Settori di applicazione dei voucher Inps: diritti e doveri

buoni lavoro inps

La riforma del lavoro del governo Renzi, il Jobs Act, ha allargato i settori di applicazione dei voucher Inps. I buoni lavoro possono essere così utilizzati per retribuire tutti i tipi di lavoro accessorio, con qualche eccezione per quanto riguarda l’attività agricola. Il Jobs Act ha continuato il processo di liberalizzazione avviato con la riforma Fornero realizzata durante il governo Monti.

Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, oltre ad allargare il lavoro accessorio a tutti i settori, ha innalzato i limiti annuali dei compensi (da 5000 a 7000 annui netti) e ha eliminato la dicitura “di natura meramente occasionale” che era l’essenza del buono lavoro.

Voucher nel lavoro domestico
Il lavoro domestico è stato il primo ad essere retribuito con i voucher. I buoni lavoro furono introdotti dalla Legge Biagi, e applicati con il secondo governo Prodi, proprio per pagare baby-sitter, colf, badanti, ma anche le ripetizioni scolastiche a domicilio, senza eludere il fisco. Questi tipi di lavori saltuari, non essendo contrattualizzabili, erano pagati quasi sempre a nero. Tuttora i voucher sono utilizzati nell’ambito domestico: per i committenti (ad esempio le famiglie) e per i prestatori (colf, badanti) valgono i diritti e doveri previsti dalla legge. I lavoratori possono beneficiare di prestazioni nella completa legalità, con copertura assicurativa Inail e contributi Inps. I datori hanno l’obbligo di comunicare all’Ispettorato del lavoro il luogo di svolgimento della prestazione, i dati anagrafici e il codice fiscale del lavoratore, entro 30 giorni e almeno 60 minuti prima dell’inizio.

Voucher nell’edilizia, nel commercio e nell’artigianato
Le nuove leggi hanno allargato, come abbiamo detto, l’ambito di utilizzo dei voucher in tutti i settori di attività e per tutte le categorie di prestatori. I buoni lavoro non sono usati più per il solo lavoro domestico ma sono stati estesi ai settori professionali: imprese, enti, lavoratori autonomi ecc. Vengono molto utilizzati nelle aziende nel settore del commercio, dell’agricoltura e dell’intrattenimento, come ristoranti, discoteche e bar. Sono molti i ristoratori che, ad esempio, decidono di “assumere” camerieri solo nel weekend, quando i clienti sono di più, pagandoli con i voucher. L’alternativa è il nero. Ovviamente, come ha sottolineato a NanoPress l’avvocato Matteo Pescatori, chi vuole continuare a eludere il fisco lo fa a prescindere da questo strumento. Stando ai dati ufficiali dell’Inps sul 2015, i settori nei quali l’uso del voucher è stato più significativo sono stati: commercio (14,9%), turismo (14,4%) e servizi (11,4%). Senza dimenticare l’edilizia, il lavoro domestico, il giardinaggio l’agricoltura.

Voucher nel settore agricolo
Proprio il settore agricolo prevede delle eccezioni nel regolamento. Per quanto riguarda le aziende con volume d’affari superiore a 7000 euro, il lavoro accessorio è ammesso solo per lo svolgimento di attività stagionali e tramite l’utilizzo di specifiche figure di prestatori: pensionati, giovani con meno di venticinque anni di età (studenti scolastici o universitari nei limiti imposti dalla legge), soggetti percettori di misure di sostegno al reddito.

Per quanto riguarda invece le aziende con volume d’affari inferiore a 7.000 euro, possono essere utilizzati tutti i prestatori, per qualsiasi tipo di lavoro agricolo (quindi non per forza stagionale) purché non siano stati iscritti negli elenchi anagrafici dei lavoratori agricoli durante l’anno precedente.

Voucher e appalti
Le imprese non possono reclutare e retribuire lavoratori per svolgere prestazioni a favore di terzi: gli appalti sono infatti vietati. L’unica eccezione riguarda gli steward: l’utilizzo dei voucher – informa l’Inps – in caso di società appaltatrici di servizi è consentito esclusivamente nel caso dell’attività di stewarding in manifestazioni calcistiche.

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