Verdiniani al Senato: chi sono i parlamentari pronti a votare le riforme di Renzi?

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Un gruppo di verdiniani al Senato disponibili a votare le riforme proposte dal Governo Renzi. Ultimamente è venuto fuori come al Senato la maggioranza sia risicata per il Presidente del Consiglio e per il suo esecutivo. In questa situazione diventerebbe veramente importante avere dalla propria parte alcuni senatori disponibili a “fare il grande salto” e a mettersi nelle condizioni di poter appoggiare Renzi. La loro posizione diventa molto importante, soprattutto per l’approvazione di alcune riforme, per le quali il Governo si è battuto a lungo, come, ad esempio, quella sulla Buona Scuola.

Il gruppo di senatori a disposizione di Renzi esisterebbe, come dimostrerebbe un elenco scritto a mano fotografato a Palazzo Madama, mentre veniva mostrato ad alcuni parlamentari. Si tratterebbe dei cosiddetti verdiniani, i seguaci dell’ex coordinatore di Forza Italia Denis Verdini. In tutto sono 15.

I verdiniani

L’elenco di questo gruppo parlamentare che sarebbe disponibile ad appoggiare le riforme di Renzi comprende i seguenti senatori: Lucio Barani, Giovanni Mauro, Giuseppe Ruvolo, Giuseppe Compagnone, Vincenzo D’Anna (tutti provenienti dal gruppo di Gal), Sandro Bondi, Manuela Repetti, Denis Verdini, Riccardo Conti, Riccardo Villari, Riccardo Mazzoni (sono tutti di Forza Italia, tranne Bondi e Repetti che hanno lasciato il gruppo a marzo scorso per andare a far parte del misto). E poi ancora Raffaella Bellot, Patrizia Bisinella, del gruppo misto (sono leghiste che hanno abbandonato il partito dopo l’espulsione di Flavio Tosi dalla Lega Nord).

Resta da vedere quale sarà veramente il loro atteggiamento, se davvero sono tutti pronti a costituire un gruppo parlamentare autonomo. E’ difficile dirlo con certezza, perché di questa situazione si parla ormai da molto e in particolare si fa riferimento alla necessità di dare una mano a Renzi in vista della riforma costituzionale, che dovrebbe riprendere in commissione affari costituzionali del Senato. Una necessità, quindi, che non si può affatto sottovalutare, visto che, ad esempio, il parere di costituzionalità al testo della Buona Scuola non è passato perché si è raggiunta una parità di 10 voti.

Nel caso della Buona Scuola la situazione è stata contenuta, perché si tratta di un disegno di legge e non di un decreto, quindi il parere di costituzionalità non è obbligatorio, ma nei prossimi giorni la situazione potrebbe diventare più complessa, visto le intenzioni sulla riforma costituzionale.

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