Vandalismo: le opere d’arte danneggiate dai teppisti

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Che sia compiuto per noia, per follia o per puro divertimento, un atto di vandalismo mira alla distruzione di opere d’arte o, più in generale, di beni culturali che appartengono di diritto al godimento estetico di tutta l’umanità. Di capolavori danneggiati dai teppisti se ne contano a centinaia, dai tempi di Leonardo fino a quelli più recenti: uno degli ultimi casi, ad esempio, risale al febbraio scorso quando un certo Maximo Caminero ha intenzionalmente distrutto un vaso cinese di oltre 2mila anni fa. L’opera, appartenente ad un’antichissima serie Ming, faceva bella mostra di sé al Perez Art Museum di Miami ed è stata distrutta dall’uomo per protesta contro il museo che esponeva solo opere di artisti internazionali. Follia o provocazione? Certo è che chi compie un atto del genere non è che ci stia troppo con la testa, soprattutto se si tratta, come è successo più volte, di uno squilibrato o di un artista fallito che riversa la propria frustrazione sulle opere di chi, invece, è riuscito ad imporsi.

Ma qualunque sia la ragione, il vandalismo compiuto sulle opere d’arte rimane pur sempre un atto di follia, un gesto inconsulto che, pur avendo una precisa motivazione per chi lo compie, ha danneggiato, nel corso della storia, dipinti, sculture e opere di ogni genere. E’ difficile – anzi, è praticamente impossibile – ricostruire storicamente tutti gli ‘attentati’ perpetrati nei musei, nelle mostre o nei templi sacri più importanti del mondo, ma vi sono alcuni casi che rimangono, purtroppo, quelli (tristemente) più famosi. Quali sono? Guardiamone insieme qualcuno, gli altri nella fotogallery qui sopra.

La ronda di notte, uno dei capolavori di Rembrandt, è una della opere d’arte che ha subito il maggior numero di ‘violenze’ nel corso della storia. Dipinto dall’artista olandese nel 1642 il quadro fu dapprima ‘accorciato‘ dalle autorità cittadine per poterlo adattare alle pareti del Municipio e, dopo esser stato collocato al Rijksmuseum di Amsterdam, è stato vittima di altri tre gravi attentati: il primo, nel 1915, ad opera di un calzolaio disoccupato che lo graffiò arrecandovi solo qualche piccolo danno; il secondo, molto più grave, nel 1975, quando un uomo armato di coltello lo lacerò furiosamente provocando diversi squarci verticali; il terzo, nel 1990, quando un giovane olandese lo danneggiò gettandovi sopra dell’acido solforico. Dopo esser stato sottoposto ad un lungo e complesso restauro, il dipinto è fortunatamente tornato allo splendore originario ed è ora custodito nel museo olandese protetto da una teca di vetro, infrangibile e a prova di proiettile.

Tra gli atti vandalici più eclatanti di sempre, quello compiuto ai danni della Pietà di Michelangelo fu opera di un folle visitatore di San Pietro che, il 21 maggio del 1972, vibrò una serie di martellate sul capolavoro michelangiolesco situato su uno dei lati della celebre Basilica romana. Laszlo Toth, questo il nome del geologo australiano di origini ungheresi, riuscì ad eludere la sorveglianza vaticana e a colpire più volte la famosa scultura al grido ‘sono Gesù Cristo, sono Gesù Cristo‘. Pur trattandosi di danni molto seri – i colpi avevano distrutto il naso, il gomito e il braccio della Vergine – l’opera fu brillantemente restaurata e continua ad essere ammirata dai visitatori di tutto il mondo, protetta da una parete di cristallo invulnerabile.

Forse sarebbe bastato un solo metal-detector per impedire, nel 1978, ad un disoccupato italiano di ‘accoltellare’ una famosa opera di Nicolas Poussin dal titolo L’adorazione del vitello d’oro. Il dipinto, gravemente danneggiato, era esposto alla Natiol Gallery di Londra la quale, dieci anni dopo non aveva ancora migliorato i propri sistemi di sicurezza visto che un certo Robert Cambridge riuscì a sparare alcuni colpi di pistola contro un disegno di Leonardo da Vinci.

Nel gennaio del 1989, invece, un uomo su una sedia a rotelle, Thomas Lange, entra nella pinacoteca dei Musei vaticani e tenta di dar fuoco alla Madonna di Foligno di Raffaello gettandovi sopra del liquido infiammabile. L’opera non è andata distrutta solo grazie all’intervento tempestivo dei custodi che, per fortuna, sono riusciti a spegnere immediatamente l’incendio.

Tornando a tempi molto più recenti e rimanendo in una città, Roma, sempre più allo sbaraglio, ecco uno dei casi di vandalismo che forse si sarebbero potuti evitare intensificando solo un po’ i sistemi di sorveglianza e di sicurezza. Non si tratta di follia né di frustrazione artistica, ma molto più semplicemente di pura idiozia. Protagonisti due giovani turisti stranieri in visita presso il monumento più imponente di tutta la storia antica, il Colosseo. I due, un olandese ed una tedesca di 25 anni, sono stati sorpresi dal personale di vigilanza mentre incidevano con una moneta i loro nomi su uno dei pilastri dell’anfiteatro più famoso del mondo. Immediata la denuncia per deturpamento, che non ha impedito però al grandioso monumento di rimanere inevitabilmente sfregiato.

Chi non ricorda, invece, quel ‘buontempone’ di Graziano Cecchini che, nel 2007, con un’azione definita ‘futurista’ colorò di rosso le acque di una delle fontane più belle del pianeta? L’uomo ci riprovò qualche anno dopo, dando stavolta al monumento – la celebre Fontana di Trevi – una bella sfumatura tricolore.

Che sia follia o, come dicevamo, solo divertimento o inciviltà, rimane comunque difficile comprendere quali siano i meccanismi che spingono alcuni individui a scatenare la propria aggressività o insoddisfazione nei confronti delle opere d’arte; neppure la psichiatria ha trovato delle risposte precise. Il vandalismo a volte è solo teppismo, quello insulso e gratuito che appartiene alla violenza delle società urbane contemporanee; altre è figlio di patologie che minano la salute mentale dei tanti visitatori che affollano ogni giorno i musei più prestigiosi del mondo e non solo. Certo è che l’unico modo per tutelare le opere esposte alle minacce di chi, su di esse, vorrebbe sfogare le proprie frustrazioni sarebbe quello di intensificare al massimo i sistemi di sicurezza, per garantire così all’umanità di poter godere per sempre degli straordinari capolavori che nel corso di tutta la storia l’Arte è riuscita a regalarci.

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