Un anno dopo il femminicidio di Alessandra Matteuzzi, l’ex Padovani tenta di nuovo il suicidio

Un anno fa Alessandra Matteuzzi, cinquantasette anni, veniva uccisa dal suo ex compagno Giovanni Padovani, che di anni ne aveva ventisette. Il motivo? Sempre il solito.

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Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani – Nanopress.it

L’incapacità di certe personalità, dettagliatamente narcisistiche, di non accettare la fine di una relazione. L’incapacità di non riuscire neppure lontanamente a contemplare, né tanto meno a tollerare, l’ipotesi di essere lasciati da una donna, la loro, che decide di proseguire la sua vita in un’altra direzione. In una direzione fatta di inizi che non contemplino la violenza e l’abuso sotto ogni loro forma.  Carnefici e vittime. Un binomio che mai come negli ultimi anni non fa che macchiare le pagine di cronaca del nostro Paese. Di fronte all’incapacità delle istituzioni di arrestare la lunga ondata di sangue. Con cadenza quasi giornaliera una donna viene uccisa per mano di un partner o ex partner. Una vera e propria guerra con un nemico che mai è stato così vicino.

La disparità anagrafica tra Alessandra Matteuzzi e Giovanni Padovani non sembrava un problema. Almeno inizialmente, vittima e carnefice sembravano vivere una storia idilliaca. Come da copione, anche quella relazione abusante era cominciata così. E sempre come da copione, a partire da gennaio 2022, l’atteggiamento di Giovanni era diventato ossessivo. Alessandra aveva iniziato a vivere con il terrore e la paura. Non era più libera di vivere la sua vita come prima. Un turbamento emotivo che l’aveva anche spinta a denunciare. Una denuncia che però era imasta inascoltata. Perché il suo ex non si era lasciato intimorire. Anzi, non aveva smesso di importunarla nonostante le sue minacce e i suoi comportamenti persecutori fossero stati oggetto di segnalazione ai carabinieri. Ad aggravare la situazione aveva anche contribuito  la mancata emissione di un ordine restrittivo nei confronti di Giovanni.

Fino al giorno in cui si è consumato il terribile femminicidio. Oggi, dopo trecentosessantacinque giorni, l’uomo ha tentato per l’ennesima volta di togliersi la vita. Lo ha fatto all’interno dell’istituto psichiatrico di Reggio Emilia dove si trova ristretto. Ha cercato di tagliarsi le vene con un coccio di fortuna arrivando a perdere un litro di sangue. Più di cinquanta sarebbero stati i punti di sutura.

Secondo quanto dichiarato da Padovani ai sanitari che lo hanno soccorso avrebbe nuovamente tentato l’estremo gesto perché in preda “di voci insultanti ed imperative”. I legali dell’uomo, lo ricordiamo, imputato per omicidio volontario aggravato dalla premeditazione, stalking, futili motivi, avevano chiesto ed ottenuto la sottoposizione alla perizia psichiatrica. Per stabilire se al momento dell’omicidio era pienamente capace di intendere e di volere. I periti nominati dal dottor Domenico Pasquariello, presidente della Corte d’Assise, sono il professor Pietro Pietrini, psichiatra, il professor Giuseppe Sartori, neuropsicologo. Il processo riprenderà il prossimo autunno e la prima udienza è fissata per il 2 ottobre. Oggi, però, è il giorno del ricordo.

Chi era Alessandra Matteuzzi?

Alessandra lavorava come commessa presso uno showroom di abbigliamento e condivideva la sua vita sui social media, pubblicando foto di sé che provava vestiti, si godeva le vacanze con amiche e viaggiava in posti come la riviera romagnola, Ibiza e la Calabria. Una donna come tutte le altre. Una di noi.

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Alessandra Matteuzzi – Nanopress.it

Solo un anno prima della mattanza, nell’agosto del 2021, aveva incontrato quello che credeva sarebbe diventato l’uomo della sua vita: Giovanni Padovani, di ben trent’anni più giovane. I due si erano conosciuti sui social, tramite una richiesta di amicizia inviata su Facebook. Come anticipato, la luna di miele, per utilizzare il termine criminologico che descrive la prima fase del c.d. “ciclo della violenza”, era destinata a durare poco. A mano a mano che le settimane passavano l’ex calciatore mostrava sempre di più la sua ossessione e la sua gelosia decisamente malata nei confronti di Alessandra. Le controllava il cellulare e monitorava ogni suo spostamento. Cercava ogni pretesto per litigare, spingendosi al punto di inventarsi dei presunti tradimenti. Fino a quando Alessandra, esasperata dalla situazione, aveva deciso di troncare quella relazione tossica. Una decisione che, lo stiamo raccontando, le è costata la vita il 23 agosto 2022. Solo qualche settimana prima la responsabile di vendita aveva presentato denuncia proprio nei confronti dell’ex compagno dal quale aveva preso le distanze. L’uomo, totalmente incapace di contemplare la possibilità di essere lasciato, era arrivato il 22 agosto a Bologna in aereo dalla Sicilia. Con il chiaro intento di vendicarsi. Così, il giorno successivo aveva aspettato che Alessandra tornasse a casa in via dell’Arcoveggio, a Bologna.  Erano le 19. L’avrebbe uccisa intorno alle 21.00 aggredendola a colpi di martello e avvalendosi di una panca di ferro. Per poi attendere l’arrivo delle forze dell’ordine. Per Alessandra non c’è stato nulla da fare. A dare l’allarme, per il frastuono e le urla della vittima, erano stati i vicini di casa. Era già troppo tardi.

Che cosa albergava nella mente di Giovanni Padovani? E perché ha ucciso con quella efferatezza?

L’ex calciatore Giovanni Padovani ha perpetrato un orrendo atto di violenza contro la sua ex compagna, Alessandra Matteuzzi. Prima di compiere l’omicidio, il giovane ha intrapreso tutta una serie di azioni ampiamente premeditate per infliggere danni e una sofferenza inenarrabile. Difatti, tutti i suoi atteggiamenti antecedenti al delitto indicano chiaramente tutta la sua pianificazione malvagia. Come la decisione di prendere il primo volo per Bologna. In aggiunta, le armi utilizzate, un martello e una panca di ferro, non sono casuali, ma riflettono un intento di arrecare tormento e strazio per quanto più tempo possibile.

Questo terribile femminicidio rivela quindi non solo una rabbia incontrollabile da parte di Padovani, ma anche un’intenzione di causare sofferenza estrema. In una dinamica di questo tipo, si può parlare di spirito distruttivo in cui l’assassino cerca di prolungare la sofferenza della vittima per trarne un piacere perverso. Dopo aver ucciso Alessandra ha aspettato, mostrando tratti spiccatamente sadici, l’arrivo delle autorità. Proprio per cercare di ottenere autocompiacimento in relazione all’omicidio commesso. Ciò che gli importava era solo rivendicare l’orgoglio ferito.

Giovanni Padovani
Giovanni Padovani-Nanopress.it

Dunque, perché lo ha fatto? La motivazione sembra essere radicata nella personalità malevola di Padovani, che aveva sviluppato un profondo disprezzo per Alessandra. Un disprezzo maturato dopo che lei aveva deciso di lasciarlo una volta per tutte. La scelta di lasciare il corpo in una posizione degradante testimonia e conferma questo sentimento di odio, scherno e svilimento. In definitiva, la mente di un soggetto di questo tipo è difficilmente catalogabile a parole. E non solo. Ma quel che traspare inconfutabilmente è una totale mancanza di rimorso e pentimento, come dimostrato dal suo comportamento in carcere. Un femminicidio compiuto con freddezza e lucidità, con il quale l’ex calciatore ha sottolineato l’intenzionalità dell’atto. Alessandra, come troppe donne come lei, ha pagato con la vita la decisione di liberarsi del suo carnefice. Non una di meno.

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