Asiago prodotto fuori legge: latte scaduto e altri scarti nell’impasto

Asiago prodotto fuori legge con latte scaduto e scarti di produzione nell’impasto, quanto c’è di vero? Lorenzo Bistore è l’ex direttore di produzione di Latterie Vicentine, nota azienda casearia finita nello scandalo dopo che lo stesso manager era stato arrestato in flagranza per furto dai Carabinieri di Padova, mentre trafugava una cisterna di latte di 22 mila litri dallo stabilimento di Bressanvido. Aveva ammesso di aver eseguito una dozzina di colpi da 900 euro l’uno. E’ tornato in libertà a fine gennaio 2015, e a circa un anno dal suo fermo è venuto a galla che, durante un interrogatorio, l’ex direttore sapeva che per almeno 15 anni una parte del formaggio Asiago Pressato dop che usciva dagli stabilimenti della società era stato prodotto fuorilegge.

L’Asiago in questione veniva prodotto in violazione del disciplinare, usando latte prossimo alla scadenza mescolato con ”latte di recupero”, ovvero il latticello, uno scarto della lavorazione che non è nocivo per la salute dell’uomo ma non è previsto nel regolamento. Secondo le dichiarazioni shock di Lorenzo Bistore, fino al 22 novembre 2014 il latte di recupero è stato mescolato con quello proveniente da confezioni vicine alla scadenza, precisando ”quando un latte non conforme ai disciplinari imposti dalla legge viene a contatto con latte conforme rende non conforme tutto il serbatoio…”.

Il magistrato che sta seguendo l’inchiesta ha deciso di usare il verbale segreto contenente tutte le dichiarazioni di Bistore e ha aperto un nuovo fascicolo per capire se ci sono realmente gli estremi per i reati di frode in commercio e vendita di prodotti industriali con segni mendaci, oppure se le dichiarazioni del mastro casaro siano solo una ”vendetta” verso l’ex azienda in cui lavorava. Alcuni dipendenti che hanno testimoniato hanno spiegato che con l’arresto di Bistore la produzione di Asiago è tornata ”alla normalità”, per quanto riguarda invece i consumatori, è lo stesso mastro casaro a prendersi l’onere di tranquillizzarli: ”Le aggiunte non rendevano il prodotto nocivo per la salute”.

Da parte sua, Latterie Vicentine (un’azienda da 70 milioni di euro e che conta 400 soci) ha replicato che le parole dell’ex direttore sono ”una bugia vergognosa”, dichiarandosi sicura di dimostrare la propria estraneità. Secondo i vertici dell’azienda, che devono fronteggiare anche il danno d’immagine dopo lo scandalo, era proprio Bistore che, per giustificare gli ammanchi dovuti ai suoi furti, era ricorso al latticello.

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