Ttip e salute: cosa comporterebbero gli accordi Usa che l’Europa sembra non accettare

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L’Europa dice no: questo accordo con gli Usa non s’ha da fare. La correlazione tra Ttip e salute, insieme alle delicate questioni ambientali poste in essere dal trattato, ha fatto nutrire sin dall’inizio forti dubbi e perplessità circa questo maxi accordo commerciale fra le due superpotenze, in particolare riguardo i rischi per il settore agroalimentare: i negoziati Usa-Ue al momento sembrano essere falliti, dopo la posizione espressa dalla Francia e in particolare dalla Germania, che con il vicecancelliere e ministro dell’economia tedesca, Sigmar Gabriel, ha dichiarato sostanzialmente abortito il trattato di liberalizzazione perché ‘noi europei non possiamo accettare supinamente le richiesta americane‘. Insomma l’Europa sembra non poter accettare le condizioni imposte dagli Usa, ma c’è chi teme possa essere solo una fase di stallo, anche per motivi elettorali, e che la questione potrebbe riproporsi. Inoltre i comitati per il no all’accordo ricordano come sia già stato ratificato un trattato simile con il Canada, il CETA, ma che grazie alle pressioni dal basso si è riusciti ad ottenere la necessaria ratifica dei singoli Parlamenti nazionali, prima che il trattato di libero commercio possa avere il definitivo via libera nel Vecchio Continente. Tornando al Ttip, l’attuale sospensione non lascia dunque ancora tranquilli gli oppositori al trattato: ma cosa comporterebbero tali accordi con gli Usa che l’Europa sembra respingere?

Negli ultimi mesi si sono intensificate iniziative che hanno portato alla luce tutti gli aspetti più controversi del cosiddetto Ttip, in particolare riguardo la salute e i prodotti agroalimentari: tali rischi sono emersi ad esempio da documento nelle mani di Greenpeace, che ha pubblicato una serie di dati relativi al Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti, con un forte assoggettamento alle multinazionali. Sull’agroalimentare in modo specifico sarebbe emerso che, secondo quanto denunciato anche da alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle, potrebbero sparire i principi di precauzione che regolano le eccellenze agricole italiane. La denuncia metterebbe in luce come si potrebbero abbassare gli standard di controllo, con eventuali conseguenze non trascurabili per la salute umana e per la vita animale e delle piante. Secondo quanto hanno dichiarato i rappresentanti del movimento guidato da Beppe Grillo, tutto ciò andrebbe soltanto a vantaggio degli Stati Uniti, che ne ricaverebbero un beneficio per le loro esportazioni. Per i cittadini dell’Unione Europea, invece, questa situazione si potrebbe tradurre in un abbassamento dei redditi.

Senza tutele?

Secondo Greenpeace, che gli Stati Uniti tenterebbero di minare le tutele dell’Unione Europea per quanto riguarda i settori di salute e ambiente. Fino a questo momento i documenti in questione sono stati visionabili solo dai rappresentanti eletti in apposite stanze di sicurezza. La pubblicazione di queste pagine è stata possibile con la collaborazione tra Greenpeace Olanda e il network di ricerca tedesco di NDR.

Ciò che preoccupa di più, secondo quanto riportato da Greenpeace, è la parte dei documenti che riguarda la salute dei consumatori e l’ambiente. In particolare non si farebbero riferimento, nei testi, alla regola delle general exceptions, le cosiddette eccezioni generali, che sono state stabilite circa 70 anni fa. Questa regola è inclusa negli accordi dell’Organizzazione Mondiale del Commercio e permette ai vari Paesi di agire in modo concreto sulle meccaniche commerciali per “proteggere la vita o la salute umana, animale o delle piante” e per la “conservazione delle risorse naturali esauribili”. Secondo l’associazione ambientalista, si tratterebbe di un’assenza da non sottovalutare, perché potrebbe indicare che le due parti in questione stiano creando “un regime che antepone il profitto alla vita e alla salute umana, degli animali e delle piante”.

Il principio di precauzione

Anche il principio di precauzione non sarebbe presente in alcun modo all’interno dei documenti pubblicati da Greenpeace. Si tratta di un principio davvero importante dal punto di vista della salute, perché consente di predisporre delle misure preventive contro alcune sostanze pericolose. Secondo Greenpeace, sarebbe prevalente nei testi un approccio interamente basato sui rischi, con l’obiettivo di gestire le sostanze nocive e non di evitarle. Secondo l’associazione ambientalista, senza alcun riferimento al principio di precauzione verrebbe indebolita la posizione del legislatore, che non avrebbe la possibilità di definire alcune misure preventive, ad esempio in relazione a delle sostanze chimiche conosciute come interferenti endocrine.

Alimenti e cosmetici

In particolare, per quanto riguarda le tematiche relative alla salute dei consumatori, non si può non parlare delle possibili conseguenze che si potrebbero avere in tema di sicurezza alimentare e di cosmesi. Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, gli Stati Uniti “attaccano i principi di fondo di precauzione della tutela del consumatore europeo” che attualmente proteggono tantissimi consumatori (circa 500 milioni) dall’uso dell’ingegneria genetica negli alimenti e dalla carne trattata con ormoni. Il problema dei cosmetici riguarda nello specifico l’utilizzo del filtri UV, che vengono usati in molti prodotti di questo tipo e che negli Stati Uniti devono essere sottoposti a test per l’eventuale cancerogenicità con esperimenti sugli animali, che nell’Unione Europea sono vietati.

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