Chiusura per La Padania: il quotidiano della Lega è costato oltre 61 milioni di euro

Alla fine è arrivata la chiusura per La Padania e con essa anche un piccolo, grande strascico di polemiche dovute ai costi che sono stati a carico dello Stato per il giornale di partito della Lega Nord. Secondo i calcoli pubblicati dal Fatto Quotidiano infatti, dal 1997, anno della prima uscita, al dicembre 2014 il quotidiano definito “La voce del Nord” ha incassato oltre 61 milioni di euro di finanziamenti pubblici per i giornali organi di partito. Nel dettaglio, sono stati 61 milioni 226mila e 442 euro i soldi pubblici andati nelle casse del giornale per garantirne l’uscita. Dal primo fino all’ultimo numero, La Padania ha così avuto fondi pubblici, come previsto dalla legge sul finanziamento pubblico per l’editoria, arrivando negli anni di maggior tiratura a superare i 4 milioni l’anno. Con la diminuzione delle copie vendute, sono calati anche i finanziamenti, arrivando a un milione e 300mila euro nel 2013: i bilanci si sono fatti sempre più difficili fino alla definitiva chiusura.

Il fatto che il giornale di partito fosse in perdita e che avesse risentito anche del calo politico del Carroccio ha destato non poca preoccupazione anche nei nuovi vertici leghisti, ma Matteo Salvini ha deciso di non lanciare un’ancora di salvezza, decretando così la scomparsa del quotidiano. La notizia era arrivata a ridosso dell’incontro con Marine Le Pen in occasione del XV congresso del Front National, tenutosi il 29-30 novembre a Lione, che ha visto il rafforzamento dell’alleanza tra il partito francese e il Carroccio, sigillato con tanto di ballo scatenato in discoteca tra i due leader.

La Le Pen si era detta “in estasi” davanti al segretario leghista e i due si sono concessi una serata un po’ fuori dai soliti schemi: balli e sorrisi nel dopo congresso che ha cementificato il legame tra le due formazioni politiche di destra. Il tutto però mentre in Italia la Lega Nord perdeva il suo giornale.

Il ballo di Salvini e la Le Pen

La chiusura del giornale del Carroccio è una cattiva notizia non solo per i leghisti ma per la pluralità della stampa nostrana. La decisione è arrivata da parte dei vertici della Lega che non hanno rinnovato “il proprio contributo all’editoriale” in un’ottica di politica del risparmio, come ha spiegato Salvini. Colpa però anche “dell’ennesimo bavaglio calato dal governo Renzi che riduce i contributi per l’editoria che esistevano da anni“. Il segretario ha spiegato di voler salvare l’informazione locale, ma nel frattempo continua a lavorare sul versante europeo, partecipando al congresso del Front National che ha certificato la vicinanza con la Le Pen.

Il segretario leghista è stato uno dei più applauditi dalla platea: maglietta “No Euro” e un discorso in italiano tradotto in simultanea con i sottotitoli che scorrevano alle spalle con un omaggio alla leader francese, già alleata in Europa.

Insieme siamo l’unica possibilità di riscatto”, ha detto Salvini, rispondendo ai complimenti arrivati dall’intera famiglia Le Pen, compreso il patriarca Jean-Marie. L’86enne presidente onorario del partito francese ha riconosciuto la forza di Salvini, “artefice dell’evoluzione della Lega, che a un certo punto si era rintanata nell’ipotesi un po’ utopistica della Padania”. Merito del giovane segretario del post Bossi l’aver capito che “la Lega aveva un futuro soltanto come movimento nazionale”.

Dopo la benedizione da parte dell’uomo simbolo del FN, arrivano anche quelle della figlia e leader indiscussa. Marine Le Pen ha detto di essere “in estasi” davanti all’energia e alla “capacità di lavorare e di convincere” di Salvini. Lo ha definito “un uomo estremamente coraggioso” che “ha impresso una svolta nazionale che domani rimetterà la Lega Nord al centro della vita politica italiana. Lui primo ministro? Perché no?”.

L’accordo tra i due è tale che anche fuori dal palco hanno fatto “coppia” davanti ai fotografi che li hanno ritratti felici e sorridenti mentre si scatenavano in una discoteca lionese. Il percorso comune è iniziato al meglio: le due formazioni hanno trovato due leader forti e con una profonda intesa, fondamentale, come ha detto Salvini “per combattere un nemico comune che mette in pericolo l’esistenza stessa delle nostre comunità”.

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