Beppe Vessicchio parla di Sanremo e accende i riflettori su un serio problema

Beppe Vessicchio, celebre direttore d’orchestra, ha rotto il silenzio su Sanremo, a cui quest’anno ha partecipazione davvero pochissimo, molto meno degli altri anni comunque, tanto che potremmo definire la sua una semplice comparsa. Ebbene, Vessicchio, dopo aver detto la sua su Fedez e sul tema della fluidità, che a detta di molti ha letteralmente sovrastato la musica, ha fatto luce su un problema davvero importante: gli stipendi degli orchestrali.

Beppe Vessicchio
Beppe Vessicchio – Nanopress.it

Beppe Vessicchio ha rilasciato un’intervista di recente in cui ha finalmente ammesso cosa pensa di Sanremo e ha acceso i riflettori su un problema di cui si discute troppo poco.

Beppe Vessicchio parla di Sanremo

Beppe Vessicchio ha parlato: si sa, la parola del re di Sanremo, l’uomo più atteso del Festival, il direttore d’orchestra su cui sono stati creati più meme in assoluto, conta più delle altre. Quali altre? Tutte. E se Beppe Vessicchio dice che nella kermesse più famosa di Italia da decenni c’è qualcosa che non va, significa che nella kermesse più famosa di Italia da decenni c’è qualcosa che non va. Punto. Non ci sono obiezioni.

C’è da dire che quest’anno la sua posizione è stata diversa a quella degli anni passati, perché lo abbiamo visto solo nella serata delle cover a Sanremo, tra l’altro in una direzione d’orchestra di coppia, non solitaria come accade sempre. Ma non solo, perché per l’occasione si è anche calato nei panni dell’intervistatore, parlando con tutti i cantanti in gara sui canali social di Amazon Music. Chi non ha mai sognato di incontrare Beppe Vessicchio prima di salire sul palco dell’Ariston?

Detto ciò, dobbiamo precisare che non è la prima volta che il direttore d’orchestra si scaglia contro il Festival. Già circa cinque anni fa, in un’intervista rilasciata a La Verità si era praticamente fatto terra bruciata intorno, colpendo il programma di punta della Rai e la regina di Mediaset. Sì, perché non è solo di Sanremo che aveva parlato: la sua freccia aveva puntato anche Maria De Filippi, anzi più nello specifico Amici, che tra l’altro lo ha anche visto protagonista per ben dodici anni. Ma erano altri tempi quelli, il talent si chiamava ancora Saranno Famosi, le categorie erano ancora tre (canto, ballo e recitazione), durante il serale tutti dovevano ancora mettersi alla prova con tutte le discipline, non solo la propria. Ma erano i primi anni del 2000 quelli, i social non esistevano neanche, internet era irrilevante, la conduttrice non era neanche poi influente come lo è oggi.

Oggi, infatti, regna sovrana a Mediaset (e non solo), ma a quanto pare, almeno fino a qualche tempo fa, non riusciva più a convincere Vessicchio, che era arrivato a dire: “Amici non è più lo stesso degli inizi. In quanto a numeri, va bene. Solo, trovo sia un po’ di tempo che non produce più niente, che vive una sorta di stanchezza. (…) Le dissi di sì nel 2001, il programma si chiamava Saranno famosi. Mi chiesero se potesse farmi piacere partecipare all’ipotesi di una scuola d’arte, si parlava di personaggi con uno spessore culturale enorme. (…) Amici non è più lo stesso di allora. In televisione, come dice la signora De Filippi, per resistere è necessario saper cambiare pelle”. 

E, nella stessa intervista, come abbiamo anticipato il suo mirino si spostò su Sanremo, in merito al quale aggiunse  “Dal punto di vista musicale non è più riuscito a scrivere la storia. In passato, Tutto quello che è un uomo di Sergio Cammariere non vinse e non vinsero Zucchero o Vasco, ma lasciarono una canzone. Oggi anche quelli che vincono faticano a fare altrettanto. Questo perché tutto improntato alla ricerca dell’effetto momentaneo: è tutto trap, tutto rap”. Come dargli torto, basta accendere la radio, oppure accedere su Spotify per accorgersene. Come è anche chiaro che oggi ci siano tantissime meteore, tantissimi fenomeni che arrivano, sbaragliano la concorrenza per un lasso di tempo, arrivano in vetta alle classifiche e poi svaniscono nel nulla e non lasciano dietro di loro alcuna traccia, se non qualche ritornello orecchiabile che di tanto in torna torna alla mente (ma neanche più ormai, sono finiti i tempi di “Tre parole”).

Beppe Vessicchio
Beppe Vessicchio – Nanopress.it

Come abbiamo anticipato, Beppe Vessicchio di recente ha anche rilasciato un’intervista all’Avvenire e lì ha parlato (di nuovo) di Sanremo (male).

Ecco le sue parole

Ovviamente di chi poteva parlare (anche) Beppe Vessicchio? Di Fedez, l’uomo più chiacchierato del momento, che nei cinque giorni sanremesi praticamente è riuscito nell’ardua impresa di mettere a rischio il suo matrimonio, macchiare la sua reputazione, finire nel mirino della procura (Jacopo Coghe, della Onlus Pro Vita & Famiglia, l’ex Ministro della Famiglia Carlo Giovanardi e l’avvocato Valerio Cianciulli, infatti, hanno presentato un esposto contro i due artisti e se vuoi saperne di più ti basta cliccare qui).

Ma cosa pensa di lui il direttore d’orchestra, soprattutto dopo aver avuto modo di conoscerlo meglio durante la kermesse, avendo preso parte a Il muschio selvaggio, il podcast da lui condotto? Secondo lui, “il fenomeno è più ampio delle tante cose scritte e dette in questi giorni. Da vicino, ti accorgi che Fedez, come la maggior parte dei rapper che ho conosciuto a Sanremo, vive in maniera pienamente integrata la vita reale con quella globale della Rete. E lì, nella Rete, Fedez ha trovato un ruolo importante, da “extraparlamentare”, capace di dire cose scomode e di creare imbarazzo, ma poi anche di chiedere scusa come ha fatto con Marco Mengoni”. Vessicchio si riferisce chiaramente a un episodio accaduto proprio mentre era ospite de Il muschio selvaggio: a quanto pare improvvisamente il rapper parlò con tutta la redazione, ma anche con lui, per intimare loro che avrebbe voluto chiedere scusa a Mengoni, perché molti anni prima insieme ad altri rapper lo aveva criticato abbastanza duramente.

Ovviamente la domanda poi si è spostata – anche se indirettamente – sul bacio con Rosa Chemical e di quanto alcune questioni che potremmo definire extramusicali abbiano surclassato la musica stessa. A questo proposito Vessicchio ha affermato: “Si è parlato troppo di aspetti assai al margine della musica. E allora parliamone ora e dico che, pur con linguaggi e forme diverse, posso assicurare che i giovani della nuova ondata rapper hanno la stessa sostanza di artisti e cantautori, diciamo di tradizione, che sono più vicini alla mia sensibilità. E questo conferma il buon lavoro svolto ancora una volta da Amadeus, che ha preso alla lettera il consiglio che gli diede tempo fa Pippo Baudo: “Non tralasciare mai nulla e sii padrone totale del Festival”. Il ruolo di quello che Claudio Baglioni definiva il “dittatore artistico”, Amadeus lo ha assunto con coraggio e il risultato finale l’ha premiato ancora”.

In ogni caso, Beppe Vessicchio ha anche parlato di questa edizione di Sanremo e ha acceso i riflettori su un problema fondamentale: la situazione degli orchestrali. Secondo lui, infatti, non è ammissibile che i musicisti provino dalle 11 di mattina alle 19, per poi andare in onda in diretta alle 20:15 e suonare più o meno ininterrottamente fino anche alle 3 di notte (vedi la finale, ma anche altre puntate intermedie terminate intorno alle 2-2:30).

A questo si aggiunge che a questi orari massacranti che non conoscono pause non corrisponde neanche uno stipendio equo. Come ha fatto notare il direttore di orchestra, infatti, per lavorare cinque settimane, cioè più di un mese, un orchestrale percepisce 2mila euro netti, “una paga da fame” per lui. Basti pensare che, non a caso, Sanremo un tempo poteva contare su “un’orchestra sinfonica di 110 professori e ora ne ha intorno ai 30” e già questo dovrebbe far riflettere.

Vessicchio ha poi concluso dicendo: “Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, non si limiti ai complimenti e Amadeus da uomo sensibile dia una mano anche a questi giovani innamorati della musica”. 

Non possiamo che dire grazie al maestro, perché il tema degli stipendi in tutti gli ambiti in Italia è caldo da tempo immemore ormai ed è giusto che emerga il più spesso possibile: solo così forse un giorno potremo arginare questo problema (che non è affatto di poco conto).

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