Sterilità maschile in aumento e pene più corto: i maschi si stanno sempre più femminizzando?

uomo donna

Uno dei grandi problemi del mondo occidentale è la sterilità maschile eppure è un argomento che fatica a trovare spazio nel dibattito comune. Ai problemi dell’uomo moderno è dedicata l’inchiesta “Ciao Maschio” di Lisa Iotti e Irene Sicurella in programma il 13 marzo alle 21.10 per Presa Diretta su Rai3. Nel corso della puntata si cercherà di fare luce su un problema direttamente collegato al calo delle nascite, registrato in Italia anche dagli ultimi dati Istat: non è solo un problema di donne dunque se nel nostro Paese (e in tutto il mondo occidentale) si fanno meno figli. I dati raccolti dalle giornaliste sono molto indicativi: il numero degli spermatozoi è crollato, il testosterone di un uomo di 60 anni oggi è molto più basso rispetto a quello di suo padre quando aveva la stessa età, in Italia un ragazzo su 3 è a rischio infertilità e la sterilità maschile è raddoppiata in 20 anni. Per di più, oggi i ragazzi hanno il pene più corto di quasi un centimetro rispetto al passato. Tutte situazioni collegate alla femminilizzazione del maschio, fenomeno sempre più presente anche in natura: cos’è, quali sono le cause e quali invece le conseguenze?

Davvero non ci sono più gli uomini di una volta? Stando ai dati scientifici sembra proprio così. Il problema della sterilità maschile è reale e molto sentito in un Vecchio Continente che diventa sempre più vecchio, è il caso di dirlo, proprio per la mancanza di un ricambio generazionale.

Si vive più a lungo e si fanno meno figli e non sempre per colpa delle donne: nel nostro paese ormai una coppia su 5 non riesce ad avere figli e ricorre alla fecondazione in vitro, tecnica complessa e molto costosa, sempre più spesso per un problema di infertilità maschile.

Il calo del testosterone è il dato più preoccupante per la comunità scientifica che studia il fenomeno da anni: in natura si sono già verificati casi di femminilizzazione del maschio, registrati in località e ambienti fortemente inquinati. Lo abbiamo visto anche in Italia fin dal 2009 quando si registrarono casi di cambio sesso nei pesci del Po. Nell’uomo si sono avuti anche casi più gravi, con uomini che sviluppano il seno: tutto questo è quello che viene definito femminilizzazione del maschio e che non è un fenomeno innaturale, tutt’altro.

Noi siamo tutti programmati per essere di sesso femminile. Se non succedesse qualcosa durante lo sviluppo del feto, saremmo tutte femmine. È il programma di base. Diventare maschio, significa modificare questo programma. Il testosterone è fondamentale per un uomo”, spiega Richard Sharpe, professore del Centro per la salute riproduttiva dell’Università di Edimburgo, membro del Consiglio della Società Europea di Endocrinologia e vicedirettore della rivista scientifica Human Reproduction a Presa Diretta.

Sharpe è uno dei massimi esperti in materia, ha firmato centinaia di articoli sulla differenziazione sessuale e i disturbi dello sviluppo nell’uomo, registrando una grave anomali nel sistema. “Stiamo vedendo che il programma di sviluppo attivato dal testosterone non sta più funzionando correttamente. Gli uomini sono più vulnerabili rispetto alle donne, perché i feti maschili sono più sensibili alle sostanze chimiche dell’ambiente, rispetto a quelli femminili”, ha aggiunto.

Gli studiosi sono concordi nell’indicare gli interferenti endocrini come i veri responsabili del fenomeno. Con la definizione si indicano tutte le sostanze chimiche esogene che possono alterare l’equilibrio ormonale degli organismi viventi, uomo compreso: non si tratta di elementi altamente inquinanti, rari o pericolosi, come si potrebbe pensare, ma di sostanze presenti in oggetti comuni con cui siamo a contatto tutti i giorni. Alcuni di questi si trovano nella pellicola alimentare, quella che usiamo per conservare i cibi, nelle vernici, nei detersivi, nei profumi e nei cosmetici, persino nei giocattoli, come indicato anche nel decalogo sugli interferenti endocrini redatto dal Ministero dell’Ambiente già nel 2014 (qui il PDF).

Limitare il contatto con queste sostanze fin dalla prima età e soprattutto per le donne incinte sarebbe il primo passo per un’inversione di tendenza che rischia di danneggiare tutti noi.

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