Strage di delfini alle isole Faroe: la campagna di Sea Shepherd per fermarla

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Video di Sea Shepherd

Le acque si tingono di rosso ogni anno alle isole Faroe, un nugolo di rocce di proprietà della Danimarca, perché vengono uccisi delfini in nome di un rituale antico centinaia di anni. Le speculazioni economiche come per la caccia alle balene di alcuni Paesi sono un paragone poco pertinente in questo caso: qui abbiamo a che fare con una tradizione che si ripete inesorabile, che non tiene conto della mutata sensibilità in ambito internazionale riguardo alla tutela delle specie animali. Da secoli scorre il sangue dei poveri delfini, macchiando di rosso il Mare del Nord, tra il verde lussureggiante delle coste, dove sorgono le tipiche casette colorate del luogo.

Grindadráp, o più brevemente grind, è la parola feringia che indica questa mattanza rituale: il suo significato è morte lenta, straziante e traumatica, e purtroppo spiega bene la natura assolutamente crudele del rituale, che prevede l’accerchiamento da parte dei cacciatori dei delfini in migrazione in mare aperto, spingendoli tra i fiordi, in acque basse, per ucciderli. I globicefali, in preda allo stress, si spiaggiano o vengono trascinati a riva attraverso degli uncini detti blásturkrókur, infilzati nei loro sfiatatoi, e con una lancia spinale viene poi recisa agli animali la spina dorsale, a completare il sanguinoso supplizio. Secondo le leggi delle isole Faroe, qualsiasi persona del luogo deve avvisare le autorità di qualsiasi avvistamento di un branco di delfini, pena altrimenti l’arresto e il pagamento di una multa salata.

Dunque non solo è socialmente accettata, ma è assolutamente impossibile sottrarsi al grind per un abitante del posto, a meno di non voler sfidare l’autorità giudiziaria. A ribellarsi contro questo massacro istituzionalizzato ci ha pensato l’associazione ambientalista Sea Shepherd che ha organizzato una campagna a tutela dei delfini per il sesto anno consecutivo, denominata in lingua feringia Sleppid Grindini, ovvero ‘liberate i globicefali’. Purtroppo già due mattanze vanno registrate in questo 2015, ma il Capitano Alex Cornelissen di Sea Shepherd Global promette battaglia: ‘Quest’anno, ancora una volta, i nostri equipaggi faranno tutto ciò che è legalmente possibile per garantire che i globicefali delle isole Faroe rimangano liberi. L’intervento di Sea Shepherd contro la grind non vuole imporre valori al popolo feringio. È parte di un movimento globale guidato dalla passione per la protezione di questi globicefali e di tutte le preziose forme di vita nei nostri oceani‘.

Anche Change.org si è unito alla battaglia con una raccolta di firme in cui ognuno di noi può dare il proprio piccolo contributo per fermare la strage di delfini, firmando la petizione apposita. Assurdo che tutto ciò avvenga in acque europee, dove questi animali sono protetti da leggi e convenzioni internazionali: sarebbe ora che la Ue facesse sentire forte la sua indignazione, arrivando anche a mali estremi a tagliare i fondi alla Danimarca, che sovvenziona le isole Faroe di sua proprietà. Oppure certi Paesi membri possono violare le leggi impunemente?

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