Claudio Scajola: omicidio per omissione per non aver salvato Marco Biagi. L’indagine è aperta

Su Claudio Scajola si indaga per possibile omicidio per omissione, perché l’ex ministro avrebbe saputo del pericolo corso da Marco Biagi, ma non avrebbe fatto niente per intervenire e dare maggiore protezione. In particolare la Procura di Bologna ha riaperto l’inchiesta sui comportamenti omissivi che i funzionari di Stato avrebbero messo in atto revocando la scorta proprio a Biagi. L’inchiesta era stata archiviata, ma adesso tutto ritorna in ballo, dopo il sequestro dei documenti che facevano parte dell’archivio segreto di Scajola stesso.

Claudio Scajola è stato arrestato a Roma dagli uomini della Dia di Reggio Calabria. Con lui sono finite agli arresti altre sette persone, tutte legate al noto imprenditore reggino ed ex parlamentare Amedeo Matacena, a oggi latitante dopo la condanna definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa. La moglie di Matacena, Chiara Rizzo, è stata posta agli arresti a Nizza. Secondo i pm, Scajola avrebbe aiutato l’ex collega di partito nella sua latitanza. Molte le perquisizioni svolte in varie regioni: in Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia Romagna, Lazio, Calabria e Sicilia, oltre a sequestri di società commerciali italiane, collegate a società estere, per un valore di circa 50 milioni di euro. Gli uomini della Dia di Reggio Calabria hanno raggiunto l’ex ministro all’hotel Imperiale in via Veneto, a Roma. Scajola si è detto “sconvolto e sconcertato” per l’arresto, chiarendo che non si aspettava il provvedimento e chiedendo di conoscere le motivazioni, mentre sul web si è scatenata subito l’ironia sul caso.

Cos’è l’omicidio per omissione

In base al secondo comma dell’articolo 40 del Codice Penale, impedire un evento, che, per obbligo giuridico dovrebbe essere impedito, significa allo stesso tempo contribuire a cagionarlo. E’ questa in sostanza la definizione dell’omicidio per omissione, che allo stesso tempo ne spiega la natura. Infatti il tutto si configura come un vero e proprio reato, che è anche più grave dell’omissione semplice. Questo reato è, comunque, soggetto alla prescrizione.

L’archivio di Claudio Scajola

Gli uomini della Dia hanno sequestrato materiale molto importante in casa di Claudio Scajola, dal dossier sul caso Marco Biagi a documenti su Silvio Berlusconi, da informative su avversari politici a faldoni risalenti ai fatti accaduti a Genova durante il G8 del 2001. L’ex parlamentare del Pdl Claudio Scajola custodiva un vero e proprio archivio, con materiale riservato risalente all’epoca in cui era ministro dell’Interno. Documenti scottanti e atti secretati su decine di imprenditori e uomini più o meno influenti con i quali ha avuto a che fare nel corso della sua carriera. Ma anche affari, viaggi, richieste di interventi, raccomandazioni. Ora sono in tanti a temere che da questo archivio di carte segrete possa scatenarsi una serie di scandali.

Ma c’è di più, perché sono emersi anche tutti i dettagli sull’archivio segreto. Sarebbe stata rintracciata la lettera di un politico vicino a Biagi, spedita al Viminale prima dell’attentato delle brigate rosse del 2002, per informare come ci fosse un serio pericolo. La lettera sarebbe stata anche presa in considerazione da Scajola, che ha sempre negato di essere stato informato di questi fatti. Inoltre le indagini hanno permesso di rintracciare anche due cartelline che riguardano le vicende giudiziarie di Alberto Grotti, ex presidente dell’Eni arrestato per tangenti. Poiché Scajola si è dimesso da ministro dell’Interno nel maggio del 2002, nell’archivio dovrebbero essere contenuti dei documenti fino a quella data. Tuttavia si è visto come ci siano delle carte che risalgono anche fino al 2012.

Chi è Chiara (Rizzo) Matacena

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Durante un’intercettazione sono venuti alla luce rapporti tra Scajola e Chiara Rizzo, moglie di Matacena: la donna, secondo l’accusa, lo avrebbe contattato per chiedergli aiuto nel trasferire il marito, condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, in un paese estero dove non c’è estradizione, come il Libano. Al momento la donna, che risultava irraggiungibile, è stata arrestata a Nizza nel pomeriggio di domenica 11 maggio, da ufficiali della polizia francese e gli investigatori della Dia. Scendeva da un volo proveniente da Dubai. L’ex parlamentare, invece potrebbe quindi trovarsi a Beirut o comunque in Libano, lo stesso paese dove venne fermato Marcello Dell’Utri.

Amedeo Matacena godeva e gode tuttora di una rete di complicità ad alti livelli grazie alla quale è riuscito a sottrarsi all’arresto”, ha spiegato il procuratore della Repubblica Federico Cafiero De Raho. Della rete, secondo l’accusa, Scajola è un elemento determinante nel suggerire il trasferimento da Dubai, dove la Polizia lo aveva fermato senza però ottenere l’estradizione, al Libano: da qui la richiesta d’arresto.

Chi è Amedeo Matacena

Amedeo Matacena in Aula

Noto imprenditore reggino, Amedeo Matacena, 51 anni, figlio dell’armatore che negli anni Sessanta avviò il progetto del traghettamento nello Stretto di Messina, è stato deputato per due legislature, dal 1994 al 2001, prima nelle fila dell’UdC e poi con Forza Italia. Il suo nome è stato al centro di numerose indagini della Procura di Reggio Calabria. Nel 2001 arriva la prima condanna a 5 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, poi annullata nel 2006 dalla Corte d’Assise di Appello di Reggio. La Cassazione aveva però annullato la sentenza perché i giudici d’appello “non hanno tenuto in debita considerazione un aspetto centrale e cioè il patto intercorso tra Matacena e la ‘ndrina Rosmini di Reggio Calabria”. Il 18 luglio 2012 arriva la sentenza di condanna, confermata in via definitiva in Cassazione il 6 giugno 2013. Nel 2012 Matacena è stato condannato a 4 anni anche per un caso di corruzione. Lo scorso luglio, l’ex parlamentare si trovava a Dubai, ma non è stata concessa l’estradizione: alla richiesta d’arresto dopo la condanna definitiva, Matacena risultava ancora latitante.

Le reazioni politiche

La prima reazione arriva da Silvio Berlusconi che ha detto di provare “dolore” per l’arresto del suo ex ministro: “Non avevo sentore dell’inchiesta“.

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L’arresto dell’ex ministro è arrivato nel corso delle indagini sui fondi neri della Lega Nord, con il faccendiere Bruno Mafrici al centro dell’inchiesta e nel corso delle operazioni dell’inchiesta ‘Breakfast’ sul reinvestimento di capitali illeciti della ‘ndrangheta, che nel 2012 ha portato a iscrivere sul registro degli indagati anche l’ex tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito.

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