Virginia Raggi indagata: patteggiamento o giudizio immediato?

Virginia Raggi


Chissà quale sia l’incubo peggiore di Virginia Raggi, se i pm pronti a interrogarla o il futuro al cospetto di Beppe Grillo. L’unica cosa che al momento appare certa è il declino politico della sindaca di Roma, a pochi mesi dalla conquista del Campidoglio. In tribunale gli scenari sembrano essere due: giudizio immediato (e rischio condanna fino a tre anni) o patteggiamento. Per quanto riguarda la vita politica nel Movimento 5 Stelle, pare che abbia dovuto affrontare la telefonata di un capo parecchio avvelenato. Telefonata raccontata dal Corriere ma già smentita dalla diretta interessata e dallo stesso Grillo che ha minacciato di querelare il quotidiano di via Solferino.

Partiamo dagli scenari giudiziari. Virginia Raggi è indagata per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per la vicenda della nomina di Renato Marra, fratello di Raffaele, a capo del Dipartimento turismo del Campidoglio. L’accusa di abuso di ufficio deriva dal fatto che aveva assicurato di avere scelto lei Renato, mentre gli sms con Raffaele dimostrano che era stato lui. La sindaca, secondo la Procura, avrebbe quindi coperto il palese conflitto di interessi macchiandosi. Mentendo pure all’Anac, a cui aveva assicurato che la nomina di Renato Marra era stata una sua iniziativa: da qui l’accusa di falso in atto pubblico.

Gli scenari possibili
La doppia accusa rischia di rivelarsi il tipico cane che si morde la coda. Se la Raggi davanti al giudice negherà l’abuso di ufficio, scaricando le colpe su Raffaele Marra, automaticamente ammetterebbe di aver mentito e di aver commesso il falso in atto pubblico. A quel punto si prospetterebbero due strade: processo con giudizio immediato per falso oppure patteggiamento. Sembra che i pm siano orientati sul rito abbreviato, forti degli sms con Raffaele Marra che inchioderebbero la sindaca. Se la Raggi accettasse il patteggiamento, andrebbe incontro alla condanna a circa un anno. Con il processo rischierebbe invece una condanna fino a tre anni. Chiariamo che al momento queste sono solo supposizioni.

Lo spauracchio della Legge Severino
Dalla sua decisione dipenderà anche un futuro politico che sembra comunque segnato. Su di lei incombe lo spauracchio della Legge Severino, che impone la sospensione immediata per i sindaci condannati per abuso di ufficio, e la sospensione per altre condanne in primo grado che superino la pena di due anni. Insomma, se patteggia per falso potrebbe scamparsela.

La presunta telefonata di Grillo (smentita con minaccia di querele)
Un retroscena del Corriere della Sera ha raccontato della presunta telefonata tra Virginia Raggi e Beppe Grillo. Secondo l’articolo firmato da Fabrizio Roncone il leader dei 5 Stelle si sarebbe rivelato parecchio arrabbiato e le avrebbe urlato «mi hai ingannato!». Più che l’abuso non avrebbe accettato l’accusa di falso, perché implica appunto la menzogna.

A smentire la telefonata sia Virginia Raggi (che ha ribadito di essere serena) ma soprattutto Grillo. Sul blog ha scritto un post al vetriolo accusando il Corriere di aver dato una “fake news” e minacciando querele.

Grillo sul blog: «Sono vicino a Raggi, querelo Corriere»
«Virginia Raggi ha adempiuto ai doveri indicati dal nostro codice etico informando tempestivamente il movimento e i cittadini dell’invito a comparire che ha ricevuto l’altro giorno. Lei è serena e io non posso che esserle vicino in un momento che umanamente capisco essere molto difficile. I giornalisti del Corriere della Sera sono molto male informati o volutamente disinformati. La ricostruzione della telefonata pubblicata oggi è totalmente falsa, nonché ridicola. Altro che post verità, siamo arrivati alla fantanotizia, alla fake news come sistema. Mi dispiace per i lettori di questo giornale, che continuano a spendere soldi per ricevere notizie finte e inventate. Che senso ha spendere soldi per essere presi in giro? Valuterò con i miei avvocati l’ipotesi di una querela e pretendo un’immediata rettifica via web».

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