Tribunale di Milano: cosa non ha funzionato nei sistemi di sicurezza

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Claudio Giardiello è riuscito ad entrare dalla porta di viale Manara, l’ingresso riservato ai magistrati e agli avvocati. Presso questo ingresso del Tribunale di Milano non c’è il metal detector. Alcuni anni fa è stato tolto per compiere alcuni lavori di ristrutturazione e non è stato più rimesso. L’uomo è riuscito a introdursi mostrando agli addetti alla sicurezza un tesserino falso. E’ possibile che gli agenti abbiano pensato che si trattasse di un volto conosciuto, visto che Giardiello frequentava spesso il Palazzo di Giustizia.

I controlli non sempre funzionano come dovrebbero. Gli addetti dovrebbero verificare l’identità di chi entra, ma spesso ci si limita soltanto a dare un’occhiata al tesserino. Diversa è la situazione per chi attraversa i controlli elettronici, dove c’è un’ispezione molto più accurata. Una volta entrati si può andare in ogni ufficio. Infatti all’interno i numeri dei militari non sembrano poter garantire un controllo continuo in tutti gli angoli di un edificio molto ampio, nonostante ci sia anche un sistema di telecamere a circuito chiuso. Giardiello aveva addosso una pistola e due caricatori pieni di cartucce. Non c’erano agenti della Polizia Penitenziaria in aula, perché la loro presenza è obbligatoria soltanto in presenza di imputati detenuti.

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Il sistema di sicurezza

Per entrare nel Palazzo di Giustizia di Milano bisogna fare i conti con le norme di sicurezza, che di solito sono molto rigidi. Non soltanto ad ogni ingresso ci sono degli uomini delle forze dell’ordine, che controllano la situazione e chi entra, ma sono disposti anche dei metal detector per evitare che vengano introdotte armi all’interno del Palazzo di Giustizia. E’ possibile eludere questi sistemi di sicurezza così stretti? Eppure qualcosa non deve essere funzionato, visto che è stato possibile per un uomo introdursi nel Tribunale del capoluogo lombardo e compiere una sparatoria.

Al Palazzo di Giustizia di Milano ci sono vari ingressi. In particolare desta attenzione, per comprendere anche la dinamica di come siano andati i fatti della sparatoria nel Palazzo di Giustizia, l’ingresso degli avvocati e dei magistrati, dove non viene usato il metal detector. E’ possibile ipotizzare che sia facile sfruttare questo ingresso per entrare indisturbati?

Nei Tribunali in generale, come hanno sottolineato gli esperti, non deve mancare la presenza di telecamere di videosorveglianza, che può costituire un elemento dissuasivo rispetto al compimento di atti criminosi. La tecnologia costituisce un supporto importante per i Tribunali, anche se occorre stare attenti all’uso che se ne fa.

Le difficoltà

Nei Tribunali spesso il servizio di sorveglianza è riservato a delle ditte private, ma non sempre queste riescono a garantire gli stessi standard che sono assicurati dalle forze dell’ordine. Quelli presenti a Milano, per quanto riguarda i sistemi di controllo metal detector, sono apparecchi tecnologicamente non tra i più avanzati. Secondo ciò che stabilisce il regolamento, gli avvocati e i magistrati accedono al Palazzo di Giustizia mostrando soltanto il loro tesserino professionale.

Il Tribunale di Milano ogni giorno viene frequentato da circa 10.000 persone e spesso l’enorme afflusso, concentrato soprattutto al mattino, può creare delle difficoltà ai sistemi di sicurezza. Nelle udienze più a rischio è disponibile un servizio di pattugliamento interno al Palazzo, ma il gruppo di sorveglianza è limitato, perché sono a disposizione circa 20 militari per decine di udienze.

Il Presidente della Regione, Roberto Maroni, dopo la sparatoria, ha detto che è veramente sconvolgente “come una persona possa entrare nel Palazzo di Giustizia con un’arma senza essere fermata“. E poi ha aggiunto: “Siamo tutti ansiosi di capire cosa sia successo“.

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