Terremoto Centro Italia: scossa più intensa dagli anni ’80, maggiore del sisma a L’Aquila

Forti scosse di terremoto nel centro Italia: i danni e i soccorsi

La scossa di terremoto delle 7.40 di domenica 30 ottobre, registrata nel centro Italia, è una delle più forti degli ultimi anni nel nostro Paese, anzi addirittura dell’ultimo secolo. E’ stata chiaramente avvertita in tutto il Centro Nord, da Bolzano fino a Napoli, con i sui 6.5 di magnitudo. Volendo fare un triste confronto, il terremoto dell’Aquila, pur così distruttivo, aveva una magnitudo leggermente inferiore, pari a 6.3. Altri terremoti di potenza intorno al grado 6 negli ultimi decenni sono stati quello in Molise (registrato nel 2002), con magnitudo 5.8, in Pianura Padana (il terremoto che ha scosso anche l’Emilia Romagna nel 2012) di magnitudo 5.9 e quello di pochissimi giorni fa, sempre tra Umbria, Abruzzo e Marche, con magnitudo 5.9.

Ecco la sequenza sismica registrata stamattina fino alle 8:
– Ore 7.16 Pievebovigliana (Macerata): Magnitudo 2.1
– Ore 7.31 Visso (Macerata): Magnitudo 2.0
– Ore 7.40 Norcia (Perugia): Magnitudo 6.1 (ricalcolata a 6.5)
– Ore 7.44 Preci (Perugia): Magnitudo 4.6
– Ore 7.48 Accumoli (Rieti): Magnitudo 3.9
– Ore 7.55 Norcia (Perugia): Magnitudo 4.1
– Ore 7.58 Preci (Perugia): Magnitudo 3.5
– Ore 8.00 Preci (Perugia): Magnitudo 4.1

In seguito alla scossa di terremoto che ha colpito nuovamente il Centro Italia, il 30 ottobre, il Cnr, Istituto di Geologia Ambientale e Geoingegneria ha diffuso una nota in cui si sottolinea l’impossibilità di fare previsioni per il futuro “Purtroppo non siamo in grado di prevedere quando e come tale sequenza sismica andrà a scemare, né possiamo in linea teorica escludere altri terremoti forti come e più di quelli avvenuti fino ad oggi in aree adiacenti a quelle colpite in questi mesi”. Se da una parte questa sequenza “è fortemente preoccupante”, sottolinea ancora il Cnr – Igag, dall’altro lato “la propagazione laterale fa sì che si verifichino una serie di terremoti forti ma non fortissimi”. Molto peggio sarebbe se tutti questi segmenti della faglia (Amatrice, Visso, Norcia) “si fossero mossi tutti insieme generando un terremoto di magnitudo almeno 7.0”.

Come ricordato in apertura dell’articolo, il terremoto registrato tra le province di Macerata, Perugia e Ascoli Piceno, a 7 km da Castelsantangelo Sul Nera, 5 km da Norcia e 17 km da Arquata del Tronto è stato di magnitudo 6.5, ossia di maggiore intensità rispetto al sisma del 1980, anno del terremoto in Irpinia. Per ritrovare una magnitudo di questo valore, bisogna tornare indietro, per l’appunto al 1980, quando una scossa di identica magnitudo devastò i comuni tra il Vulture e l’Irpinia causando oltre 2.900 vittime.

La Commissione Grandi Rischi, in seguito a una riunione tecnica nella quale sono stati analizzati dati e modelli forniti dai sismologi, ha rilasciato una nota in cui si legge che alla luce della storia sismica degli Appennini non si può escludere che le sequenze possano propagarsi in zone vicine. “Un aspetto della sismicità di questa regione è la possibilità che le sequenze possano avere una ripresa e propagarsi alle aree limitrofe, come già avvenuto ad esempio per gli eventi del 1703 (con due eventi di magnitudo circa 7 a distanza di un mese), del 1639 (almeno due eventi comparabili a distanza di una settimana), di Colfiorito (1997, M6.0, con una sequenza di sei eventi di magnitudo oltre 5.2 su una durata di sei mesi) e ora nella zona di Amatrice, con due eventi di M6.0-5.9 a distanza di due mesi”, spiega la nota.

Sono quindi state identificate tre aree contigue alla faglia responsabile della sismicità in corso. La sismicità del 26 ottobre ha attivato uno dei segmenti individuati dalla Commissione, a nord dell’evento di agosto, mentre gli altri due segmenti non si sono mossi. “In considerazione della contiguità con la sismicità in corso, questi due segmenti rappresentano possibili sorgenti di futuri terremoti nella regione già colpita dagli eventi degli ultimi anni. Non si può inoltre escludere la prosecuzione della sismicità a Nord del sistema del Vettore-Bove. Ad oggi non ci sono evidenze che la sequenza in corso sia in esaurimento“.

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