Scuola, non c’è correlazione tra lezioni in presenza e diffusione del contagio: lo afferma uno studio

La protesta contro l’ultimo decreto, che ha chiuso le scuole di ogni ordine e grado, porta in piazza centinaia di genitori a Milano. La scuola deve tornare in presenza: è quanto chiedono i genitori oggi nelle piazze di 35 città italiane. Mentre la protesta dilaga in tutta la penisola, arrivano i dati di una grande ricerca condotta in Italia da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici, la prima di tale portata in Italia. Secondo lo studio, non esiste correlazione significativa tra lezioni in presenza e diffusione del contagio.

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Lo studio ha incrociato i dati di 7,3 milioni di studenti

Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio“, spiega l’epidemiologa e biostatistica Sara Gandini dello Ieo di Milano. Gli studiosi hanno analizzato i dati del MIUR, incrociandoli con quelli delle Ats e della Protezione civile, fino a coprire un campione iniziale pari al 97% delle scuole italiane.

Il tasso di positività tra gli studenti è inferiore all’1%

I dati mostrano che l’impennata dell’epidemia registrata tra ottobre e novembre non può essere imputata all’apertura delle scuole. Infatti, il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è inferiore alla soglia dell’1%. Per esempio, la chiusura totale o parziale delle scuole in Lombardia e Campania non ha minimamente influito sull’indice Rt. “Ad esempio a Roma le scuole aprono 10 giorni prima di Napoli ma la curva si innalza 12 giorni dopo Napoli, e così per moltissime altre città“, spiega Sara Gandini.

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I giovani contagiano il 50% in meno degli adulti

Per quanto riguarda il ruolo degli studenti nella trasmissione del virus, i dati sono inequivocabili. “I giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, veri responsabili della crescita sproporzionata della curva pandemica. E questo si conferma anche con la variante inglese“, spiega l’esperta Sara Gandini. I focolai che si verificano in classe sono molto rari, al di sotto del 7% di tutte le scuole, e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante. Mentre è quattro volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro, “ma questo è lo stesso rischio che si assume, ad esempio, in qualunque ufficio“.

L’incidenza di positività per fascia d’età

Lo studio ha analizzato inoltre l’incidenza di positività tra gli studenti anche in base alla fascia d’età, che risulta inferiore del 40% per elementari e medie e del 9% per le scuole superiori, rispetto a quella della popolazione generale. Inoltre, alla riapertura delle scuole non è stata registrata una crescita della curva pandemica.

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