Tutti pazzi per il cooking: il successo dell’arte culinaria in televisione

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Dalla tv generalista, ai canali nati con l’avvento del digitale terrestre, alla tv a pagamento… non c’è area del piccolo schermo in cui, negli ultimi anni, non abbiano fatto irruzione i programmi dedicati alla cucina. Ma quali sono le ragioni di tanto successo? A ben vedere, il cooking è un genere che da sempre appassiona il pubblico italiano, complice, probabilmente, il fatto che l’arte culinaria faccia un po’ parte del DNA del Belpaese. Forse non tutti ricordano che la prima cuoca della tv nostrana fu, già agli albori, negli anni Cinquanta, Luisa De Ruggieri volto di Vetrine, programma condotto da Elda Lanza, dedicato alle rubriche femminili.

Negli anni Settanta, poi, la cucina in tv si affermò con programmi come Colazione allo Studio 7, divenuto poi A tavola alle 7, in onda sulla Rai e Telemenù, con Wilma De Angelis, trasmesso da TMC, giusto per citarne alcuni. Oggi la tv italiana sembra non poter fare davvero a meno di fornelli, chef e ricette, così la cucina viene proposta, qui è il caso di dirlo, in tutte le salse: dalle lezioni dei programmi tutorial alle competizioni di game e talent show, fino ad arrivare ai canali tematici interamente dedicati al cooking.

Senza dubbio format forti e di successo arrivati dall’estero, primo fra tutti MasterChef, hanno aiutato il genere a consolidarsi e ottenere particolare apprezzamento anche da parte del pubblico italiano. Il carisma e la fama acquisita da chef divenuti star del piccolo schermo, come Carlo Cracco o Simone Rugiati, contribuiscono a regalare una particolare allure al genere.

E se è vero che nomi celebri della cucina sono divenuti ormai volti televisivi a tutti gli effetti, è altrettanto vero che si è verificato un processo inverso che ha fatto sì che personaggi della tv abbiano deciso di indossare i panni di chef, basti pensare al caso di Benedetta Parodi o Tessa Gelisio. Il cooking, dunque, ha acquisito un fascino particolare, piace perché intercetta la passione per la cucina che caratterizza molti italiani, perché unisce l’arte alla praticità e permette di godere immediatamente dei risultati del proprio lavoro.

Ma, volendo approfondire ulteriormente l’analisi, potremmo rintracciare le ragioni del successo dei programmi di cucina (così come dei molti programmi lifestyle dedicati ad attività manuali) nelle parole dell’antropologo Richard Sennett che, nel suo saggio L’uomo artigiano, analizzando il valore dell’artigianalità, afferma: “ciò che siamo discende direttamente da ciò che il nostro corpo sa fare”. Allora forse, nella società contemporanea, che tende spesso a privilegiare la sfera intellettuale e a non valorizzare adeguatamente quella del lavoro pratico e manuale, nella cosiddetta Modernità liquida, segnata da un senso continuo di precarietà, la cucina rappresenta un modo appassionante e divertente per riacquisire quel contatto con la manualità che ci àncora alla realtà nella sua dimensione più pratica e concreta. Forse, spesso, troppo trascurata.

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