Sciopero Rai: dopo il ‘no’ dell’Usigrai, presidi di fronte alle sedi regionali

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Lo sciopero Rai dell’11 giugno è forse il più bizzarro verificatosi nella storia recente. Quasi tutti i sindacati hanno fatto marcia indietro, compresa l’Usigrai, ma la protesta non si è fermata del tutto. Risultato? Manifestazioni a singhiozzo e palinsesti ballerini, nel mezzo di una certezza comune: urge una riforma immediata.

Sono stati numerosi i presidi organizzati di fronte alle sedi regionali della Rai, nonostante l’annullamento dello sciopero da parte delle principali sigle sindacali. La stessa Usigrai, rappresentanza a difesa dei diritti dei giornalisti Rai, ha deciso di fare un passo indietro. Il problema però resta, così come i motivi della protesta, e nessuno ha intenzione di passarci sopra. Emblematico il comunicato diffuso al riguardo:

‘La Rai va cambiata, profondamente. L’Usigrai, il sindacato dei giornalisti della Rai, ne è certo e lo chiede da tempo. Questa Rai così com’è non ci piace. Non ci piace l’interferenza sempre più pesante dei partiti e dei governi, non ci piacciono gli sprechi e neanche un’organizzazione ormai vecchia e superata.
Ma ancor meno ci piace un governo che preleva forzosamente 150 milioni di euro versati dai cittadini per il canone per farne altro, che spinge a vendere – e in fretta – le torri di trasmissione, che mette a rischio posti di lavoro.’

Aggiornamento dell’11 giugno 2014 a cura di Valentina Proietti

Sciopero Rai: protesta illegittima per il Garante, i sindacati si spaccano

Il Cavallo Rai di viale Mazzini

Assume contorni sempre più infuocati lo sciopero Rai indetto per l’11 giugno 2014 contro i tagli di 150 milioni stabiliti dal Governo. Il Garante dichiara illegittima la protesta, mentre i sindacati si spaccano. Tra coloro che sostengono la necessità di portare avanti la rimostranza e coloro che fanno un passo indietro, tutti concordano su un punto: l’azienda di viale Mazzini deve essere riformata.

Il Garante ha posto un freno alla manifestazione dell’11 giugno, in quanto contraria alla legge. La protesta in questione non rispetta infatti ‘l’intervallo di dieci giorni tra due scioperi sullo stesso settore, considerato lo sciopero del sindacato Usb previsto per il 19 giugno e precedentemente comunicato’.

A fronte dei nuovi sviluppi, si spaccano i sindacati, per quanto uniti nell’attacco a Matteo Renzi. Susanna Camusso della Cgil ritiene particolarmente grave il fatto che il premier abbia bollato lo sciopero come ‘umiliante’, mentre Luigi Angeletti della Uil ci va giù ancora più pesante: ‘Renzi si comporta come un pessimo amministratore delegato dell’azienda pubblica Rai. Questa volta ha preso una cantonata. Chiede una tangente alla Rai con il taglio dei 150 milioni, è un pizzo chiesto all’azienda’.

La Cisl ha invece fatto sapere di non essere intenzionata a ricorrere contro la decisione del Garante e, pertanto, non ha confermato lo sciopero dell’11 giugno.

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