Tagli alla sanità: in Italia si usano bisturi che non tagliano più, l’allarme dei medici

Chirurghi operano con bisturi non adeguati

Gli ospedali in Italia devono fare i conti con i tagli alla sanità, ma recentemente è intervenuta l’Associazione dei chirurghi ospedalieri italiani a mettere luce su un nuovo scandalo che ci riporta nel baratro della malasanità diffusa: ”i bisturi in Italia non tagliano più”, dicono dall’Acoi, con conseguente ”mediocre qualità” degli interventi, laddove il rischio più evidente non è soltanto estetico, ma anche sanitario, visto che il rischio di infezioni aumenta di conseguenza.

La qualità delle attrezzatureIl problema fondamentale che si ripropone negli istituti di cura è quello di far quadrare il bilancio,anche tagliando le spese sulla qualità delle attrezzature. Purtroppo ”la continua ricerca del prezzo di mercato più basso, con criteri di valutazione spesso discutibili da parte delle commissioni regionali, ha determinato un livellamento verso il basso della qualità. Il prezzo non può e non deve essere l’unico criterio di valutazione, a scapito della qualità e della sicurezza”, cerca di spiegare Diego Piazza, presidente dell’Acoi, secondo il quale coloro che si rivolgono a un nosocomio per un intervento chirurgico, “hanno diritto, come peraltro stabilito dalla Carta della qualità in chirurgia già nel 2007, alla tecnica chirurgia più appropriata secondo gli studi di evidenza scientifica. La mediocre qualità dei bisturi utilizzati oggi ha conseguenze sia estetiche, perché il taglio perde la famosa precisione chirurgica, sia infettive, perché, aumentando il trauma cutaneo per incidere una superficie, si aumenta il rischio di contaminazione batterica della ferita. E’ evidente che, dovendo aumentare la forza per incidere una superficie, si rischia di tagliare oltre le intenzioni dell’operatore“.

A pagare sono i pazienti Il futuro sembra certo: se si continua a privilegiare il prezzo a scapito della qualità, ”fino a fare scomparire quasi del tutto le caratteristiche minime di funzionalità del prodotto”, addirittura dei dispositivi medici ad elevata tecnologia il cui malfunzionamento può avere affetti letali, ”che tipo di sicurezza e qualità forniamo ai nostri pazienti?”, si chiede provocatoriamente Piazza.

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