Beni pignorabili da Agenzia delle Entrate Riscossione: cosa possono pignorare?

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Passiamo in rassegna quali sono i beni pignorabili dall’Agenzia delle Entrate Riscossione – ex Equitalia – agli italiani che sono debitori e non hanno pagato le cartelle esattoriali. Cosa possono pignorare gli accertatori fiscali? Come sappiamo, la legge prevede che l’Agenzia delle Entrate Riscossione non possa pignorare una serie di beni come la casa di residenza ai privati, ma sappiamo altresì che l’ente esattore può andare a intaccare i conti correnti anche senza mandato del giudice. Facciamo chiarezza e vediamo in questa guida cosa possono pignorare nel caso si abbiano debiti con il fisco.

Beni pignorabili: stipendio – TFR – pensione
Agenzia Entrate Riscossione può trattenere diversi beni pignorabili, tra questi iniziamo a elencare lo stipendio, il TFR, la pensione. Tale atto si chiama pignoramento presso terzi e obbliga direttamente il datore di lavoro (o l’Istituto di Previdenza) a versare all’erario un quinto dello stipendio netto trattenendolo direttamente dalla busta paga del lavoratore dipendente, fino all’estinzione del debito (non occorre l’autorizzazione del giudice). Anche le provvigioni ricevute dall’agente di commercio monomandatario possono essere pignorate fino a massimo di 1/5 per stipendi superiori a 5.000 euro. Ci sono però delle eccezioni, quindi, in caso di stipendio fino a 2.500 euro il pignoramento può essere al massimo di 1/10, in caso di stipendio tra 2.500 euro e 5.000 euro, il pignoramento sarà al massimo di 1/7.

Beni pignorabili: conto corrente bancario o postale
Anche i conti correnti in Banca o Posta possono essere considerati dall’ex Equitalia come beni pignorabili, soprattutto se vi sono accreditati altri redditi diversi da quelli derivanti da lavoro dipendente. Agenzia Entrate Riscossione accede all’Anagrafe dei conti correnti dei contribuenti e senza bisogno di autorizzazioni del giudice può provvedere a pignorare il denaro presente nei conti correnti. LEGGI QUI PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO PIGNORAMENTO DEL CONTO CORRENTE.

Beni pignorabili in azienda
L’esattore può avvalersi dei beni presenti nell’azienda di proprietà del debitore. Il pignoramento dei beni dell’attività professionale o imprenditoriale può però essere effettuato soltanto nei limiti di 1/5 del loro valore.

Beni pignorabili AeR: la casa e il fondo patrimoniale
Argomento che sta molto a cuore agli italiani è il pignoramento della casa, l’Agenzia Entrate Riscossione può pignorare una casa di proprietà del debitore, nel caso in cui detenga diverse abitazioni e siano nelle categorie A/1, A/8 e A/9, ma non potrà mai pignorare l’unica prima casa, se il debitore ci vive (abitazione civile in cui si ha la residenza). Il pignoramento dell’immobile (che può essere anche l’ufficio, la seconda casa a mare o la casa posta in affitto, un magazzino o un terreno) avviene nel caso in cui il debito è superiore a 120mila euro. Anche la casa inserita nel fondo patrimoniale è pignorabile, così come la nuda proprietà e l’usufrutto.

Beni pignorabili: mobili, quadri e gioielli
Altri beni pignorabili dall’esattore sono i mobili interni alla casa, specialmente se di pregio artistico (sono esclusi i mobili essenziali come letti, armadi, tavolo e sedie, frigo, stufe, lavatrici) quadri di valore e gioielli.

L’auto non è un bene pignorabile ma può essere ‘fermata’
Agenzia Entrate Riscossione può notificare il fermo dell’auto al debitore, che non è un vero e proprio pignoramento quanto un divieto di circolazione. LEGGI QUI PER APPROFONDIRE L’ARGOMENTO FERMO AMMINISTRATIVO DELL’AUTO.

In conclusione, riassumiamo: se non si paga la cartella esattoriale il pignoramento dell’Agenzia Entrate Riscossione può avvenire dopo 60 giorni in genere, che diventano 40 se la cartella riguarda contributi Inps e Inail, mentre i giorni sono 30 se la cartella riguarda multe stradali. Ovviamente la procedura di pignoramento rimane in sospeso in caso di ricorso da parte del contribuente. Se passa un anno il pignoramento non è più possibile, ma occorre che l’ente spedisca una ingiunzione di pagamento. In genere le cartelle sono prescritte dopo alcuni anni, ossia: 10 anni per Iva, Irpef, Ires, Irap, camera commercio, canone Rai; 5 anni per multe, Imu, Tasi, Tosap, Tari, contributi Inps e Inail; 3 anni per bollo auto.

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