Ape social, pensioni precoci e riforma: news e novità su requisiti, come funziona e a chi spetta

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Si susseguono news sulle pensioni oggi, le ultimissime riguardano l’Ape social presente nella riforma delle pensioni, con la definizione dei requisiti per andare in pensione a 63 anni e ottenere l’anticipo pensionistico. Novità sono emerse anche per quanto riguarda le pensioni precoci, la quota 41 e l’entrata in pensione con la domanda di Ape social per chi ha svolto lavori usuranti. I decreti attuativi sono ancora in fase di discussione, ma, anche se c’è un certo ritardo, sono state accettate alcune delle richieste avanzate dai sindacalisti, e sembra confermata l’entrata in vigore della pensione anticipata Ape a una data successiva al 1° maggio 2017.

APE SOCIAL PENSIONI – REQUISITI E COME FUNZIONA
L’Ape social prevista dalla nuova riforma pensioni permette ad una serie di lavoratori di andare in pensione anticipata a 63 anni in base a determinati requisiti, dopo aver versato un numero di anni di contributi previdenziali (36 o 30), variabile in base ai casi che vediamo di seguito.

APE SOCIAL A CHI SPETTA? REQUISITI
A chi spetta l’Ape Social? Ci sono diversi tipi di pensioni ape social previsti nella riforma delle pensioni, i cui decreti attuativi aspettano solo di essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Quello che sappiamo è che su alcune richieste le risposte dell’esecutivo sono state positive, come spiegato da Roberto Ghiselli del sindacato Cgil, ad esempio sulla franchigia di 12 mesi per dimostrare di avere i requisiti per l’Ape o “sulla richiesta che nell’individuare la platea dei lavoratori beneficiari della pensione anticipata il riferimento sia alla mansione del lavoratore e non al settore dell’azienda. Restano aperte alcune questioni, in particolare per edili e marittimi, su cui continueremo il pressing”.

I requisiti per fare domanda per l’APE social, ossia per andare in pensione anticipata a 63 anni di età (devono essere compiuti entro il 31 dicembre 2017) sono i seguenti. Possono richiedere l’anticipo pensionistico social:

I disoccupati licenziati senza ammortizzatori sociali da almeno tre mesi e con un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
I lavoratori dipendenti o autonomi con una invalidità di almeno il 74% e con un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
I lavoratori dipendenti o autonomi che assistono un disabile convivente (coniuge o di primo grado) a carico da almeno sei mesi, e con un’anzianità contributiva di almeno 30 anni;
I lavoratori dipendenti o autonomi che svolgono attività usuranti o gravose da almeno sette anni (sei + un anno di franchigia) e abbiano maturato 36 anni di contributi.
I lavoratori che hanno raggiunto i 41 anni di contributi, a prescindere dall’età anagrafica, che hanno lavorato almeno 12 mesi prima del 19esimo anno di età, anche non in modo continuativo e che risultino in possesso di anzianità contributiva al 31 dicembre 1995 (”sistema misto”).

LEGGI QUI LE ULTIMISSIME SUI DECRETI ATTUATIVI DELLA RIFORMA DELLE PENSIONI

APE SOCIAL LAVORATORI PRECOCI E USURANTI: FRANCHIGIA DI UN ANNO
Quindi, riassumendo, è stata inserita nel testo della manovra bis pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 24 aprile una sorta di franchigia di un anno per chi ha fatto lavori gravosi e per i lavoratori precoci. Prima, infatti, avevano diritto di fare domanda di pensione social coloro che avevano svolto attività lavorative gravose da almeno 6 anni in via continuativa, mentre con la franchigia di un anno chiesta dai sindacati i 6 anni di attività gravose dovranno essere stati svolti negli ultimi 7 anni, anziché nei 6 che precedono il momento della decorrenza dell’Ape social o, nel caso dei lavoratori precoci, del pensionamento anticipato con 41 anni di contributi. Questo permette a chi abbia avuto un breve periodo di inattività “nel settimo anno precedente il pensionamento per un periodo corrispondente a quello complessivo di interruzione”, di beneficiare ugualmente dell’anticipo pensionistico, restando chiaro che il lavoro gravoso deve risultare in essere.

APE SOCIAL DISOCCUPATI Spetta a disoccupati cioè a lavoratori dipendenti (sia a tempo determinato che indeterminato, anche a tempo parziale) in stato di disoccupazione per licenziamento (e non per fine contratto naturale), che non ricevono ammortizzatori sociali da più di tre mesi. I sindacati avevano chiesto di includere tra i beneficiari dell’agevolazione anche quei lavoratori che perdono il lavoro per la fine del contratto a termine, ma l’accordo con il Governo non c’è stato.

APE SOCIAL INVALIDI Spetta ai lavoratori invalidi almeno al 74% o che assistono un familiare di primo grado affetto da disabilità grave. Possono andare in pensione anticipata a 63 anni, e con 30 anni di contributi previdenziali versati.

APE SOCIAL LAVORI USURANTI Spetta a chi ha svolto una delle 11 tipologie di lavori considerati gravosi o a rischio per la durata di almeno 6 anni (con franchigia di un anno per permettere a chi ha avuto un breve periodo di inattività di richiedere ugualmente l’ape social. La certificazione di ‘lavoro usurante’ dovrà essere fatta dall’azienda per poi essere verificata sulle banche dati di Inps, Inail e ministero del Lavoro. I lavoratori possono andare in pensione anticipata a 63 anni, ma bisogna avere almeno 36 anni di contributi pagati per poter fare domanda di ape social per lavori usuranti.

APE SOCIAL PER CHI OGGI E’ ESCLUSO
In discussione tra governo e sindacati c’è anche l’Ape social per chi oggi è escluso. Le categorie di lavoratori che chiedono di poter accedere all’Ape social sono anche altre. Ad esempio la Fai-Cisl ha lanciato una richiesta sull’Ape social tramite Luigi Sbarra, Segretario generale della federazione che rappresenta il settore agroalimentare-ambientale, chiedendo l’inclusione “dei lavoratori agricoli, alimentari e della pesca nei meccanismi dell’Ape Social, oltre che riconoscere la natura gravosa di questi impieghi e assicurare la tutela di migliaia di esodati agricoli”.

LEGGI QUI TUTTO SULL’APE SOCIAL E LA DIFFERENZA CON L’APE VOLONTARIA

ULTIMISSIME PENSIONI QUOTA 41
I lavoratori precoci parteciperanno alla manifestazione del prossimo 11 maggio a Roma per chiedere una riforma delle pensioni che permetta un ampliamento dei beneficiari della ‘quota 41’, ossia che venga data a tutti i lavoratori la possibilità di andare in pensione senza una specifica età anagrafica, purché siano stati versati almeno 41 anni di contributi.

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