Brasile, arrestato l’ex ministro della Giustizia Torres. Atteso dalla polizia federale al rientro dagli Usa

L’ex ministero Anderson Torres è rientrato a Brasilia con un volo partito da Miami. La polizia federale lo attendeva all’aeroporto e lo ha tratto in arresto preventivo, dato il mandato emesso dalla Corte Suprema brasiliana, in seguito alle indagini legate all’attacco alle istituzioni.

Ex ministro della giustizia Torres
Anderson Torres – Nanopress.it

Il politico si trovava, dai primi giorni di gennaio, in vacanza con la famiglia negli Stati Uniti e, nonostante non fosse presente all’attacco attuato dai pro Bolsonaro domenica scorsa, è stato subito richiamato in patria . Le prove preliminari emerse dalle indagini hanno mostrato il coinvolgimento dell’ex ministro nel colpo messo a segno dai sostenitori della destra brasiliana.

Anche l’ex capo di stato Bolsonaro è ora indagato per tentato golpe. Quello che è successo a Brasilia ha molte similitudini con l’assalto a Capitol Hill, avvenuto negli Usa nel 2020 a seguito della vittoria di Biden alle presidenziali. Il boicottaggio degli esiti elettorali è diventato uno strumento per destabilizzare le autorità e creare caos. Come negli Usa anche il Brasile ha vissuto un evento che non era stato previsto e che ha portato a un’ulteriore frattura nel Paese.

L’assalto alle istituzioni in Brasile e le indagini in corso

Domenica scorsa, 8 gennaio, il Brasile ha assistito all’assalto del Parlamento da parte dei sostenitori dell’ex capo di stato Bolsonaro. Un attacco mirato a rovesciare l’esito delle votazioni, che hanno decretato la vittoria del nuovo presidente Lula. Una chiara similitudine con ciò che è capitato con i sostenitori di Trump dopo la sconfitta contro Biden e il fatto che il presidente uscente si trovi ancora negli Stati Uniti ha sollevato molte insinuazioni su un possibile coinvolgimento di terze parti.

Migliaia di persone hanno cominciato a manifestare dopo l’esito del ballottaggio che ha decretato la sconfitta dell’ex capo di stato. I pro Bolsonaro non hanno mai accettato la vittoria del leader di sinistra e hanno cominciato, quindi, proteste e scontri accesi organizzando anche luoghi strategici, dove accamparsi senza rinunciare così ad una protesta costante e pressante.

Prima del tentato colpo di stato si sono verificati episodi che hanno fatto emergere la tensione e il nervosismo del popolo. Una netta spaccatura tra chi sostiene Lula e, quindi, la sinistra contro chi non ha accettato la sconfitta della destra. Un attacco esplosivo è stato sventato vicino all’aeroporto di Brasilia, qualche giorno prima dell’insediamento ufficiale del nuovo presidente. L’attentatore, poi identificato e arrestato dalle forze dell’ordine, è un sostenitore di Bolsonaro che non ha accettato la sconfitta del leader. Anche durante la cerimonia ufficiale di inserimento di Lula sono stati identificati soggetti ostili con al seguito armi da taglio.

La cerimonia è andata comunque a buon fine, nonostante non sia stato effettuato il passaggio dei poteri dato che Bolsonaro ha lasciato il Brasile per raggiungere gli Stati Uniti. Decisione che ha fatto molto discutere e che, col senno di poi, assume una valenza più profonda che evitare il fatidico giorno come era stato detto inizialmente sui media locali.

L’8 gennaio una folla di sostenitori di Bolsonaro hanno invaso Brasilia e preso d’assalto le istituzioni brasiliane. Dopo ore ed ore di scontri violentissimi con le forze dell’ordine, che erano in netta inferiorità numerica, è stato chiesto l’intervento dei militari che hanno utilizzato due elicotteri, da cui hanno lanciato lacrimogeni e proiettili di gomma per placare la folla inferocita.

Ciò che è emerso, dopo che la situazione è tornata sotto il controllo statale e le istituzioni sono state completamente liberate dai rivoltosi, è stato il caos più totale dato che i danni stimati, successivamente, si aggirano circa sul milione e trecentomila dollari. I pro Bolsonaro hanno distrutto ogni cosa che si trovava davanti a loro provocando enormi danni agli edifici governativi.

Il presidente Lula ha raggiunto Brasilia e, dopo aver verificato in prima persona gli esiti dell’assalto, ha precisato che gli autori e organizzatori di questo scempio non sarebbero rimasti impuniti. Le indagini, iniziate immediatamente, hanno portato infatti alla luce un piano studiato e organizzato in maniera da dare massimo sostegno e aiuto ai manifestati. Sono state individuate dalle forze dell’ordine e in pochissimo tempo ben 100 aziende sospettate e poi accusate di aver sovvenzionato monetariamente l’assalto, fornendo mezzi di trasporto per far confluire le migliaia di persone presenti al golpe ma, anche, di aver finanziato il sostentamento dei rivoltosi all’interno dei campi allestiti nel perimetro dove si trovano le istituzioni a Brasilia.

Le prime azioni ufficiali intraprese dalle autorità brasiliane sono state rivolte verso le forze dell’ordine che sono state accusate di aver favorito il colpo al Parlamento. Ovviamente l’attenzione mediatica è finita immediatamente su Bolsonaro e sull’ex ministro della giustizia Torres che si trovavano entrambi negli Usa.

Il presidente uscente ha fatto sapere che era dispiaciuto dell’accaduto e che non aveva minimamente a che fare con l’assalto alle istituzioni brasiliane. Ma la realtà ha dimostrato che l’ex ministro della giustizia ai tempi del mandato di Bolsonaro Anderson Torres aveva predisposto un piano per contestare le elezioni presidenziali e mettere in discussione Lula. Documento che la polizia ha trovato dopo le perquisizioni eseguite, che hanno portato alla luce il coinvolgimento del politico nelle recenti vicende a Brasilia.

È stato chiesto all’ex ministro di rientrare dagli Usa e presentarsi per chiarimenti davanti alle autorità brasiliane. Torres non ha soddisfatto la richiesta della magistratura e così, nella giornata di ieri, l’Alta Corte ha dichiarato che, nel caso il politico non fosse rientrato in Brasile entro lunedì 16 gennaio, sarebbe stata chiesta l’estradizione alle autorità statunitensi.

Il rientro di Torres dagli Usa e il successivo arresto a Brasilia

Anderson Torres ha fatto rientro in Brasile oggi e la polizia federale brasiliana lo attendeva in aeroporto.

Flavio Dino, che si occupa ora della Giustizia, ha spiegato che Torres ricopriva ora l’incarico di responsabile per la sicurezza del Distretto Federale di Brasilia e ha deciso di ridurre in maniera significativa il numero degli agenti, impiegati per la mantenere la sicurezza delle sedi istituzionali, soltantopoche ore prima dell’assalto al Parlamento. Ha così spianato la strada ai disordini.

Come sopra citato nella sua abitazione è stata ritrovata dalla polizia una bozza di decreto presidenziale con il quale l’opposizione poteva tentare di opporsi alla decisione della Commissione elettorale e provare a contestare il voto.

Torres, dopo l’assalto alle istituzioni, aveva minimizzato l’accaduto e, invece, in merito ai documenti ha riferito che:probabilmente la bozza si trovava nell’archivio degli atti scartati”.

Presidente del Brasile Lula
Brasilia, sopralluogo di Lula al Parlamento dopo l’assalto – Nanopress.it

La realtà è che, come conferma anche l’opinione dei giuristi, l’atto sarebbe stato considerato incostituzionale dal momento che lo “stato di allerta” che è riportato nel decreto è applicabile  a territori geografici o amministrativi, ma non alle istituzioni e sarebbe servita comunque l’approvazione del capo di Stato. Quindi di fatto non era un piano attuabile.

Torres si è imbarcato oggi su un volo in partenza da Miami e diretto a Brasilia, scortato dalle autorità statunitensi e ad aspettarlo al suo arrivo ha trovato la polizia federale, dato il mandato di arresto emesso nei suoi confronti. Il fermo delle forze dell’ordine è preventivo e le indagini dovranno ovviamente proseguire per arrivare a un quadro più chiaro e completo.

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