Ci sono ancora problemi nel terzo polo e tra Calenda e Renzi

Il comitato politico convocato oggi da Carlo Calenda per capire in che direzione andare con Matteo Renzi e quindi con un partito unico del terzo polo finisce in un nulla di fatto, almeno per il momento. I due schieramenti che si sono alleati in vista delle elezioni politiche del 25 settembre, dopo giorni di scaramucce e di dichiarazioni al veleno – alcune vere altre un po’ fantasiose -, non hanno ancora accelerato il percorso che li porterà entro ottobre a essere un’unica compagine, ma si rivedranno domani per sciogliere i nodi che ancora ci sono. Ma la situazione non è delle migliori, e anche a riunione finita, le parole al veleno prima del leader di Azione, poi la replica di Italia Viva non è stata delle più concilianti.

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Carlo Calenda, leader di Azione, e Matteo Renzi, numero uno di Italia Viva – Nanopress.it

Se per Calenda, che ha riunito i suoi colleghi alle 18:30 affinché tutti potessero dare il via libera alle regole per il congresso, non c’era tempo da perdere, per l’ex premier fiorentino la nascita di un partito unitario, in cui entrambe le forze dovranno versare 200mila euro per i vari finanziamenti, era una condizione indispensabile, eppure non è andata come i due si aspettavano. Intanto Renzi, vista dal suo alleato (ancora per poco? Chissà) come l’ago della bilancia per arrivare a una casa unitaria per i liberal-democratici, ha scelto chi lo affiancherà nell’avventura da giornalista, meglio da direttore editoriale del Riformista dal 3 maggio in poi: il leader di Italia Viva ha puntato su Andrea Ruggieri, ex deputato di Forza Italia e nipote di Bruno Vespa, come direttore responsabile.

Il terzo polo deve attendere: il comitato politico voluto da Calenda non ha dato il via libera al Partito unico del leader di Azione con Renzi

La guerra a distanza, ma neanche troppo, tra Carlo Calenda, leader di Azione, e Matteo Renzi, numero uno di Italia Viva, che un po’ si è fatto di lato per la costituzione del Partito unico (del terzo polo), non è ancora arrivata a un armistizio che, in fondo, andrebbe bene a entrambi, o forse no.

Il comitato politico, di cui fanno parte oltre all’ex ministro dello Sviluppo economico, anche Elena Bonetti (quota renziana) come presidente, Teresa Bellanova, Ettore Rosato, Maria Elena Boschi, Davide Faraone e Luigi Marattin, Mara Carfagna, Maria Stella Gelmini, Mario Raffaelli, Enrico Costa e Andrea Mazziotti, oltre ai due capigruppo Raffaella Paita e Matteo Richetti, convocato dalle 18:30 da Calenda per accelerare i tempi sulle date del congresso e per mettere la parola fine alle polemiche, con tanto di attacchi e contrattacchi tra gli schieramenti dei due alleati, ha deciso di prendersi ancora del tempo per capire se è il caso di proseguire nell’avventura per i liberal-democratici.

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Matteo Renzi e Carlo Calenda – Nanopress.it

Il primo a parlare, dopo una riunione durata quasi quattro ore, è il leader di Azione che ha esordito con un “Nulla di fatto” semplice e inequivocabile: “Italia Viva – ha detto poi – ha ribadito che continuerà a fare attività nel 2024, cosa che per noi è inaccettabile“, insomma niente di nuovo sotto il sole, perché le stesse parole dal partito del neo cinquantenne romano erano arrivate anche ieri. “Non si può pensare che nasce un partito e che gli altri continuano a fare le loro attività, per cui Renzi fa politica con Italia Viva mentre nasce un altro partito. Questo non è possibile“, ha proseguito Calenda, che ha raccontato come è andata la riunione e precisato cosa non andava.

Nello specifico, l’ex europarlamentare ha spiegato che la prima a prendere la parola è stata una delle fedelissime del leader di Italia Viva, Boschi, che ha iniziato con dei toni “non precisamente di reciproco rispetto“, ha detto. “Io ho tenuto a rimarcare tutte le cose che ho portato all’attenzione sono questioni che hanno a che fare con la politica, su come si costruisce seriamente un partito unico, non questioni che hanno a che fare con il personale“, ha spiegato ancora il leader di Azione che poi ha affilato il coltello: “Noi, con Matteo Richetti – ha raccontato – siamo stati oggetto di attacchi molto violenti. Abbiamo chiarito che questo non è il modo con cui si lavora“.

Al di là di quello che è successo, Calenda ha spiegato che si è chiarito ancora una volta qual è la direzione che si vuole prendere e, nello specifico, “che negli organi direttivi del partito non potrà esserci chi ha conflitti di interesse, perché questo è un punto fondamentale e allo stesso tempo gli abbiamo detto che per noi questa questione è dirimente“.

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Carlo Calenda – Nanopress.it

Non solo, i nodi da sciogliere, e si farà domani alle 17 in una nuova riunione, riguardano anche il fatto che Italia Viva non voglia smettere di fare attività politica, se così non fosse, però, il leader di Azione è stato chiaro, “il partito unico non nasce. Io non porto una comunità come quella di Azione cha ha sempre fatto politica in modo corretto e trasparente a fare una cosa che ha come esito l’impantanamento, incomprensibile, di tre partiti che nascono da due partiti“. Per lui, infatti, si tratta di una questione di logica: “Il Pd non è nato mentre la Margherita continuava a fare politica parallelamente al Pd con un altro segretario che non sedeva negli organi e oggi Renzi non si è fatto vedere“, ha precisato ancora Calenda.

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Maria Elena Boschi, Ettore Rosato e Matteo Renzi – Nanopress.it

Smentito, in un certo qual modo, dagli esponenti di Italia Viva, che hanno invece parlato del fatto che “la riunione si è conclusa con l’accordo su tutti i punti e con l’aggiornamento a domani alle 17 sulle ultime due questioni. Rimangono aperte la questione soldi su cui Italia Viva è disponibile a pagare il 50% delle spese come fatto fino a oggi e sulla richiesta di Calenda di non fare mai più la Leopolda“. “Su tutti gli altri punti – hanno fatto sapere ancora i renziani – accordo pieno sulla base del documento presentato questa mattina da Azione. Lo scioglimento di Italia Viva e Azione sarà contestuale all’elezione del nuovo segretario nazionale“. Ma una nota polemica è arrivata anche da loro, secondo quanto hanno raccontato, infatti, “Calenda ha chiesto a tutti i membri del comitato politico uscendo di fare dichiarazioni distensive e poi ha fatto il contrario, come sempre“, e questo non è affatto piaciuto.

Sarà Ruggieri il direttore responsabile del Riformista dell’ex premier fiorentino

Chiamatosi fuori dalla disputa sulla nascita del terzo polo, o per lo meno avendolo fatto formalmente, Renzi ha annunciato in serata chi lo affiancherà nella direzione del Riformista che inizierà ufficialmente il 3 maggio. “Sono lieto di annunciare – ha scritto nella sua enews l’ex premier – che il direttore responsabile sarà Andrea Ruggieri, giornalista professionista, già impegnato in Parlamento con Forza Italia nella scorsa legislatura. Con Andrea stiamo costruendo una bella squadra redazionale e condividendo molte idee affascinanti. Ne parleremo presto”.

Nel merito, ai microfoni dell’AdnKronos, ha parlato anche il prossimo direttore del quotidiano che ha ringraziato in primis Renzi, poi l’editore, Alfredo Romeo. “Tenteremo – ha detto all’agenzia – di stimolare in maniera molto popolare la politica a dare il meglio di sé. Oggi siamo una nazione dove ci si scanna solo per redistribuire le briciole e dove invece servono idee per fare i soldi, da poi redistribuire senza sprechi. Domani, cioè nei prossimi 15 anni, rischiamo di perdere 500 miliardi di Pil”.

Quanto a quello che sarà il nuovo giornale, Ruggieri ha voluto tranquillizzare tutti, dicendo che la sua presenza “esclude tautologicamente che il Riformista possa mai essere l’house organ del terzo polo. Che terzo peraltro non appare essere… Ma anche di questo parleremo sul Riformista”. “Qualcuno si chiederà – ha proseguito l’ex esponente di Forza Italia – come si concili la mia storia politica con questa iniziativa consumata mano nella mano con Matteo Renzi che, non è un mistero, io considero un ragazzo di talento di cui la politica e la nazione hanno bisogno. Si coniuga grazie al professionismo. Ho sempre detto che se mi avessero imposto una pausa dalla politica, che io peraltro non volevo affatto, sarei tornato al mio lavoro: che è quello del comunicatore. E io mantengo sempre le mie promesse: nella vita, in politica, e nella professione, appunto. Ma sono e resto fieramente un liberale, e un Berlusconi boy”. A lui, ha concluso Ruggieri, ha voluto mandare un “grande abbraccio: contiamo di rivederlo prestissimo. Magari per la sua prima intervista, non appena avrà battuto per l’ennesima volta, una difficoltà che ha preoccupato tutti noi”.

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