372 euro di aumento in busta paga, lavoratori italiani pazzi di gioia: a chi spettano

Una sentenza recente potrebbe ben presto fare giurisprudenza. A un lavoratore è stato riconosciuto dal giudice il diritto di percepire uno stipendio adeguato e un aumento in busta paga. 

Aumenti in busta paga
Aumenti in busta paga – Nanopress.it

Sebbene in Italia manchi una legge sul salario minimo, Giorgia Meloni rimane intransigente su questo argomento. Tuttavia, è ancora fondamentale garantire che i lavoratori ricevano un compenso pari all’importo e al livello del loro lavoro.

La Costituzione tutela il diritto ad un giusto salario, che prevale su qualsiasi contratto collettivo. Di conseguenza, la retribuzione di un lavoratore può essere ritenuta insufficiente da un giudice nonostante soddisfi i criteri del contratto collettivo. Un operaio padovano una volta si rivolse a un giudice del lavoro di Milano, adducendo una misera retribuzione ma conforme al contratto di categoria.

Aumento sulla busta paga
Aumento sulla busta paga-Nanopress.it

Questo caso ha stabilito un precedente legale e potrebbe potenzialmente portare a implicazioni impreviste. Se il salario minimo rimane invariato, i giudici possono essere costretti non solo a chiedere ai datori di lavoro di aumentare i salari, ma anche a richiedere alle associazioni dei datori di lavoro di negoziare con le parti sociali per rivedere le tabelle salariali all’interno dei contratti collettivi.

Uno stipendio eccessivamente basso è considerato incostituzionale

Attualmente, i datori di lavoro sono semplicemente tenuti ad aderire alle tabelle salariali delineate nel contratto collettivo per determinare la remunerazione adeguata per i propri dipendenti. Tuttavia, è ovvio che tale compenso dovrebbe essere adeguato sia alla posizione che al livello di competenza dell’individuo.

Un nuovo sviluppo fuori dalle aule milanesi potrebbe avere implicazioni di vasta portata. Un operaio padovano ha recentemente fatto causa al Civis (Istituti di Vigilanza di Padova) con l’aiuto dell’Adl Cobas e degli avvocati Giorgia D’Andrea e Giacomo Gianolla. La causa della controversia legale?  La retribuzione insufficiente del dipendente.

In base al contratto collettivo, l’azienda la remunerava a 3,96 euro l’ora, che si traducevano in un reddito netto mensile di circa 640 euro.

Quando il lavoratore si è lamentato di essere pagato con una paga oraria “da fame”, ha cercato l’aiuto di un giudice per valutare se il suo stipendio soddisfacesse i requisiti legali.

INPS
INPS – nanopress.it

Dopo un attento esame, il giudice si è schierato con il lavoratore e ha persino invocato la Costituzione. Sebbene nessun salario minimo fosse delineato dalla legge, la Costituzione ha riconosciuto il diritto a un salario adeguato che non può essere ignorato.

Cosa dice l’articolo 36 della Costituzione

L’articolo 36 della Costituzione garantisce ai lavoratori il diritto ad un salario corrispondente alla qualità e alla quantità del loro lavoro. La retribuzione è inoltre intesa ad essere adeguata al mantenimento di un tenore di vita dignitoso per il lavoratore e la sua famiglia.

Di conseguenza, la Civis ha dovuto pagare un compenso obbligatorio di 372 euro (lordi) mensili. Tale compenso emergeva dal divario tra la retribuzione riconosciuta e una congrua retribuzione per i servizi di portineria, che, pur essendo considerata un’occupazione “bassa”, dovrebbe comunque rientrare entro certi limiti.

Tale limite è risultato essere “notevolmente superiore” rispetto alle tabelle salariali stipulate dalle principali organizzazioni sindacali di settore negli ultimi anni.

Cosa accadrà adesso in merito all’aumento in busta paga

È abbastanza evidente che una condanna solitaria non può rendere ogni individuo che guadagna un reddito esiguo qualificato per un aumento di stipendio. Sebbene il processo sia lungo, la recente sentenza del Tribunale del lavoro di Milano ha il potenziale per costituire un precedente legale.

I casi pendenti che affrontano questioni simili possono essere risolti a favore del dipendente, richiedendo alle aziende di aumentare i salari per riflettere sia le responsabilità lavorative che il costo della vita.

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