Camorra a Napoli, chiuso il primo processo sulla ‘paranza dei bambini’: 43 condanne

Napoli, uscita arresti paranza dei bimbi

È di 43 condanne dai venti ai due anni la sentenza per il primo processo sulla “Paranza dei bambini”, il clan di giovanissimi camorristi che stanno sfidando i clan dei Buonerba-Mazzarella per il controllo delle attività criminali a Forcella e nel centro storico di Napoli. I giudici hanno accolto in parte l’impianto accusatorio dei pm della DDA Francesco De Falco e Henry John Woodcock, confermando così l’esistenza della nuova camorra composta da ragazzini che sta insanguinando le strade del capoluogo campano. Alla lettura della sentenza, alcuni imputati hanno applaudito da dietro le sbarre: per loro le accuse vanno da associazione mafiosa, traffico e spaccio di droga ed estorsioni, all’omicidio. Condannato a 16 anni Pasquale Sibillo, 24 anni, baby-boss della nuova camorra di Forcella. Era stato catturato nel 2015 a Terni dopo la fuga da Napoli: a incastrarlo fu un tatuaggio con la faccia del Jocker.

La pena di 20 anni di reclusione è stata inflitta a Manuel Brunetti, Salvatore Cedola, Giovanni Cerbone, Giuseppe Giuliano, Ciro Vigorito e Vincenzo Costagliola. Quest’ultimo è stato condannato per l’omicidio di Maurizio Lutricuso, ucciso il 10 febbraio 2014 a soli 24 anni al termine di una lite per una sigaretta davanti una discoteca di Pozzuoli. Oltre a Sibillo, sono stati condannati a 16 anni, Antonio Giuliano e Guglielmo Giuliano, classe 1991. Pena di 14 ciascuno a Luigi Giuliano junior e Manuel Giuliano.

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Dieci gli imputati assolti da tutte le accuse: fra questi, Ciro Giuliano, Antonietta Giuliano e Luigi Giuliano, detto “Zecchetella”, omonimo del vecchio boss di Forcella (oggi collaboratore di giustizia). Difeso dall’avvocato Claudio Botti, era accusato di essere a capo dell’associazione camorristica nonostante il regime di carcere duro da due anni.

Soddisfazione è stata espressa dal pm Woodcook che ha definito “importate” l’essere arrivati a sentenza appena un anno e mezzo dopo l’avvio dell’inchiesta. La sentenza inoltre certifica l’esistenza del sodalizio tra giovanissimi criminali legati alle famiglie Giuliano, Amirante, Brunetti e Sibillo contro i clan Buonerba-Mazzarella per il controllo di Forcella e delle zone del centro storico. Nel nuovo clan anche le donne avevano ruoli di primo piano nella gestione del traffico di stupefancenti: Antonella Battista (in foto), per esempio, era una delle custodi della cocaina.

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