Versione latino 2017: alla Maturità del liceo Classico un testo di Seneca [TRADUZIONE]

Latino 2017 maturità

Versione di latino per la Maturità 2017 al liceo classico: di seguito la traduzione della versione di latino di Seneca con la quale si stanno cimentando i maturandi dell’Esame di Stato. Dunque è uscito Seneca, uno degli autori papabili già ipotizzati nei giorni precedenti, con un ‘Il valore della filosofia’. Ecco il testo e la traduzione della versione.
Ricordiamo che le indiscrezioni dei giorni scorsi puntavano, oltre che su Seneca, su Quintiliano, Tacito (uscito però nel 2015), Livio o Cicerone gli autori latini ‘preferiti’ dal Ministero negli ultimi anni. Era da 2011 che al liceo Classico non usciva una versione di Seneca.

Rispetto agli anni passati, la versione scelta per l’esame di Stato 2017 è più semplice. Ma c’è una trappola: anche se grammaticalmente la traduzione non è eccessivamente complicata, Seneca amava infarcire i propri ragionamenti di metafore e modi di dire, per cui una traduzione letterale sarebbe comunque scorretta. Gli studenti sono chiamati non solo a tradurre, ma anche a interpretare il testo per renderlo in un italiano corretto.

Prima leggete il testo, poi aprite il vocabolario‘. Questi i consigli per una corretta traduzione della versione di latino uscita alla maturità 2017. I maturandi del classico si trovano ad affrontare un testo di Seneca, sul valore della filosofia popolare. Di seguito, Nanopress riporta testo e una prima traduzione della versione della maturità 2017, da considerarsi sostanzialmente corretta (ma occhio a consultare sempre il vocabolario).

MATURITÀ 2017: IL TESTO DELLA VERSIONE DI LATINO DI SENECA

Non est philosophia populare artificium nec ostentationi paratum; non in verbis sed in rebus est. Nec in hoc adhibetur, ut cum aliqua oblectatione consumatur dies, ut dematur otio nausia: animum format et fabricat, vitam disponit, actiones regit, agenda et omittenda demonstrat, sedet ad gubernaculum et per ancipitia fluctuantium derigit cursum. Sine hac nemo intrepide potest vivere, nemo secure; innumerabilia accidunt singulis horis quae consilium exigant, quod ab hac petendum est. Dicet aliquis, ‘quid mihi prodest philosophia, si fatum est? quid prodest, si deus rector est? quid prodest, si casus imperat? Nam et mutari certa non possunt et nihil praeparari potest adversus incerta, sed aut consilium meum occupavit deus decrevitque quid facerem, aut consilio meo nihil fortuna permittit.’ Quidquid est ex his, Lucili, vel si omnia haec sunt, philosophandum est; sive nos inexorabili lege fata constringunt, sive arbiter deus universi cuncta disposuit, sive casus res humanas sine ordine impellit et iactat, philosophia nos tueri debet. Haec adhortabitur ut deo libenter pareamus, ut fortunae contumaciter; haec docebit ut deum sequaris, feras casum.

MATURITÀ 2017: LA TRADUZIONE DELLA VERSIONE DI LATINO

La traduzione della versione di Seneca, seconda prova della maturità 2017, è da ritenersi come spunto/guida: garantiamo sulla sostanziale correttezza della traduzione della versione di latino al classico, ma attenzione ad eventuali sfumature semantiche e/o a termini obsoleti e/o a quanto il professore tiene alla correttezza dei termini e delle frasi. L’invito è quello di rifarsi sempre al vocabolario e di usare la traduzione proposta come guida, perché potrebbero esservi delle imprecisioni.

Di seguito, la traduzione della versione di latino alla maturità 2017

La filosofia non è un’arte che cerca il favore popolare, né è fatta per essere ostentata; non consiste nelle parole, ma nelle cose (ossia nei fatti, ndr). Ed essa non è utilizzata per far passare le giornate con piacere, o per eliminare la nausea che deriva dal non far nulla (dall’ozio, ndr): la filosofia forma ed educa l’animo, regola la vita, governa le azioni, mostra ciò che si deve o non si deve fare, siede al timone e dirige la rotta nei (inteso come attraverso i , ndr) pericoli di un mare agitato. Senza di lei, nessuno può vivere tranquillo e sicuro; in ogni momento si presentano innumerevoli circostanze che richiedono una direttiva, che va ricercata nella filosofia (letteralmente: e questa bisogna cercarla nella filosofia). Qualcuno dirà: ‘A che mi giova la filosofia, se esiste il fato? A che, se c’è un dio che ci governa? A che, se il caso detta legge? Infatti non si possono cambiare eventi già decisi, né ci si può difendere contro quelli incerti, ma o un dio è padrone delle mie decisioni e ha stabilito che cosa devo fare, o la sorte non permette nulla al mio giudizio. Qualunque di queste cose sia, o anche se esistono tutte, caro Lucilio, bisogna dedicarsi alla filosofia; sia che il destino ci ‘leghi’ (vincoli, ndr) con la sua legge inesorabile, sia che un dio, arbitro dell’universo, abbia disposto ogni cosa, sia che il caso sospinga e muova disordinatamente le vicende umane, la filosofia ci deve proteggere. (Ella, ndr) ci esorterà a obbedire volentieri a dio, e con fierezza alla sorte; ci insegnerà a seguire la volontà di dio e a sopportare il caso.

Chi era Lucio Anneo Seneca

Lucius Annaeus Seneca (Lucio Anneo Seneca) è nato a Corduba (l’attuale Cordova in Spagna) il 4 avanti Cristo ed è morto a Roma nel 65 dopo Cristo. E’ stato un filosofo seguace della scuola stoica, uno scrittore e un senatore.
La filosofia di Seneca si basava su questi precetti: trionfo sulle passioni e sulle superstizioni, periodico esame di coscienza, consapevolezza di essere una piccola parte del tutto, consapevolezza di essere creature ragionevoli facenti parte di un disegno provvidenziale dominato da una Ragione superiore, capacità di discernere ciò che è razionale da ciò che non lo è, raggiungimento della libertà interiore attraverso la ragione.
In tutto questo percorso la filosofia è vissuta come uno strumento di liberazione individuale.
Come uomo pubblico Seneca ebbe alterne fortune: fu condannato a morte da Caligola ma graziato, poi esiliato da Claudio, poi richiamato a Roma, infine divenne tutore di Nerone. Dopo un breve periodo di serenità e concordia, Nerone e Seneca entrarono in un conflitto insanabile. Seneca si ritirò dunque a vita privata, ma in anni successivi venne costretto al suicidio da Nerone, poiché questi temeva che il suo ex mentore avesse partecipato ad una congiura contro di lui.

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