Vino al metanolo: tossicità, sintomi, perché fa male e scandali del passato

Vino al metanolo

Un nuovo terribile caso riporta l’attenzione sui micidiali liquori low cost fatti col metanolo: in Grecia una giovane turista è rimasta cieca a causa di alcuni bicchierini di vodka al metanolo. Trent’anni fa, l’Italia finì al centro di un terribile scandalo che colpì con pesanti conseguenze, il settore agroalimentare: il vino al metanolo. Era il 1986, 23 persone morirono, mentre diverse decine di soggetti subirono gravi lesioni a causa di un’intossicazione provocata dall’assunzione di vino alterato dall’aggiunta di metanolo, un alcol naturale, altamente pericoloso per la salute dell’uomo. Andiamo a scoprire quali sono i sintomi del vino al metanolo, i danni a lungo termine e anche le principali vittime del più grave scandalo alimentare della storia d’Italia.

Vino al metanolo: i sintomi

Innanzitutto è doveroso spiegare cos’è il metanolo e dove si trova comunemente: come accennato in apertura, si tratta di un alcol naturale, altamente tossico per l’organismo umano, che viene solitamente impiegato per la preparazione di lacche, vernici, solventi, detergenti e liquidi delle fotocopiatrici. Negli anni ’80, il metanolo è stato utilizzato anche per la preparazione del vino, considerata la sua enorme convenienza rispetto all’alcol etilico, solitamente utilizzato. L’assunzione di vino al metanolo, provoca l’avvelenamento. I primi sintomi dell’avvelenamento da vino al metanolo insorgono entro 1-2 ore dall’assunzione e consistono in dolore addominale, vomito, nausea, cefalea, vertigini, confusione mentale. Dopo 15 ore dall’assunzione possono comparire segni di edema retinico fino alla cecità, acidosi metabolica, coma, erezioni compulsive, convulsioni e in taluni casi può sopraggiungere anche la morte.

In caso di intossicazione da vino al metanolo, è fondamentale rimuovere l’alcol dal sangue mediante emodialisi. Il suo metabolismo può essere inibito grazie a due antidoti: il fomepizolo ed etanolo. L’infusione endovenosa di etanolo deve essere somministrata gradualmente, così da poter monitorare la sua concentrazione nel sangue ed evitare effetti collaterali sul sistema nervoso, cardiovascolare ed urinario. Per correggere l’acidosi metabolica si utilizzano infusioni di bicarbonato di sodio e altre soluzioni alcalinizzanti; mentre per contrastare le manifestazioni neurologiche, si fa ricorso alla fenitoina e al diazepam.

Metanolo ed Etanolo: le differenze

Qual è la reale differenza tra metanolo ed etanolo? ll metanolo (CH3OH) è un alcol ‘naturale’, che si ottiene per distillazione secca del legno. È particolarmente tossico per l’organismo umano, poiché aggredisce principalmente il sistema nervoso. Viene impiegato come solvente e combustibile e nella produzione della formaldeide.

L’etanolo (C2H5OH) o alcol etilico invece è l’alcol comune. Si ottiene dalla fermentazione degli zuccheri o per idratazione dell’etene. L’alcool che troviamo solitamente in commercio è denaturato, ovvero reso imbevibile per aggiunta di metanolo. Si presenta come un liquido incolore, volatile, infiammabile, dall’odore inconfondibile. Viene impiegato per la preparazione di bevande alcoliche, profumi, medicamenti e anche come solvente.

Vino al metanolo: la storia del più grande scandalo alimentare italiano

Lo scandalo del vino al metanolo risale al 1986 e fu la più grande truffa alimentare della storia del nostro Paese. Il fatto accadde precisamente il 17 marzo 1986, quando diverse decine di persone, per la maggior parte residenti in Lombardia, Piemonte e Liguria, in seguito all’assunzione di vino al metanolo, rimasero intossicate, riportando danni gravissimi, mentre 23 morirono. Tutte le vittime avevano bevuto vino proveniente dalle cantine della ditta Ciravegna di Narzole, in provincia di Cuneo. I titolari, padre e figlio Ciravegna, avevano aggiunto al loro vino, dosi elevatissime di metanolo, per alzare notevolmente la gradazione alcolica, non considerando minimamente i danni che avrebbe potuto generare al corpo umano. Del resto il metanolo è un prodotto della fermentazione dell’uva,, infatti in quantità minime, comprese tra 0,6 e 0,15 ml su 100 ml di alcol etilico complessivo, è considerato normale. Dosi superiori invece, possono persino essere letali.
Dopo i primi tre decessi, la Procura emise comunicazioni giudiziarie per ipotesi di omicidio colposo plurimo, lesioni colpose, violazione dell’art.22, comma 2, lett. d) del D.P.R. 12 febbraio 1965, n.162. Nel giro di pochi giorni, i titolari Ciravegna furono arrestati. Tra tutte le persone coinvolte, Giovanni Ciravegna fu successivamente identificato come il principale responsabile. Le indagini, coordinate dalla Procura di Milano, furono estese a tutto il territorio italiano e in tutto si scoprì che le aziende coinvolte erano una sessantina. Lo scandalo del vino al metanolo provocò pesanti ripercussioni anche sul mercato del vino italiano in generale. La Germania bloccò addirittura per settimane la fornitura di vino italiano.

Metanolo: le ragioni del suo impiego nel vino

Il metanolo, o alcol metilico, è una sostanza altamente tossica presente naturalmente in modeste quantità, anche nel vino: è un prodotto secondario della fermentazione alcolica. Negli anni ’80 venne utilizzato in maniera del tutto indiscriminata per aumentare la gradazione alcolica del vino e incrementarne la produttività. Una truffa parziale, considerato che fu in un certo senso ‘agevolata’ dalla Stato italiano: in quegli anni, il metanolo divenne estremamente conveniente, sino a dieci volte meno costoso dell’alcol etilico. L’abbattimento notevole del costo fu il risultato di un intervento di defiscalizzazione del 1984, imposto da una sentenza della Corte di giustizia della Comunità Europea. Il risultato, in termini di vittime, fu enorme.

Vino al metanolo: le vittime dimenticate

Purtroppo, quella del vino al metanolo fu una storia doppiamente tragica, perché le vittime che produsse le uccise due volte: la prima volta intossicandole, la seconda dimenticandosele. Nessuna delle famiglie colpite ricevette mai un risarcimento e i responsabili non furono condannati. Enzo Binotto, tornitore di precisione, detto ‘occhi di gatto’ per via della sua vista felina, bevette due bicchieri di vino al metanolo e divenne completamente cieco: oggi, a distanza di trent’anni, ancora attende che lo Stato si ricordi della sua tragica storia.

Tra le vittime del vino al metanolo c’è anche il signor Armando Bisogni, che era invalido e alcolista: il 3 marzo dell’86, fu trovato senza vita nella sua casa di Milano, sul tavolo della cucina c’era ancora lo scontrino dell’Esselunga di viale Sarca: 1.860 lire, Barbera del Piemonte. Dopo appena tre giorni, un pensionato di 58 anni, Renzo Cappelletti, morì nella sua abitazione: causa della morte, apparentemente ignota. Entro la sera di quello stesso giorno, altre tre persone si presentarono al pronto soccorso del Niguarda, con i sintomi dell’avvelenamento: dolori alla testa, nausea, crampi. Uno di loro,
Benito Casetto, morì dopo aver raccontato di aver bevuto un vino da tavola preso al supermercato.

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