Brasile, Lula sommerso dalle critiche dopo il no alla commissione parlamentare e l’inattesa richiesta di Bolsonaro

Il Brasile è il neo eletto presidente Lula stanno affrontando minuziosamente la questione dell’assalto alle istituzioni a livello, ovviamente, legale. Ora emerge la richiesta degli avvocati del presidente uscente Bolsonaro, ritenuto un incitatore del colpo di Stato, che chiedono che, il documento ritrovato a Torres, non venga considerato a livello legale apocrifo e quindi,  in sostanza, non autentico.

Lula presidente Brasile
Presidente del Brasile Lula – Nanopress.it

Emerge anche una questione che invece riguarda proprio il capo di Stato Lula e lo vede contrapporsi ad alcuni ministri, che ritengono la sua decisione, di non accettare la richiesta di formare una commissione d’inchiesta sull’assalto le istituzioni, una limitazione e spingono invece perché venga organizzato un CPI e si vada il più a fondo possibile nella questione. La popolazione brasiliana in tutto questo caos politico continua ad essere divisa a metà e la situazione è ancora estremamente tesa e nervosa in Brasile.  Entro oggi dovrebbero essere esaminati tutti i verbali di custodia e di arresto pervenuti dopo l’assalto alle istituzioni e si dovrebbe arrivare così, intanto, a sistemare la questione dei numerosi arresti effettuati durante il colpo di Stato dei pro Bolsonaro.

L’ex capo di Stato si trova ancora negli Stati Uniti e nonostante ciò i suoi legali hanno, per l’appunto, avanzato una richiesta alla Corte elettorale superiore, TSE, che, in sostanza, chiede di non valutare, nella causa in atto contro il colpo di Stato, il documento rinvenuto nell’abitazione di Torres.  Ora, però, l’attenzione e anche sulla disputa tra Lula e i magistrati che ritengono non adeguata la scelta del presidente di non organizzare un’inchiesta tramite il CPU.

La di Bolsonaro di estromettere il documento ritrovato da Torres perché apocrifo

Gli avvocati dell’ex Capo di Stato Jair Bolsonaro hanno precisato alla Corte elettorale superiore (TSE) che la bozza del decreto rinvenuto a casa dell’ex ministro Anderson Torres è un “documento apocrifo“. La difesa di Bolsonaro chiede, per questo motivo, che il documento non sia inserito nella causa che li vede coinvolti entrambi.

Lunedì il ministro Benedito Goncalves, parte del Comitato elettorale superiore, ha incluso formalmente il documento nella causa pendente davanti alla Corte. I legali vogliono che la decisione venga rivalutata dato che sostengono che, la sopracitata bozza di decreto, non abbia alcun collegamento con il processo e, soprattutto, sia un documento apocrifo e impertinente.  Apocrifo sostanzialmente significa che non è stato validato, ma ciò non toglie il fatto che sia stato redatto e pensato anticipatamente e quindi fa parte di un pensiero nato in precedenza che non può essere ignorato.

La bozza ricevuta da Torres prevedeva l’emanazione di uno stato di difesa nel TSE, che avrebbe potuto cambiare il risultato delle elezioni presidenziali. Il documento è stato trovato dalla Polizia Federale in un’operazioe di perquisizione e, successivo, sequestro a casa di Torres, determinata dal ministro Alexandre de Moraes, che ha, poi, anche ordinato l’arresto dell’ex ministro.

La difesa di Bolsonaro, capitanata da Tarcisio Vieira de Carvalho, ha precisato che il documento “non è stato trovato in possesso degli indagati, né firmato da loro” e riferisce anche che “atti concreti o almeno indizi che abbiano partecipato alla sua formulazione o azione affinché si concretizzassero le misure presumibilmente previste dal documento”.

I legali sostengono soprattutto che “non ci sono prove o notizie che alcuna autorità o cittadino ne sia stato messo a conoscenza” e che “non ha mai lasciato la residenza privata di terzi”.

Quando il documento è stato ritrovato, Torres ha dichiarato, attraverso i social, che la bozza era un documento “da scartare”. L’ex ministro è tenuto in custodia in un battaglione della polizia militare a Brasilia da sabato scorso.

Polemica investe Lula dopo il no alla Commissione d’inchiesta parlamentare

La dichiarazione del presidente Lula ha evidenziato la sua posizione in merito alla richiesta in merito all’apertura di una Commissione parlamentare d’inchiesta (CPI). La proposta di attuare questa commissione  parlamentare avrebbe lo scopo di indagare sugli atti collegati al colpo di stato, dell’8 gennaio. Non è stata però accolta di buon grado del capo di stato.

Si sono alzate polemiche contro il presidente anche da alcuni dei senatori dei partiti alleati,  sostengono, invece, la difesa della propria indagine, sulla base del fatto che anche la legislatura, come l’esecutivo e la magistratura, è stata vittima delle invasioni promosse dai sostenitori dell’ex presidente Bolsonaro.

La scelta di opporsi alla costituzione di questa Commissione parlamentare ha riscontrato lo stupore e malcontento tra i membri del parlamento che, invece, sostengono che sia un’azione dovuta e necessaria.

In un’intervista a GloboNews mercoledì, Lula ha spiegato che una commissione parlamentare d’inchiesta al Congresso sulle azioni antidemocratiche dei sostenitori di destra potrebbe creare “agitazione” e ha aggiunto anche che “non aiuterà” a colpire i responsabili degli atti dell’8 gennaio.

Secondo il presidente l’assalto alle istituzioni brasiliane è già oggetto di indagine da parte del governo e, a suo avviso, un’indagine parlamentare non aiuterebbe il lavoro delle autorità competenti già in atto.

Renan Calheiros che è uno degli alleati in Senato di Lula non è della stessa idea del presidente e afferma che un CPI può agire andando di pari passo con il lavoro della magistratura.

Calheiros ha detto:Difendo il CPI, difendo che questo modello creato dal parlamento nordamericano è il migliore. Il presidente ha detto che tutti devono rimanere vigili. Certo, il modo per rimanere vigili è attraverso il CPI”.

Posizione discordante che ha generato stupore dato che il figlio ovvero Renan Filho è il ministro dei trasporti di Lula.

Per il senatore Omar Aziz, nonostante la posizione contraria del presidente, il Senato non deve rinunciare alla sua prerogativa di indagare anche sul caso.

Aziz ha detto in merito:Il Senato ha peso nelle indagini. Abbiamo deciso di non passare la mano su nessuno. La nostra Casa è stata invasa e vogliamo sapere chi sono i responsabili. Gli atti antidemocratici sono responsabilità di tutte le Tre Potenze per combattere questo. L’esecutivo ha il suo modo, la magistratura ha il suo e il legislativo ha l’unico modo per indagare.”

Il parlamentare, però, ha anche affermato di comprendere le ragioni che hanno portato Lula ad opporsi in merito alla Commissione d’inchiesta. Specificando anche che effettivamente lo strumento può sfuggire di mano e non sempre è consigliato ai governi.

Il deputato ha spiegato che: “Il presidente non è contro il CPI perché non vuole che indaghi. Il presidente implica che è contro il CPI perché, dal suo punto di vista, la giustizia e la polizia chiariranno tutto per la popolazione brasiliana”.

Lo stesso argomento, a difesa della Commissione, è stato utilizzato anche dal senatore Cid Gomes, che fa parte del gruppo che non è d’accordo con l’opinione del presidente e vuole, invece, che venga avviata un’inchiesta parlamentare.

Gomes ha riferito: “La Polizia Federale può indagare, ma il CPI, essendo condotto da un potere, ha molta più legittimità. L’atto non è stato solo contro l’Esecutivo”.

La raccolta delle firme per l’apertura di un CPI al Senato è curata dalla senatrice SorayaThronicke, la quale ha criticato duramente la scelta di Lula. Dopo la dichiarazione del presidente, si è espressa sui social spiegando chenon cederà alle pressioni politiche” e non rinuncerà all’iniziativa.

Tra i favorevoli all’apertura di una commissione parlamentare troviamo Marcos do Val (Podemos-ES) e Styvenson Valentim (Podemos-RN). 

L’affermazione di Lula secondo cui il CPI potrebbe creare “un’enorme confusione” ha segnato un cambiamento rispetto a quanto predicato dai deputati del parlamento, che hanno persino presentato una richiesta al Congresso per l’apertura della commissione mista, con deputati e senatori.

Ora non che attendere che il Congresso torni al lavoro, a febbraio, per decidere sulle mosse successive.

Ex ministro Torres e ex capo di stato Bolsonaro
Bolsonaro e Torres – Nanopress.it

Si apprende che il prossimo leader del PT alla Camera Zeca Dirceu e il capo del governo al Senato Jaques Wagner hanno già precisato che il partito potrebbe non sostenere il CPI il prossimo mese.

Uno degli autori della richiesta di una commissione paritetica, il deputato Rogério Correia, ha spiegato successivamente che le indagini svolte dalla Magistraturavanno bene e il Parlamento può essere sollevato da questo compito, occupandosi della riforma fiscale e del prioritaria l’organizzazione delle commissioni”.

 

 

 

 

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