Strage di Charleston, arrestato il killer: aveva pianificato tutto da sei mesi

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Dylann Roff, il presunto killer della strage nella chiesa a Charleston, avrebbe pianificato tutto da almeno sei mesi. A meno di 24 ore dalla tragedia che ha portato alla morte di 9 persone , il quadro dell’odio razziale si fa sempre più netto. “Era tutto preso da questioni come la segregazione razziale e diceva che voleva iniziare un guerra civile. Disse che avrebbe fatto qualcosa di clamoroso e che poi si sarebbe ammazzato”, ha rivelato alla Abc Dalton Tyler, un ragazzo che fu suo compagno di stanza per circa un anno. Ora il giovane è rinchiuso in un carcere di massima sicurezza in totale isolamento. Di certo, Dylann non ha mai nascosto le sue idee sulla supremazia bianca: sul profilo Facebook sfoggia una giacca con le bandiere del Sudafrica ai tempi dell’aparheid e della Rodhesia, ai conoscenti parlava spesso della questione razziale e si definiva un “ribelle sudista”. Tutti elementi che coincidono con quanto emerso fin dagli istanti successivi alla strage: Roff ha sparato e ucciso perché spinto dall’odio razziale.

Il giovane si è recato nella Emmanuel African Methodist Episcopal Church con l’intento preciso di dare inizio a una “guerra civile”. L’obiettivo è stato scelto anche per il suo valore simbolico: la chiesa fu fondata a inizio ‘800 da uno schiavo liberato e da allora è stata simbolo delle lotte della comunità afroamericana. L’aver scelto il senatore e reverendo Clementa Pinckney come prima vittima, sedendosi accanto a lui durante la funzione, è stata ponderata: ha lasciato tre testimoni vivi, tra cui un bambino di 5 anni che si è finto morto, perché “raccontassero cosa avevano visto”.

L’Fbi sta indagando sul caso. Dylann avrebbe frequentato ambienti razzisti prima della strage e qui potrebbe aver ricevuto una formazione ispirata all’odio razziale. Per questo l’amministrazione Obama è scesa in campo in prima persona: il profilo del 21enne ricalca quello dei terroristi, una sorta di “lupo solitario” dedito alla causa razzista.

Lo stesso presidente Barack Obama è stato chiaro. La strage di Charleston è l’ennesima dimostrazione di come “certe cose accadano solo nel nostro Paese”. Razzismo e facilità di accesso alle armi. Il 21enne aveva ricevuto in dono lo scorso aprile una pistola calibro 45 e questo nonostante fosse già noto alle forze dell’ordine per problemi di droga.

La strage nella chiesa di Charleston

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Una strage a sfondo razzista ha scioccato gli USA. Verso le nove di sera, di mercoledì 17 giugno Dylann Roff, 21 anni, è entrato in una storica chiesa della comunità afroamericana a Charleston, South Carolina nel corso della funzione e ha sparato all’impazzata uccidendo 9 persone. Il killer è stato in seguito identificato dallo zio grazie alle immagini trasmesse dalle forze dell’ordine. Tra le vittime si conta anche il reverendo Clementa Pinckney, come ha specificato il reverendo Al Sharpton, leader per i diritti civili di New York, su Twitter. La Nbc News ha inoltre ricordato che Pinckeny era anche senatore democratico al Senato per la Carolina del Sud. La polizia ha subito organizzato un’imponente caccia all’uomo per fermare il killer che è riuscito a dileguarsi dopo la strage. Secondo il capo della polizia cittadina, Greg Mullen, si tratta di “un crimine d’odio razziale”, e come tale verrà investigato.

Tutto è successo nel corso della funzione, mentre la comunità era raccolta per la lettura della Bibbia. Dalle prime testimonianze raccolte dagli inquirenti, l’assassino era stato descritto come giovane bianco di circa 21 anni, biondo, che indossava jeans e una maglietta grigia. Il killer sarebbe entrato nella chiesa, avrebbe assistito alla funzione per almeno un’ora e solo dopo avrebbe iniziato a sparare, uccidendo sul colpo otto persone e ferendone almeno un’altra, morta durante i soccorsi. La fuga è durata qualche ora: nel pomeriggio il presunto assassino è stato fermato a Shelby, in North Carolina.

Secondo la polizia, il giovane ha agito da solo. Roff, già noto alle forze dell’ordine per questioni di droga, viene definito “armato e pericoloso”. Il giovane era libero su cauzione: lo zio lo ha descritto come una persona tranquilla. Per il suo compleanno, ha ricordato lo zio alla stampa USA, avrebbe ricevuto in regalo lo scorso anno una pistola calibro 45.

L’amministrazione Obama ha avviato un’indagine federale per verificare la motivazione di “odio razziale” alla base del folle gesto. Intanto, le testimonianze raccolte dagli inquirenti e dalla stampa locale, sembrano confermare il movente dell’odio razziale. Roff si sarebbe seduto in chiesa di fianco al reverendo e senatore Pinckney, avrebbe ascoltato la funzione e poi avrebbe sparato, caricando almeno cinque volte l’arma. Mentre colpiva a morte le persone radunate in chiesa, avrebbe urlato che “doveva uccidere perché voi stuprate le nostre donne e state prendendo il nostro paese“.

La strage ha colpito una delle più vaste comunità afroamericane della regione ed è avvenuta in un edificio storico, la Emmanuel African Methodist Episcopal Church, risalente all’inizio dell’800, una delle più antiche del sud degli Stati Uniti e iscritta nel registro nazionale dei luoghi storici.

È una tragedia incomprensibile”, ha commentato il sindaco Joe Riley. La zona di Charleston era già stata teatro di recenti tensioni a sfondo razziale dopo l’uccisione da parte di un poliziotto di un nero, Walter Scott, la cui morte è stata ripresa con un telefonino e pubblicata sul web.

Immediate anche le reazioni da parte della politica nazionale. Jeb Bush, candidato alle primarie repubblicane, aveva in programma una tappa a Charleston per la sua campagna elettorale e ha deciso di cancellare l’impegno. L’ex governatore della Florida, ha dichiarato in una nota il portavoce “con pensieri e preghiere è con le persone e le famiglie colpite da questa tragedia”.

Notizie devastanti da Charleston, i miei pensieri e le mie preghiere sono con voi tutti” ha scritto su Twitter Hillary Clinton, candidata alla nomination democratica.

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