Strangolò la fidanzata, Francesco Mazzega ai domiciliari dopo soli 57 giorni

giudice

Sono passati 57 giorni da quando Francesco Mazzega strangolò la fidanzata Nadia Orlando, 21 anni, vagando per ore col suo cadavere in auto: ora il 36enne, reo confesso, è ufficialmente ai domiciliari a casa dei genitori, come stabilito dal Tribunale del Riesame di Trieste lo scorso 30 agosto. È infatti arrivato il braccialetto elettronico e Mazzega è uscito dal carcere di Pordenone: ora attenderà l’inizio del processo nell’abitazione dei genitori a Muzzana del Turgnano (Udine). A nulla sono servite le proteste dei cittadini e le 63.305 firme raccolte con una petizione su change.org (qui il link) che chiedevano di sospendere la pena dei domiciliari e confermare la detenzione in carcere. Andiamo a ripercorrere passo passo questa storia, che si conclude come nessuno avrebbe potuto immaginare, con le porte del carcere aperte così presto per l’omicida.

È la sera del 31 luglio quando Mazzega uccide la fidanzata, nei pressi di Lignano Sabbiadoro. Oltre che fidanzati, i due erano colleghi di lavoro. Francesco vaga tutta la notte in auto, con lui c’è anche il corpo di Nadia. Quando si presenta alla Polizia Stradale di Palmanova confessa: “Temo di aver commesso un omicidio”. E spiega di aver strangolato la sua ragazza. Da oggi, Mazzega è a casa, agli arresti domiciliari, con il braccialetto elettronico.

Considerato che l’uomo, 36 anni, era stato messo in galera il 10 agosto – dopo un periodo di ricovero in ospedale per evitare gesti estremi – si può dire che è rimasto in una cella per 57 giorni. Il procuratore di Udine, Antonio De Nicolo, commenta i domiciliari: “Il provvedimento non ci lascia soddisfatti. Avevamo chiesto la conferma del provvedimento del gip e valuteremo la possibilità di fare ricorso in Cassazione”.

Lo stesso procuratore poi ammette: “Il provvedimento è in linea con lo stato della legislazione”. L’ordinanza del Riesame “mette in evidenza che il fatto è gravissimo e ravvisa il pericolo che possa ripetere fatti del genere. I giudici, però, scrivono anche che il rischio è sufficientemente salvaguardato dagli arresti domiciliari, integrati dal braccialetto elettronico”. Molto meno accondiscendente la famiglia della vittima, Nadia Orlando.

Come un pugno allo stomaco commentano i genitori della 21enne. Il loro legale, l’avvocato Fabio Gasparini, dice: “Mai la famiglia di sarebbe aspettata infatti che, a distanza di neanche un mese dalla barbara uccisione della loro figlia, i giudici potessero concedere all’assassino un simile beneficio. Lo stato d’animo che li pervade in queste ore è quello di rabbia e sgomento. Ma non di rassegnazione”. Genitori e fratello di Nadia “continuano ad avere fiducia nella giustizia, nonostante questa inspiegabile decisione. Ciò nella speranza e nella convinzione che, al termine dell’iter giudiziario, ci possa essere una giusta pena nei confronti di un soggetto che, con un gesto orrendo e vigliacco, ha ucciso Nadia e, di conseguenza, una famiglia e un’intera comunità”.

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