TikTok influenza il mondo della moda: ma perché?

TikTok di recente ha deciso di rinnovare la sua collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana. Gli hashtag per seguire le sfilate saranno sempre gli stessi: #ItalianFashion (che ad oggi conta già 731,3 milioni di visualizzazioni) e #DietroLeQuinte ( che ne conta 3,1 milioni di milioni), ma il dato su cui vale la pena premere è quanto la piattaforma riesca ormai a influenzare la moda. A questo proposito, Laura Milani, responsabile per il lusso e il Made in Italy in TikTok, ha spiegato cosa sta davvero accadendo e come e quanto questo binomio si sta rafforzando sempre di più.

TikTok
TikTok – Nanopress.it

TikTok ha potere sulla moda mondiale. Gli hashtag dedicati – che sono diversi, ma tra poco ne scopriremo qualcuno – i creator, le maison che aprono le porte al pubblico, contribuiscono a rafforzare questo duo. Ma perché sta accadendo tutto ciò?

TikTok e il suo potere sulla moda

Tik Tok attualmente sta dominando la moda mondiale. No, non è uno scherzo, è la pura realtà. Può una piattaforma essere tanto influente da modificare l’andamento di una tendenza internazionale? A quanto pare sì. Del resto, avevamo già compreso le sue potenzialità, considerando che negli ultimi anni sempre più giovani – ci scuseranno i boomer se non li comprendiamo nel concetto, ma proprio non ce lo vediamo un sessantenne che balla come Mercoledì Addams, con le dovute eccezioni – stanno utilizzando proprio Tik Tok per emergere. E lavorare.

Sì, perché come Instagram, anche TikTok può diventare un mezzo per raggiungere il fine di creare, collaborare, guadagnare. Altro che OnlyFans, qui si trova la vera fortuna economica. Basta accedere al social, loggarsi (per usare un linguaggio giovanile, se siete over 30 significa accedere inserendo user e password) e vedere quanti contenuti ci sono e quanti diventano virali, arrivando a milioni di persone. Tra balletti, siparietti e tutto ciò che finisce con etti – del resto, è per giovani la piattaforma – TikTok ha iniziato a invadere letteralmente il mondo. Compreso quello della moda.

Se non ci credete, vi diamo una dimostrazione in più: di recente la piattaforma ha rinnovato, per il secondo anno di fila, la sua collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana. Gli hashtag per seguire le sfilate saranno sempre gli stessi: #ItalianFashion (che ad oggi conta già 731,3 milioni di visualizzazioni) e #DietroLeQuinte ( che ne conta 3,1 milioni di milioni).

Passerelle
Passerelle – Nanopress.it

Per capirci ancora di più, Vanity Fair ha parlato con Laura Milani, responsabile per il lusso e il Made in Italy in TikTok.

Le parole di Laura Milani

Laura Milani ha parlato chiaro (con Vanity Fair ovviamente): “La moda è ormai iperpenetrata su TikTok, registra dei volumi enormi”. TikTok e la moda, insomma, camminano ormai a braccetto, vanno a prendere caffè insieme, trascorrono gran parte del loro tempo fianco a fianco. Ma quando si riconosce davvero una tendenza? Semplicemente quando un contenuto “ha una forte rappresentazione” e “magari è indicizzato anche con l’hashtag #fashion”.

Ce n’è poi un altro, creato ad hoc per la moda italiana: risponde al nome di #ItalianFashion ed è cresciuto tanto da essere aumentato ben sette volte in sei mesi. E sia chiaro: lo usano proprio tutti, brand, utenti, Vip. 

Alla piattaforma comunque, sia chiaro, va il merito di aver creato le estetiche core (che hanno ovviamente il loro personale hashtag), ma la verità è solo una (ed è gentilmente offerta dalla Milani ovviamente): “Tutte le keyword consentono di personalizzare, anzi “TikTokizzare” le tendenze moda. Le estetiche che terminano in -core sono ulteriori sottoinsiemi di informazioni che ci consentono di osservare la moda con una lente ancor più speciale”. 

Ma una domanda sorge spontanea: perché alcune tendenze diventano virali e altre no? Ci spieghiamo meglio, cosa porta alcuni trend a diventare tali e altri magari a restare in sordina? Questa informazione potrebbe essere utile a tutti coloro che vogliono oppure stanno valutando di intraprendere un percorso social verso la popolarità, quindi che voi abbiamo 20, 40 oppure 60 anni, aprite gli occhi e leggete bene quello che vi stiamo per dire (anzi, che la Milani vi sta per dire, chi siamo noi per prenderci i suoi meriti). Una tendenza – di moda soprattutto, ma potremmo ampliare il discorso a qualunque ambito – deve essere spontanea e genuina per poter funzionare. Stop. Nel caso specifico del mondo fashion, estremamente competitivo, ma al contempo da sempre sofisticato, deve essere estremamente naturale e concreto, solo in questo modo “TikTok può riscriverne i codici”.

C’è da aggiungere poi che “ci sono persone che usano altri mezzi per restare informate ma, quando si tratta di TikTok, la ragione è un’altra: vogliono intrattenersi, vedere le fashion week da un’ottica differente, scoprire look street style, essere e sentirsi coinvolti”. Ecco che quindi subentrano i creator: il loro ruolo è fondamentale, perché tutto dipende dal linguaggio con cui comunicano. Se ne usano uno fresco, originale, avranno sicuramente una maggiore possibilità di essere seguiti.

Qui subentra però un’altra domanda: nell’ardua lotta tra un profilo di una casa di moda e uno di TikToker chi vince? Laura Milani a questo proposito ha le idee chiare (ma non chiarissime): “Quando anche una casa di moda apre le proprie porte e parla con sincerità, svelando il dietro le quinte, il non visto, e raccontandosi con un linguaggio affine al nostro mood… allora non c’è più differenza. TikToker o casa di moda, un creator è un creator. Un esempio valido è la casa di moda Valentino, che in piattaforma ha dei codici molto vicini a quelli di TikTok: questo consente al marchio di essere percepito come un creator. E attorno a questa percezione si costruisce il suo successo”. Insomma tutto dipende dal modo in cui le sfilate vengono raccontate, non da chi le racconta.

A questo proposito, dobbiamo aggiungere che lo storytelling non deve seguire regole precise (al netto della succitata genuinità), perché ognuno dovrebbe avere un suo stile personale e, soprattutto, dovrebbe sperimentare, perché solo così può capire qual è davvero la strada giusta da seguire. Per farsi un’idea comunque basta consultare   l’hashtag #DietroLeQuinte, che ha ormai miliardi di visualizzazioni e quello #ImparaConTikTok, “che ha una sfumatura educativa, ad esempio, ed è molto apprezzata dal pubblico”.

C’è poi un ultimissimo nodo da sciogliere: alla luce del fatto che l’hashtag #shopping ha superato quasi i 390 milioni, possiamo davvero affermare che TikTok riesca a condizionare davvero le nostre scelte d’acquisto? La risposta è molto semplice: non è che grazie alla piattaforma si vende di più, è che essendo il suo pubblico estremamente vasto e considerando che all’interno della platea c’è anche chi ha potere d’acquisto, alla fine in qualche modo il social influenza le scelte.

Esiste poi a questo proposito anche l’hashtag #TikTokMadeMeBuyIt, attraverso cui in pratica “TikTok accompagna il percorso di acquisto del consumatore nella sua quotidianità, a prescindere dal fatto che un domani o nel futuro potrà tradursi in acquisto oppure no”. 

Insomma, possiamo affermare a gran voce che noi poveri over 30 che non siamo ancora iscritti a TikTok stiamo perdendo qualcosa (magari anche soldi?).

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