Serie tv da non perdere: The Good Mothers, le donne che hanno sfidato la ‘ndrangheta

Inizia bene il mese di aprile con serie tv imperdibili: questa settimana vi consigliamo The Good Mothers, un prodotto tutto italiano disponibile su Disney+, acclamatissimo alla recente Berlinale.

Micaela Ramazzotti e Gaia Girace in una scena di The Good Mothers
Micaela Ramazzotti e Gaia Girace in una scena di The Good Mothers – Nanopress.it

La primavera, nonostante il meteo un po’ avverso, è arrivata e fiorisce anche con nuove fresche uscite nel mondo dell’intrattenimento: infatti, da oggi 5 aprile è disponibile sulla piattaforma streaming Disney+ The Good Mothers.

Con 6 episodi che raccontano la storia di donne coraggiose che lottano contro la ‘Ndrangheta, una delle più terribili organizzazioni criminali presenti nel mondo. Noi l’abbiamo vista in anteprima e ci sentiamo proprio di consigliarvela.

The Good Mothers, donne in lotta per uscire dall’inferno

Basata sull’omonimo bestseller del giornalista Alex Perry, diretto da Julian Harrold e da Elisa Amoruso, The Good Mothers è finalmente disponibile su Disney+.

Valentina Bellè e Barbara Chichiarelli
Valentina Bellè e Barbara Chichiarelli – Nanopress.it

La serie tv, che ha vinto la Berlinale Series Award proprio un mese fa, racconta una storia molto potente con sei episodi avvincenti e studiati alla perfezione.

La trama, basata su storie vere, ritrae le vite di donne intrappolate nell’inferno della ‘Ndrangheta, “prigioniere” di mariti, padri e fratelli in un mondo appunto dominato dagli uomini e dove le donne non hanno nessuna voce in capitolo.

Non le definirei eroine ma semplicemente donne e madri, che cercano uno spiraglio in una vita che si sono ritrovate a vivere, che gli altri hanno scelto per loro.

Protagoniste sono l’adolescente Denise Cosco, interpretata da Gaia Girace (già vista ne L’amica geniale) che ancora una volta mostra la sua professionalità e bravura nonostante la giovane età, e la mamma Lea Garofalo, a cui dà il volto con una profonda interpretazione Micaela Ramazzotti.

Insieme a loro, Giusy Pesce, personaggio impersonato da una sofferente e intensa Valentina Bellè, e Cetta Cacciola, interpretata da Simona Distefano.

Loro sono diventate troppo in fretta madri, intrappolate in matrimoni che le soffocano e senza amore, invischiate negli affari criminali dei loro parenti.

La quinta donna protagonista di questa storia è il magistrato che ha scelto di lottare contro la ‘Ndrangheta, Anna Colace, incarnata dall’ipnotica e severa Barbara Chichiarelli.

La trama della serie

The Good Mothers si apre con la storia di Lea Garofalo, in viaggio per Milano con la figlia diciassettenne Denise.

Micaela Ramazzotti in una scena della serie
Micaela Ramazzotti in una scena della serie – Nanopress.it

Le due insieme stanno andando a fare i conti con il suo ex marito Carlo Cosco (Francesco Colella), un boss della ‘Ndrangheta contro cui si è rivoltata come testimone di giustizia.

Da allora, infatti, Lea è in fuga con sua figlia ma ora non ce la fa più, è stanca e cerca il perdono del marito.

Da qui inizia una vicenda carica di tensione, che mostra subito di cosa è capace l’organizzazione criminale.

Ci vengono presentate, poi, Giuseppina Pesce e la sua amica Maria Concetta Cacciola.

Entrambe sognano una vita libera, correndo rischi enormi e cercando di trovare la felicità, ma fallendo miseramente.

In questo scenario, il procuratore Anna Colace cerca di capire come fare per lavorare sulle donne di ‘Ndrangeta per arrivare al fulcro dell’organizzazione, colpendo l’anello debole di tutto: la misoginia intrinseca dei criminali.

La speranza di una vita migliore, tra tensione e tragedia

I primi episodi di The Good Mothers danno un quadro sulle vite delle protagoniste: ci tuffiamo in questi paesini calabresi dimenticati da Dio, dove la criminalità la fa da padrona, ma anche in una Milano malfamata, dove le cosce ‘ndranghetesi curano i loro affari.

I personaggi, tutti anche quelli maschili, sono riccamente realizzati, le loro caratteristiche vengono fuori fin dal primo episodio e la storia diventa subito avvincente.

Alcune ambientazioni, come ad esempio il paesino dove la giovane Denise viene trasferita, sono quasi claustrofobiche ma rendono bene il senso di ciò che si vuole raccontare: la prigionia in cui sprofondano le protagoniste.

Nascere nel mondo della ‘Ndrangheta significa un carcere a vita per una donna, vuole dire sposarsi adolescente, con qualcuno appartenente alla cosca criminale.

Significa essere maltrattate, imprigionate in casa propria, con l’ansia di sbagliare sempre e la paura costante per i propri figli.

Ecco perché le protagoniste di The Good Mothers si ribellano, ecco perché storie come questa vanno raccontate per dare giustizia a queste donne che nella realtà hanno lottato, a volte sprofondando ancora di più nell’abisso, ma altre trovando una luce e una possibile libertà.

Una serie necessaria, studiata bene, splendidamente girata dai due registi Julian Jarrold (The Crown, Becoming Jane) ed Elisa Amoruso (Bellissime, Maledetta Primavera).

Un dramma appassionante, che porta le donne in primo piano insieme alla loro lotta per cambiare il sistema: un prodotto quindi assolutamente da vedere.

 

 

 

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