti con una carta d’identità che avanza sempre di più. Acquistare un nuovo bomber che possa all’occorrenza subentrargli e che alla lunga possa prendere il suo posto sembra doveroso per dare continuità al progetto. E poi c’è il caso – se così si può chiamare – legato al futuro di Sergej Milinkovic-Savic. Il serbo pare la versione sbiadita del calciatore che ha fatto la fortuna della Lazio negli scorsi anni. Ora anche da parte sua ci si aspetta una svolta, per mostrare chi è realmente e perché può ancora fare il bene della squadra della Capitale.

Dall’altra parte c’è un Bologna per cui i complimenti si sprecano, per forza di cose. I rossoblù continuano a macinare punti e contro alcuni dei più illustri avversari della Serie A. Non sappiamo ancora se il futuro di Thiago Motta sarà in Emilia, con diverse big che l’hanno messo nel mirino, ma di certo sappiamo che è riuscito a costruire qualcosa di bello e che sognare non costa nulla, anche se si parla di un posto in Conference League. Il finale di stagione dirà tutto, anche come finirà con Marko Arnautovic, da accentratore totale dell’attacco dei padroni di casa a uno dei tanti, forse anche più dietro rispetto ad altri.

LECCE-TORINO 0-2 – La domenica si apre con una partita che può avere tanto da dire a livello tattico. Il Lecce nelle ultime settimane ha mostrato un fisiologico calo di condizione e prestazioni, ma vuole reagire al più presto e allontanare ancora di più la zona infernale della retrocessione. Il Torino, al contrario, a parte il derby perso contro la Juventus, è in un ottimo momento di forma e mostrando una qualità offensiva che fino a qualche tempo fa era sconosciuta.

Comunque la partita ha tanto da dire soprattutto dal punto di vista dello spettacolo. Invece, i pugliesi sembrano giocare con il freno a mano tirato, il ritmo non si alza e il risultato si vede per i granata che riescono più volte a sfondare e a creare pericoli. E poi l’inizio dei piemontesi è molto più aggressivo e anche cinico. Già al 20esimo Wilfried Singo sblocca il risultato, mostrando i suoi netti miglioramenti rispetto alla prima parte dell’anno.

Passano solo tre minuti e Nemanja Radonjic sfonda dalla sinistra, lasciandosi alle spalle diversi avversari a suon di dribbling. Il suo assist è per il solito Antonio Sanabria, in un grande momento di forma, che non sbaglia. Il Torino, a questo punto, bada alla difesa e cercando di far male ai diretti avversari quando possibile. In realtà, tutti gli sforzi dei giallorossi sono vani. Finisce 0-2 e con altri tre punti in cascina per i piemontesi.

Le buone notizie, quindi, sono sicuramente dalla parte dei granata, capaci anche di disfarsi senza troppa fatica di un avversario che ha messo in difficoltà, con più o meno risultati, praticamente tutte le big del nostro campionato. Non il Torino che raramente ha traballato di fronte ai pugliesi, anche quando hanno cercato di imporre la loro mole di gioco sugli avversari e tra le mura amiche. Ora Ivan Juric ha recuperato degli uomini fondamentali per il suo gioco. L’allenatore può contare su una trequarti letale e in cui Radonjic è esattamente quello che serviva per alzare ulteriormente il livello. E lì davanti Sanabria è l’erede perfetto di quel Belotti che fu e che ha portato tante soddisfazioni all’ombra della Mole.

Dall’altra parte il Lecce deve guardarsi negli occhi dei suoi protagonisti e trovare la giusta quadratura per dare un senso alla stagione. Contro il Torino è crollato anche uno dei calciatori identitari della squadra, quel Federico Baschirotto per cui finora ci sono stati solo elogi. Ora bisogna trovare la giusta qualità a centrocampo e sulla trequarti offensiva, uscire dal momento negativo e riprendere a macinare, per non vivere con i patemi della zona retrocessione ancora troppo a lungo. Ma non sarà impresa facile.

CREMONESE-FIORENTINA 0-2 – Guai a dare per morta la Cremonese! Sì, ne sa qualcosa la Roma e anche il Sassuolo che ha dovuto sudare sette camicie nonostante fosse già in vantaggio di due gol e in uno stato splendido di forma. La Fiorentina, però, stavolta mostra il suo volto più bello e probabilmente è questa la prova di continuità che serviva.

Già nel primo tempo, la Viola mostra la sua superiorità tecnica e inizia a far girare il pallone in maniera accerchiante, dando poco scampo ai tentativi di difesa dei grigiorossi. Il gol del vantaggio arriva già al 27esimo, quando Ikoné sfonda e serve un assist d’oro a Rolando Mandragora, bravo a realizzare il gol del vantaggio. La partita non si ferma qui e soprattutto non si ferma la giornata magica del centrocampista. A inizio del secondo tempo, è ancora l’ex Juventus a servire un ottimo assist ad Arthur Cabral che non sbaglia.

La Cremonese anche stavolta tenta di reagire, ma i risultati, in quest’occasione, non solo quelli tanto attesi. La Fiorentina non perde la concentrazione, invece, e riesce a portare a casa tre punti pesanti e non scontati per la corsa alla Conference League.

È proprio quello che cercava la squadra di Italiano e cioè una vittoria convincente per non perdere il vizio e soprattutto per non perdere il passo dell’ultimo periodo. Finalmente la Viola sembra capace di esprimere al meglio tutto il suo potenziale, fatto di bel gioco, uno dei più radicati della Serie A, ma anche di tante frecce nell’arco del suo allenatore per andare a fare la differenza nella metà campo avversaria. E la parola d’ordine sembra ‘varietà’ nella testa del gruppo toscano: ora non c’è più un uomo che accentra il potere di destabilizzare le partite come ai tempi di Dusan Vlahovic, ma un coro in cui le rotazioni sono ben accette e tutti possono fare male. Quindi, c’è anche maggiore imprevedibilità. Di certo, mentiremmo se dicessimo che Cabral ora non sta diventando quel bomber che tutti aspettavano, ma lo sta semplicemente dimostrando lui con i fatti.

E la Cremonese dopo questa sconfitta dovrebbe arrendersi definitivamente? Certo che no. La classifica di certo non sorride, ma a prescindere dai punti totalizzati, i toscani si stanno imponendo come una delle squadre più aggressive e cattive dell’intera Serie A. I grigiorossi, quindi, come tutte le favole, non hanno alcuna intenzione di gettare la spugna prima del tutto. Poi sarà retrocessione, probabilmente, ma come in un tutte le favole tocca verificarlo fino all’ultimo respiro.

VERONA-MONZA 1-1 – La sfida tra gli scaligeri e i brianzoli ha tanto da dire e soprattutto dal punto di vista tattico. I gialloblù partono praticamente a specchio con i diretti avversari e i duelli uomo contro uomo che si vengono a creare, soprattutto a inizio partita, animano il confronto. Un confronto che, in realtà, non ha un vero e proprio vincitore, anzi. A vincere, almeno nei primi 45 minuti, è essenzialmente l’equilibrio. Per il resto, non c’è tanto da dire con il Monza che esprime il suo solito calcio, quello che ha portato in prima fila Palladino come una delle più belle realtà del campionato.

Nel secondo tempo, poi, la partita sboccia e a passare in vantaggio sono i veneti. A segnare è un calciatore con una qualità pazzesca, ma non sempre continuo: stiamo parlando di Simone Verdi che spera anche stavolta di mettere un marchio importante sulla salvezza. Purtroppo per i padroni di casa, però, non dura tanto. Il Monza avanza con ancora più intensità e sfonda sulla sinistra con il treno Carlos Augusto. A trovare il gol decisivo è Stefano Sensi ed è una bella notizia per il calcio italiano che potrebbe ritrovare al top il centrocampista ex Inter.

Da lì alla fine della partita non succede tanto altro, se non qualche buona occasione da una parte e dall’altra. Il Verona riesce comunque a muovere la classifica e non era così scontato, che comunque serve a questo punto dell’anno. I brianzoli, invece, continuano una mini serie di risultati utili che fanno piacere al morale e alla classifica.

Per analizzare quanto abbiamo visto, di certo, non possiamo fare a meno di indicare quello dei veneti come un andamento lento che, in realtà, fa un po’ scomodo a tutti e soprattutto ai tifosi. I gialloblù non possono essere rimproverati per l’aggressività e per quell’assetto tattico che la nuova guida tecnica ha reso più temibile e offensivo. I quinti di centrocampo sono costantemente attenti in difesa, ma anche con licenza di far male nella metà campo avversaria. Sicuramente manca il cinismo che è in grado di fare la differenza tra chi resta in Serie A e chi retrocede. Se da qui a fine anno, una delle punte a disposizione dovesse finalmente esplodere, è proprio a quel punto che sarebbe possibile fare un salto di qualità niente male nella strada che porta all’obiettivo stagionale.

Che dire, invece, di un Monza che non sarà ancora del tutto continuo dal punto del risultato o della prestazione durante la stessa partita, ma che comunque tatticamente non delude ed è puntualmente messo benissimo in campo. Per il definitivo salto di qualità, Adriano Galliani e i suoi alleati probabilmente aspettano solo la massima espressione in campo di un centrocampista come Sensi, che ha qualità incredibili, solo abortite dai continui problemi fisici. Quando riuscirà a sbocciare definitivamente gli obiettivi potranno cambiare ancora e con un occhio a chi sta avanti.

ROMA-SASSUOLO 3-4 – Dalla Roma ci si aspetta una prova di continuità dopo le ultime due vittorie, pesantissime per i progetti giallorossi. In realtà, la squadra della Capitale inciampa nella trappola Sassuolo con tutti e due i piedi. La partita fin dall’inizio ha un copione ben preciso, con i padroni di casa che cercano di fare la gara e spingono sulle fasce, ma è un atteggiamento molto meno prudente del solito e che incontra un avversario spietato quando trova un po’ più di spazio tra le linee.

Laurientè
Uno scatenato Laurient Laurientè, l’attaccante del Sassuolo che ha steso la Roma – Nanopress.it

Non bisogna togliere meriti, però, ad Alessio Dionisi e ai suoi ragazzi. È così che ben presto Armand Laurientè sblocca il risultato e fa subito male ai capitolini. Passano pochi minuti e al 18esimo è ancora l’attaccante esterno, stavolta su assist di Domenico Berardi, a fare il bis, confermando un momento magnifico di forma. La partita si stappa e trova la via dello spettacolo: è così che la Roma trova una reazione importante con i suoi due quinti di centrocampo: Leonardo Spinazzola innesca Nicola Zalewski che accorcia le distanze.

A fine primo tempo, c’è un altro episodio che cambia totalmente la partita. Berardi anticipa Marash Kumbulla, tra i due c’è un contrasto e il difensore giallorosso dà un calcio dritto sulle gambe dell’attaccante a palla lontana. L’arbitro non ha dubbi: è calcio di rigore e cartellino rosso per il centrale. A realizzare il penalty è proprio Berardi.

Nel secondo tempo, i giallorossi sfoderano la sua arma principale e cioè Paulo Dybala. La Joya entra subito con tutta la sua magia in partita e segna con un tiro a giro magnifico. Siamo 2-3 e molti sentono odore di clamorosa rimonta, ma il Sassuolo è bravo a vanificare gli sforzi e chiudere la partita. Laurienté innesca anche Andrea Pinamonti che torna al gol esattamente un girone dopo. C’è ancora spezio, però, per il forcing finale della Roma e una bella notizia: dopo i tanti mesi di infortunio Georginio Wijnaldum trova un bellissimo gol con un pallonetto da campione. Cade la squadra di José Mourinho a pochi giorni dal derby contro la Lazio.

E lasciateci sbilanciare, almeno per una volta. Sicuramente non è questa l’occasione per potersela prendere con gli arbitri: il calcione di Kumbulla è un’autentica follia che non può evitare di essere punita con il rosso diretto e la massima punizione contro. Esattamente come successo con Moise Kean, quella volta a favore, non si può fare a meno di dare le colpe al difensore centrale, autore di una prestazione in generale veramente poco convincente. Un po’ come tutta la Roma: Stephan El Shaarawy ha provato a creare il più possibile, ma senza riuscire a incidere davvero. Il faro della squadra resta sempre quel Dybala che anche a partita in corso resta un’arma impropria da schierare contro gli avversari. È da lui che si dovrà ripartire anche in futuro, e a qualsiasi costo.

Il Sassuolo delle meraviglie, invece, non smette di sognare, anzi è tornato a brillare grazie alla sua versione più splendente. C’è poco da dire se i neroverdi spazzano via anche le big del nostro campionato e a casa loro, e di certo non è casuale. Poi se quell’attacco atomico formato da Berardi, Pinamonti e Laurientè dovesse continuare a girare con questa continuità, sarebbe veramente difficile riuscire a trovare di meglio. E sicuramente non è così scontato.

JUVENTUS-SAMPDORIA 4-2 – I bianconeri, nella speranza che la pesante penalizzazione venga annullata, arrivano alla partita contro la Sampdoria con un solo risultato da portare a casa: la vittoria. La Vecchia Signora sul campo sarebbe al secondo posto, un merito che i tribunali decideranno se sarà reale o meno. È a questo punto, però, che non si può proprio sbagliare e anche perché ora Massimiliano Allegri ha a disposizione quasi tutta la rosa al completo, tranne un Paul Pogba che continua ad alloggiare l’infermeria.

Rabiot
Adrien Rabiot sorridente dopo il gol del 3-2 contro la Sampdoria – Nanopress.it

La Juventus comunque cerca di prendere in mano immediatamente la partita, ma deve anche tenere a bada gli attacchi di una Sampdoria che non sempre è stata così propositiva. Il gol del vantaggio, però, è dei bianconeri. Filip Kostic batte un calcio piazzato molto preciso che trova la testa di Gleison Bremer: dopo solo 12 minuti il difensore brasiliano va a segno. Passano pochi minuti e arriva anche il raddoppio, realizzato da un preciso e puntuale Adrien Rabiot. Sembra il preludio a una serata semplice per i padroni di casa, ma la reazione dei blucerchiati è furente e in pochi minuti porta frutti clamorosi. Prima Augello e poi Djuricic segnano due gol in poco più di 60 secondi e ribaltano il risultato.

Di tempo, però, ce n’è tanto: la Juventus resta calma e cerca di affondare il colpo. Ci riesce grazie a uno dei migliori quest’anno agli ordini di Allegri. Stiamo parlando ancora di Rabiot che fa doppietta grazie a un assist di Nicolò Fagioli. I bianconeri continuano a dare impulso alla loro manovra e vanno a un passo anche dal 4-2, ma Dusan Vlahovic spara il suo rigore sul palo continuando il suo momento negativo di forma. Il poker comunque viene servito pochi minuti dopo, quando Soulé, da poco entrato, trova la gloria personale.

Il risultato è di quelli pesanti per i bianconeri, bravi a continuare il momento positivo sia in campionato che in Europa League, a parte la parentesi negativa contro la Roma, in cui la squadra non è riuscita a esprimere il calcio dell’ultimo periodo. Per carità, i blackout mentali e fisici sono ancora all’ordine del giorno, ma avere a disposizione calciatori di questa qualità è sicuramente un grosso vantaggio per tentare di vincere le partite. E poi ci sono i giovani: gente come Fabio Miretti e Nicolò Fagioli, tirata fuori dal cilindro del lavoro e della preparazione, è quella che alla lunga fa davvero la differenza tra chi vince e chi perde.

Peccato per la Sampdoria, brava a reagire proprio nel momento in cui i bianconeri sono calati e a colpire per ben due volte, nonostante finora l’attacco dei blucerchiati sia stato il peggiore del campionato. Stankovic deve cercare di ripartire da quella stessa convinzione  e tentare di portare a casa un filotto che sarebbe praticamente un miracolo a questo punto. Ma crederci è un dovere, nonostante le interferenze e i problemi societari.

MILAN-SALERNITANA 1-1 – A chiudere la giornata, di lunedì sera, è una partita che ha tanto da dire, soprattutto per i padroni di casa. Il Milan, alla luce dei risultati delle altre, non può proprio fallire. I rossoneri sono reduci dall’ottimo risultato conseguito contro il Tottenham in Champions League, ma ora devono svegliarsi e trovare la continuità tanto attesa, per non continuare a essere invischiati nella lotta pericolosa per la massima competizione europea fino alla fine.

Invece, clamorosamente e dopo che avevano fallito tutte le dirette concorrenti, tranne la Juventus, anche il diavolo torna a frenare, proprio quando si poteva tornare al secondo posto. E non è un risultato drammatico, ma sicuramente deludente rispetto alle attese che avevano composto i giorni prima della partita. Fin da inizio gara, il Milan prova a imporre il suo gioco agli avversari come ad accerchiarli e trovare lo sfogo per andare in porta. In realtà, prevale inizialmente la difesa della Salernitana, capace di resistere alle giocate di Rafael Leao e anche alle azioni ben orchestrate da Olivier Giroud.

Giroud
Olivier Giroud esulta dopo il gol alla Salernitana – Nanopress.it

L’episodio che cambia la partita arriva al 46esimo del primo tempo. Ismael Bennacer trova un assist perfetto proprio per il bomber francese, che torna ai gol pesanti e firma il vantaggio. Il secondo tempo, vede un copione della partita un po’ diverso. La Salernitana reagisce bene, cercando di vincere duelli e arriva alla porta avversaria. Il Milan, invece, perde molta brillantezza con il passare dei minuti e viene punito poco dopo i 15 minuti trascorsi nella ripresa. La giocata decisiva è quella di Domagoj Bradaric che serve a Boulaye Dia il pallone d’oro per andare in rete. Entra anche Zlatan Ibrahimovic, al posto di Giroud, ed effettivamente lo svedese dà la scossa. La condizione, e soprattutto la resistenza, non possono essere quelle dei tempi d’oro, ma comunque l’ex Inter e Juventus, soprattutto negli ultimi minuti, non è affatto un soggetto facile da controllare.

Nel forcing finale del Milan è proprio lui ad avere l’occasione migliore, ma Guillermo Ochoa sfodera una delle parate migliori del suo repertorio e salva il risultato. Dopo un eterno tempo di recupero, l’arbitro decreta la fine della partita. Il match finisce 1-1 e un’altra cascina piena di rimpianti torna a Milanello con i rossoneri. L’Inter, intanto, resta clamorosamente seconda, anche dopo la brutta sconfitta contro lo Spezia.

Il pareggio non può soddisfare Pioli e i suoi uomini, anzi lascia un lungo senso di incompiuto che non è facile da spazzare via nella stagione del Milan. Dopo aver eliminato il Tottenham del nemico Antonio Conte, sarebbe stato importante piazzarsi direttamente al secondo posto, visti anche tutti i regali di giornata dalla dirette rivali. Invece, i rossoneri restano nella selva di chi vorrebbe, ma non riesce e la sensazione è che a fine stagione tante cose cambieranno, soprattutto in attacco dove bisogna ringiovanire e chiudere la querelle legata al futuro di Rafael Leao. E poi c’è anche il capitolo difesa: bisognerà verificare se anche nei prossimi mesi Pioli vorrà proseguire sulla scia della linea a tre o tornerà a quel 4-2-3-1 che ha portato in dote uno scudetto. Domande a cui adesso non abbiamo risposta, ma che bisognerà monitorare in quello che sarà.

Bene, invece, la Salernitana che continua a mostrare netti miglioramenti nel lavoro del centrocampo e soprattutto dal punto di vista della tenuta difensiva, fattori che nel recente passato non erano affatto scontati. Alla fine, l’agognata scelta di Sousa in panchina sembra stia pagando i dividenti che tutti si attendevano. Sono semplicemente gli arbori di un progetto che potrebbe portare i campani a essere la bella realtà, con vista sulla stabilità in Serie A, che i tifosi tanto desiderano.

Il Napoli allunga ancora sulle inseguitrici per la Champions, che fanno harakiri

NAPOLI 68

INTER 50

LAZIO 49

MILAN 48

ROMA 47

ATALANTA 42

JUVENTUS 38

TORINO 37

BOLOGNA 36

UDINESE 35

FIORENTINA 34

MONZA, SASSUOLO 33

EMPOLI 28

LECCE 27

SALERNITANA 26

SPEZIA 24

VERONA 19

CREMONESE, SAMPDORIA 12

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