Come contrastare il caro-spesa e quali sono i supermercati dove si può ancora risparmiare

Anche i discount e le catene low-cost cadono sotto i colpi dei rincari, del 12% secondo Altroconsumo: in Italia il Nord-Est è la zona dove si risparmia di più.

Genova, cittadini fanno la spesa al mercato-2
Genova, cittadini fanno la spesa al mercato – Nanopress.it

I rincari dei prezzi sui beni di prima necessità non hanno risparmiato i discount e le fasce low-cost dei supermercati, al contrario, il rialzo maggiore è stato proprio su di loro: +15% rispetto lo scorso anno. Ma nonostante questo rimangono i punti vendita più convenienti dove fare la spesa, visto che supermercati e ipermercati che già in partenza presentano prezzi più alti a loro volta hanno visto i prezzi lievitare del 12% e dell’11%. Ci sono anche delle città in Italia, soprattutto al Nord-Est, dove i prezzi rimangono più bassi che altrove. Lo riferisce Altroconsumo nel report annuale.

L’indagine nazionale di Altroconsumo: gli aumenti e le città del risparmio

Il caro-spesa continua a mettere in difficoltà migliaia e migliaia di famiglie in tutto il Paese. Secondo i dati forniti di recente da Altroconsumo, nemmeno i discount e i brand low-cost hanno potuto far fronte a tali aumenti dei prezzi, finendo per fare lievitare il costo dei prodotti come per quanto già accaduto a supermercati e ipermercati. Tramite l’indagine dell’associazione consumatori che ha condotto una indagine ampia a livello nazionale sulla grande distribuzione, con più di 1 milione e mezzo di prezzi su 125 categorie e 67 città in tutta Italia, è emerso come l’aumento del prezzo generalizzato non stia dipendendo dalle “insegne”. Lo sottolinea Stefania Villa di Altroconsumo. Le sue dichiarazioni, rilanciate da Repubblica in queste ore, tendono ammettere in evidenza come il rincaro sia ancora più aspro dello scorso anno.

Sul 2021 il rincaro secondo la giornalista era stato del 2,6%, adesso sul 2022 si è arrivati al 12%. Ma come giustificare anche l’aumento dei prezzi nei discount? L’associazione spiega come tutto si riconduce al margine stretto su cui lavorano questi brand low-cost, e che se si aumenta il prezzo della materia prima la fatica a rivenderlo al cliente aumenta molto.

In ogni caso i discount negli ultimi 7 anni sono aumentati sul territorio del 5,4%, con gli ipermercati invece in calo del 10%. Come si legge dal report Altroconsumo del resto, una famiglia con due figli – che spende circa 9mila euro l’anno mediamente – può arrivare a risparmiare fino a 3500 euro l’anno facendo la spesa al discount e acquistando prodotti più economici.

Nonostante i rincari abbiano interessato dunque tutte le etichette, la spesa al discount sembra rimanere la scelta migliore per le tasche degli italiani.

Le differenze tra città: le più convenienti secondo diversi canoni

È ancora Altroconsumo a stilare la lista delle città italiane per risparmio, seguendo due criteri. Il primo e quello del risparmio massimo, ossia quelle città dove si spende meno ma acquistando solamente marche low-cost, no brand, ed etichette economiche. Il secondo è il risparmio possibile, dove vi è più scelta e dove la forbice è più ampia tra spesa massima e minima.

Mercato, spesa al banco della frutta
Spesa al banco della frutta – Nanopress.it

Seguendo il primo canone, come già accennato, è il Nord-Est la zona del Paese dove la spesa è meno cara, ma questo è anche merito della concorrenza tra etichette. Sì, perché tra le prime dieci città analizzate per risparmio, cinque di queste sono collocate nell’area tra Vicenza, Venezia e Rovigo. Tra i capoluoghi con i prezzi più bassi troviamo infatti al primo posto le tre città venete, poi Cremona, Verona, Mantova, Modena, Padova, Arezzo e Reggio Emilia, con una spesa minima che va dai 5.800 euro ai 6.121. Tanto Sud invece tra i capoluoghi con i prezzi più alti; prima in classifica Palermo dove la spesa minima arriva a 6.882 euro, seguono Sassari, Pesaro, Ascoli, Messina, Aosta, Savona, La Spezia, Cagliari, fino ai 6.662 euro di Caserta.

Intermedie le grandi città, come Milano, Roma, Bari, Torino, dove la spesa varia dai 6.200 euro ai 6.400 euro. E’ Cremona invece la città con il più ampio divario tra supermercato più caro e quello più economico, con una differenza del 25% (equivalenti a un risparmio qualora si scelgano i punti vendita meno cari di 1.931 euro l’anno). In città come Roma, Bologna e Ancona è ancora la concorrenza a giocare un ruolo fondamentale nel contenimento – relativo – dei prezzi.

La concorrenza fa risparmiare di meno in tre capoluoghi della Sicilia, Messina, Palermo e Ragusa. La città con la forbice più stretta è Caserta, dove la differenza di risparmio possibile è di appena 45 euro.

Le marche più economiche

Ci sono anche, nel report annuale dell’associazione, le classifiche dei brand più economici. Dai prodotti degli ipermercati e dei supermercati, di marca, ai discount.

Tra quelli di marca sono Esselunga Superstore e Famila Superstore i più convenienti tra i supermercati, seguono Pam, Ipercoop e Spazio Conad. È invece Carrefour Market il più costoso. Il migliore tra i discount, tra i distributori economici invece è In’S Mercato, per la prima volta, secondo posto invece per Aldi, terzo per Dpiù e Prix Quality.

 

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