Valeria Bruni Tedeschi ai David di Donatello 2017: il discorso tra lacrime e risate

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Grandissima Valeria Bruni Tedeschi ai David di Donatello 2017: il suo discorso tra lacrime e risate, per ringraziare del premio assegnatole come miglior attrice protagonista grazie a La Pazza Gioia, è risultato di gran lunga il momento più divertente e fuori dagli schemi di una cerimonia sicuramente elegante ma forse un po’ troppo ‘ingessata’ (lo stesso Roberto Benigni, apparso poco prima sul palco per ritirare il David Speciale alla carriera, è sembrato esprimersi col freno a mano tirato). Valeria, quasi come se avesse voluto portare sul palco dei David l’eccentrica Beatrice Morandini Valdirana, il personaggio da lei magistralmente interpretato nel film di Paolo Virzì, ha dato vita a un delirante (in senso buono) mini-show ben più lungo dei 45 secondi messi a disposizione per ogni discorso di ringraziamento, riscuotendo la meritatissima standing ovation del pubblico in sala e di quello da casa.

Annunciata dal collega Claudio Santamaria, Valeria Bruni Tedeschi è salita sul palco visibilmente emozionata e ha subito voluto con sé Micaela Ramazzotti, con cui ha condiviso la scena in La Pazza Gioia (anche la Ramazzotti era in nomination per il David, ma alla fine l’ha spuntata Valeria: forse però il premio l’avrebbero meritato entrambe).

‘Vorrei condividere questo premio con Micaela Ramazzotti perché senza di lei, senza Donatella (il personaggio di Micaela Ramazzotti nel film, ndr), Beatrice non avrebbe potuto esistere’, ha esordito Valeria Bruni Tedeschi ai David di Donatello 2017 nel suo pazzoide discorso d’accettazione del premio, ‘Siamo come Stanlio e Olio e come Don Chisciotte e Sancho Panza. Ringrazio Franco Basaglia che cambiò radicalmente l’approccio della malattia mentale in Italia, ringrazio Paolo Virzì che mi accoglie nei suoi film con tenerezza, allegria e senza paura, e ringrazio la mia amica Barbara, che mi propose ufficialmente la sua amicizia il primo giorno di asilo e mi dette un po’ della sua focaccia facendomi sentire magicamente meno sola’.

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Finita qui? Neanche per sogno: i ringraziamenti nel discorso di Valeria Bruni Tedeschi sono andati avanti ancora per un po’, alternando sempre lacrime e risate: ‘Ringrazio poi i miei amici e le mie amiche senza i quali non potrei vivere, ringrazio la mia povera psicanalista, ringrazio Leopardi, Ungaretti, Pavese e soprattutto Natalia Ginzburg, i cui libri mi illuminano e mi consolano. Ringrazio Anna Magnani, Gena Rowlands e suo marito, De André, Chopin, mia madre, mia sorella, mia zia e ancora Paolo Virzì per avermi offerto di interpretare questo personaggio meraviglioso, triste, buffo e fantasioso, e tutti i registi che mi hanno accolto nei paesi della loro fantasia e, in anticipo, ringrazio quelli che forse mi accoglieranno ancora permettendomi di vivere questa vita parallela che è il cinema’.

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Poi, forse, il ringraziamento più bello, o comunque il più originale: ‘Ringrazio gli uomini che mi hanno amata, quelli che ho amato e quelli che mi hanno abbandonata, perché mi sento fatta di tutti loro ed è a loro che mi racconto. Ringrazio gli sconosciuti che mi hanno fatto un gesto nei momenti più bui e ringrazio i mie due bambini. E grazie a voi, scusate’.

Ma scusarti di che, Valeria: siamo noi che ti ringraziamo per questo discorso che ci ha aperto il cuore e l’anima!

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