Serie A: l’agente Beppe Accardi adotta il calciatore Mbaye

Dopo le polemiche dei giorni scorsi sorta dalle parole dell’ex Ct Arrigo Sacchi, sui troppi giocatori di colore nelle giovanili del top club italiani, ecco che arriva una bella storia che riguarda proprio un giocatore africano e il suo procuratore. Stiamo parlando di Ibrahima Mbaye, esterno 19enne senegalese dell’Inter in prestito al Bologna. Il giocatore e il suo procuratore, il famoso agente Beppe Accardi, hanno un ottimo rapporto tanto che il ragazzo vive con la famiglia di Accardi da ormai sei anni. Da qui l’idea, da parte di Accardi, di adottare legalmente il ragazzo. “Lui mi chiama Capo mentre mia moglie Antonella invece la chiama mamma, gli vogliamo molto bene e vorremmo adottarlo Sono state le parole dell’agente.

” Ibra è uno di noi, è cresciuto con me, mia moglie e le mie figlie, Naomi, di 23 anni, e Talita, di 28 – ha spiegato il procuratore- Ci conosciamo ormai da sei anni e da ragazzino è cresciuto con la nostra famiglia. Quando non è in giro nei vari ritiri dorme a casa mia, a Medolla”.
La storia di Mbaye e Accardi sta facendo il giro del mondo come una piccola favola romantica. Il padre del ragazzo lavora in Italia mentre la mamma è ancora in Senegal. Sembra che Chico Mbaye, il padre, sia comunque d’accordo e molto felice per l’adozione in quanto è solo grazie ad Accardi che Ibrahima ha avuto una vita migliore.
Le pratiche per l’adozione sono già state avviate e tra pochi mesi Ibrahima diventerà legalmente il figlio del suo agente. Alcune persone hanno malignato che dietro questa scelta ci sia un rendiconto personale ma l’agente ha voluto subito spegnere sul nascere queste polemiche: “Adottare una persona ha più oneri che onori quindi chi afferma queste cose non sa nulla e ha solo voglia di speculare. Io sono molto affezionato a Ibra e lo considero il figlio maschio che non ho mai avuto. Lui stesso quando gli proposi l’adozione mi rispose ‘Capo, sarebbe bellissimo’.”
Questa storia, se finirà a buon fine, sarà una bella pagina in un calcio italiano ormai da troppo tempo malato.

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