Tassa sulla televisione 2014: dal canone Rai all’equo compenso per la copia privata

La tassa sulla televisione 2014 non consiste soltanto nel canone Rai, visto che a quest’ultimo si aggiunge l’equo compenso per la copia privata, così come stabilito dal decreto che il ministro Franceschini ha firmato lo scorso giugno. Chi vuole usufruire del servizio televisivo, quindi, si ritrova a pagare un bel po’ di imposte, le quali, in tempi di crisi economica, certamente sono in grado di fare la differenza. Se prima eravamo abituati soltanto al classico canone, ora dobbiamo fare i conti con delle imposte in più.

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Magari potrebbe sembrare eccessivo pagare tutte queste tasse, eppure vedere un po’ di tv in Italia costa un bel po’ di soldi. Le ultime decisioni dell’esecutivo prevedono degli aumenti, che non fanno altro che esasperare una tendenza già in atto.

Tassa dell’equo compenso

Il decreto firmato dal ministro Franceschini ha stabilito che si debba pagare una tassa sull’equo compenso per la copia privata nel momento in cui si viene in possesso di un apparecchio elettronico deputato alla registrazione di opere d’ingegno intellettuali, fra le quali rientrano anche quelle audiovisive. Il tutto ha il principale obiettivo di riuscire a garantire la possibilità di proteggere i diritti d’autore e, di fatto, si traduce in un notevole guadagno per la SIAE. In particolare, per quanto riguarda i televisori, il decreto Franceschini prevede 4 euro per quegli apparecchi dotati di capacità di registrazione. A questa somma si aggiungono le tasse pagate per il supporto di registrazione, pen drive usb o hard disk. Nel primo caso si può arrivare fino a 9 euro, nel secondo fino a 20 euro.

Canone Rai

In Italia il canone televisivo è un’imposta che viene applicata sugli apparecchi che permettono di ricevere segnali video e radio nel territorio italiano. La tassa si basa su quanto ha disposto il regio decreto legge del 21 febbraio 1938, numero 246 e che riguarda la “disciplina degli abbonamenti alle radioaudizioni”. Questa legge ha continuato e continua ad esistere anche quando nel 2010 il ministro della Semplificazione normativa, Roberto Calderoli, ha deciso di abrogare circa 375.000 leggi. Chiunque, quindi, detenga uno o più di questi apparecchi, è obbligato a pagare un canone di abbonamento. Ci sono state anche delle controversie, perché alcuni hanno ricevuto anche la richiesta di pagamento di un canone speciale non relativamente al possesso di un televisore, ma anche di un computer. Su queste situazioni il dibattito rimane aperto.

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